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CONSUMI

Solo ciò che serve, meglio se in offerta: il carrello della spesa degli italiani contro il carovita

L’analisi Nomisma, presentata da Agronetwork a Taste, a Firenze: contro gli sprechi il 71% acquista soltanto i prodotti indispensabili
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Cambiano le abitudini di acquisto al supermercato per combattere l’inflazione

Più attenzione a quello che mettiamo nel carrello, un occhio sempre vigile alle offerte del giorno e alle quantità per non ritrovarsi poi a sprecare, una propensione a scegliere i prodotti del marchio del distributore che stanno guadagnando sempre più terreno. Sono alcune strategie adottate dagli italiani per combattere il carovita, tra rinunce e prodotti indispensabili, approfondite dall’analisi Nomisma, “Consumi nell’agroalimentare in Italia: tendenze e comportamenti d’acquisto”, presentata da Agronetwork, a Taste 2024, a Firenze.
Se è vero che in Italia si sta registrando un rallentamento generale dell’inflazione, questa tuttavia rimane alta nel food & beverage (+5,9% la crescita dei prezzi al consumo a dicembre 2023 su base annua) e gli italiani, quindi, si adattano e rivedono il proprio comportamento di spesa. Secondo il Rapporto Coop 2023, curato dall’Ufficio Studi Ancc-Coop, in collaborazione con Nomisma, ben 9 italiani su 10 hanno messo in atto strategie di risparmio per far fronte all’aumento dei prezzi di cibo e bevande; e, per farlo, evitano innanzitutto gli sprechi concentrando la spesa sui prodotti indispensabili (nel 71% dei casi) oppure acquistando i prodotti freschi in minore quantità ma con maggiore frequenza (59%). Altrettanto importante, l’attenzione al fattore prezzo che si traduce nell’acquisto di prodotti in presenza di offerte e promozioni (64%) e in una maggiore propensione ad acquistare prodotti a marchio del supermercato (63%) . C’è, però, una nota di ottimismo per i consumi alimentari domestici per il 2024: secondo le rilevazioni Nomisma, se il 12% degli italiani prevede un calo della quantità di cibo acquistato sul 2023, il 16% immagina di aumentare i prodotti da inserire nel carrello della spesa.
 In questo scenario, non semplice, diamo sempre più importanza alla sostenibilità di ciò che mangiamo. Secondo l’Osservatorio del Packaging del Largo Consumo di Nomisma, la metà dei nostri connazionali dichiara di adottare con maggiore frequenza scelte di consumo più sostenibili rispetto a 5 anni fa e tra gli ambiti in cui i consumatori fanno più attenzione rientrano proprio gli acquisti di prodotti alimentari e bevande. Oltre ad essere più sostenibile, il carrello della spesa degli italiani nel 2024 sarà in generale più “sobrio”, con un occhio puntato al risparmio, ma anche più salutare. A conferma di ciò, il 18% delle famiglie prevede di aumentare la spesa dedicata all’acquisto di frutta e ortaggi freschi, mentre il 14% dichiara che acquisterà maggiori quantità di pesce.
Secondo il presidente Agronetwork, Sara Farnetti, “la salute rimane il bene primario, la longevità sana ciò a cui tutti aspirano e le scelte alimentari sono cruciali in questo senso. Il consumatore non vede più il cibo solo come piacere, è consapevole che può rappresentare una opportunità di benessere o di squilibrio”. Emanuele Di Faustino, Responsabile Industria Retail e Servizi Nomisma, ha fatto anche il punto sui recenti dati relativi alle esportazioni, i consumi interni non decollano al contrario dell’export dei prodotti agroalimentari italiani che confermano il suo trend positivo anche se in misura minore sul passato. “Grazie ai suoi prodotti iconici, come vino, pasta e formaggi, che occupano una posizione di rilievo tra i cibi made in Italy più apprezzati all’estero, il valore dell’export agroalimentare italiano dovrebbe chiudersi nel 2023 a quota 62 miliardi di euro” ha dichiarato Di Faustino, aggiungendo come “la crescita delle esportazioni italiane, incluse quelle agroalimentari, è però messa a dura prova dalle sfide legate all’incerto scenario macroeconomico e geopolitico internazionale. Si pensi, in particolare, alla recente crisi del Mar Rosso ed a ciò che sta accadendo nel Canale di Suez, snodo strategico per il commercio globale, in particolare per i flussi da/per l’Asia e l’Oceania, aree dove si dirige ben il 10% dell’export di prodotti alimentari e bevande delle aziende italiane”.

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