Dalle osterie di Venezia al più grande successo dell’aperitivo all’italiana: allo Spritz, cocktail leggermente alcolico (fatto di Prosecco, Bitter e Seltz), che dal Nordest si è diffuso nel Belpaese, per poi invadere Europa e Nord America, senza tralasciare il Brasile e la Cina, assumendo i connotati di un “serotino” rituale, che si consuma nelle osterie, nei bar e nelle piazze - è dedicato il libro di Gianni Moriani “Spritzmania - Un aperitivo alla conquista del mondo” (Cierre Edizioni, 112 pagine, 11,50 euro).
Moriani, che ha insegnato all’Università Cattolica di Roma e all’Università Ca’ Foscari di Venezia (dove ha ideato il Master in Cultura del cibo e del vino) ed è autore di numerosi libri dedicati al vino e al cibo (e con il quale, WineNews, si confronta spesso sui temi di attualità del settore, ndr), indaga le radici storiche e gli usi sociali del cocktail più amato, ormai assurto a mediatore aggregativo, inizialmente per i giovani e poi anche per gli anziani, nonché bibita ufficiale della cosiddetta “apericena”. n Veneto la consuetudine di mescolare l’acqua al vino è antica: c’è chi la colloca al tempo dell’aurorale produzione di vino nelle popolazioni paleovenete, chi all’epoca greco-romana, chi al tardo Medioevo, per ritemprare i contadini affaticati dal lavoro nei campi sotto il solleone o per ristorare gli arsenalotti; chi, infine, all’ottocentesca occupazione asburgica di Venezia, quando questa combinazione di “acqua e vino” assume il nome di Spritz.
Riguardo al fenomeno dell’aperitivo all’italiana, ovvero l’apericena, Moriani scrive che i valori che lo contraddistinguono, secondo gli italiani, “sono condivisione (61%), sia di affetto che di cibo; svago e divertimento (44%); relax (48%); senza dimenticare amicizia (45%) e socializzazione (52%). Infine, 6 intervistati su 10 (60%) ritengono che quando si parla di aperitivo si dovrebbe pensare proprio a quello all’italiana e infatti, poco meno di un intervistato su 2 (49%) sostiene che sia “una delle tradizioni più amate da tutti noi”. Sono dati che, in un paese segnato dalla crisi dei tradizionali punti di ritrovo, confermano i bar come ultimi luoghi di socializzazione, ossia di salute sociale, rimasti agli italiani, in città e paesi dove la solitudine si è perniciosamente insinuata”.
Sul futuro dello Spritz, Moriani ha le idee chiare: “gli under 25 approcciano il mondo del vino in maniera completamente diversa rispetto alle generazioni che li hanno preceduti: bevono di meno, lo fanno occasionalmente fuori casa (nel 38% dei casi) e con modalità differenti (il 75% lo preferisce in modalità mixata). Ne consegue che lo Spritz, rispondendo alla domanda delle nuove generazioni, ha una strada relativamente spianata davanti a sé”.
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