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SOTTO IL SEGNO DEI PESCI

Slow Food: la transizione ecologica parte del mare, la politica sostenga mitilicoltori e pescatori

L’appello della Chiocciola che, dopo “Slow Fish” (che tornerà a Genova nel 2025), lancia un nuovo evento: “Slow Med” a Taranto (6-8 ottobre)

La transizione ecologica parte dal mare, con i protagonisti della piccola pesca costiera che svolgono un lavoro antico ma allo stesso tempo, grazie alla ricerca e alla tecnologia, rispondono alle attuali crisi del sistema produttivo e alimentare, prima tra tutte quella climatica, con le temperature del mare che aumentano e determinano i fenomeni estremi di cui la cronaca ci parla sempre più frequentemente. “Sono le mitilicoltrici e i pescatori, le ostesse e gli artigiani, le esperte e i ricercatori che stanno già facendo la conversione ecologica delle loro attività, ricercando, sperimentando, inventandosi soluzioni adeguate da un punto di vista economico e rispettose da quello ambientale. Un mondo di persone che hanno già capito che questo sistema di produzione e distribuzione del cibo è anacronistico, che ragionare di crescita infinita non ha più senso di fronte alla finitezza delle risorse che dovrebbero garantirla.” Lo ha detto Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, a “Slow Fish”, il più importante evento dedicato al mare promosso dalla Chiocciola e Regione Liguria, che si è chiuso nei giorni scorsi a Genova, dove tornerà nel 2025. E dal quale Slow Food ha lanciato un nuovo appello, chiedendo “che la politica, a tutti i livelli, prenda atto di questo mondo, che faccia la sua parte per sostenere i semi del cambiamento che è già in atto”. Ma anche un nuovo evento in un’altra importante città di mare d’Italia, il cui ruolo nella rigenerazione è fondamentale: la prima edizione di “Slow Med” a Taranto, dal 6 all’8 ottobre, dedicato ai temi del mare, delle produzioni e della cultura dei popoli del Mediterraneo.
“Io credo molto in un’Europa forte che sia però in grado di mettere in condizione ogni Stato di difendere i suoi cittadini, le sue imprese, il suo modello economico, senza applicare norme rigidissime per i nostri pescatori - ha detto il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida - bisogna essere pragmatici, razionali: garantire una pesca sostenibile ma che non penalizzi i nostri pescatori”.
Per il fondatore di Slow Food Carlo Petrini, “la crisi climatica impone a tutti di cambiare paradigmi, comportamenti, modi di produrre e distribuire perché questa situazione è arrivata a un punto di irreversibilità. Gli obiettivi della comunità internazionale sono stati disattesi e quindi, se vogliamo contenere un disastro annunciato, è necessario che la società civile prenda coscienza, perché comportamenti individuali condivisi da milioni di persone possono fare la differenza. La salute dei mari non è solo determinata dal consumo di pesce cosiddetto povero, come i muscoli o le acciughe. Altri due elementi sono fondamentali. Il primo è la stretta connessione della riviera con l’entroterra, che, come qui in Liguria, è depositario di una ricchezza e biodiversità straordinarie. Se l’entroterra perde la socialità, il territorio perderà di attrazione e non ci sarà più turismo. Purtroppo i nostri borghi hanno perso le botteghe a favore della grande distribuzione, le osterie a favore dei grandi ristoranti stellati. Il secondo è un impegno individuale, e il mio appello: facciamola finita con la plastica monouso, oggi troppo impiegata nella produzione alimentare. La plastica è già entrata nel circuito alimentare quando consumiamo i nostri cibi, incidendo sulla nostra salute. Se vogliamo fare la differenza diciamo basta alla plastica monouso”.
Dal water grabbing all’acqua “nascosta” nei cibi, dalla crisi climatica agli eventi estremi, l’acqua è alle corde, e se Slow Food dice sempre che le nostre scelte di consumo possono spostare l’ago della bilancia per quanto riguarda il cibo, ancora tanta strada c’è da fare anche per quel che riguarda l’acqua. Eppure, della finitezza di questo bene comune, riconosciuto dall’Onu diritto umano nel 2010, si parla da decenni. Anche la Fao ci avvisa che entro la metà del secolo avremo bisogno di oltre un terzo di acqua in più per produrre il cibo necessario per sfamare la popolazione in crescita nel mondo. Dall’altro lato, quando l’acqua è troppa, i fenomeni atmosferici sono estremi e fuori stagione, ci ritroviamo la drammatica situazione dell’Emilia-Romagna delle scorse settimane. “Stiamo vivendo la peggiore siccità da 200 anni nella zona alpino padana, dove non piove in modo consistente da 17 mesi, dalla fine del 2021 - ha affermato il climatologo Luca Mercalli nel contributo video registrato a inizio maggio, subito dopo la prima alluvione nel ravennate e purtroppo quanto mai attuale - c’è stata una parentesi di pioggia a maggio, lo stesso episodio che a soli 200 chilometri di distanza ha dato il fenomeno opposto, cioè l’alluvione nelle aree di Bologna e Ravenna. Un problema complesso come quello della gestione dell’acqua per vari usi non può avere una soluzione semplice, ma è una combinazione di tantissime strategie che possono avere una valenza a scala di bacino oppure a scala locale. Noi siamo un Paese che di acqua ne ha molta. Ha periodi di siccità, ma anche di piogge intense. L’importante è migliorare le modalità con le quali gestiamo l’acqua e la tratteniamo nei periodi in cui c’è per i periodi in cui manca”.
“Slow Fish” ha raccontato storie come quella dei muscolai della Cooperativa mitilicoltori di La Spezia, che stanno lavorando insieme alle istituzioni e agli enti di ricerca per studiare il comportamento dei muscoli, esseri viventi tra i più sostenibili anche perché, nel processo di crescita, trasformano l’anidride carbonica presente nell’atmosfera in guscio: “abbiamo calcolato che in un anno la mitilicoltura a livello nazionale sequestra 19.000 tonnellate di CO2. Il nostro invito per aiutare il mare è consumare le specie più sostenibili, i molluschi, ma anche il pesce azzurro, a partire dalle nostre acciughe”. Ma anche storie come quelle delle cuoche e dei cuochi che dal Sud al Nord Italia stanno sperimentando in cucina, con ottimi risultati, le cosiddette specie aliene, trasformando una minaccia ecologica in un’opportunità gastronomica: dal granchio blu del Mediterraneo al pesce siluro del Lago d’Iseo, al pesce serra dalla Puglia. Contro lo spreco di cibo, un fenomeno inaccettabile per via delle risorse sprecate, acqua, terra ed energia, del cibo gettato via e del numero di persone che nel mondo soffrono di fame o malnutrizione, Slow Food ha siglato un accordo con Ricibo, un’associazione che, grazie ai suoi volontari, ogni giorno ritira l’invenduto da supermercati, negozi e botteghe per distribuirlo a oltre 35 associazioni che operano nei vari quartieri di Genova. E i proventi della cena organizzata in collaborazione con l’associazione Tempi di Recupero, che ha sede a Faenza, su iniziativa dei ristoranti L’Acciughetta e la Dispensa Franciacorta, saranno devoluti a favore dei produttori della Romagna, mentre è possibile continuare a donare aiuto alle popolazioni alluvionate attraverso il conto corrente attivato da Slow Food Italia Aps dedicato all’emergenza in Emilia-Romagna (IT 73 B 03268 46040 0529044 02311 presso Banca Sella).
“Cosa ci aspetta nel 2100? Nessuno lo sa andando avanti di questo passo, anche se ci sono diversi scenari - è il messaggio di Marirosa Iannelli, del Water Grabbing Observatory - di certo è un peccato che le bambine e i bambini di domani non possano godere di tutta la biodiversità di cui abbiamo beneficiato noi da piccoli. I giovani di oggi sono nati già con la consapevolezza della crisi climatica e ambientale, il nostro ruolo di adulti è quindi innanzitutto dare il buon esempio, e poi far loro sperimentare il rapporto con l’acqua, la terra, le piante e gli animali”. Ma rendersi conto che tutto è interconnesso implica riconoscere la complessità come una ricchezza, ed avere contezza dell’impatto a livello globale delle nostre azioni quotidiane è il primo passo: scegliendo il pesce per la nostra tavola, possiamo promuovere una pesca stagionale, locale, sostenibile oppure, al contrario, una pesca che non rispetta l’ambiente. Le nostre scelte possono sostenere le comunità costiere, incidere sulle disuguaglianze e sulla tutela degli ecosistemi marini e costieri. Parola di Slow Food.

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