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“SOS API”, SI INDAGA SULLE AUTORIZZAZIONI AI PESTICIDI DELLA COMMISSIONE EUROPEA. “AVRA TENUTO IN DEBITA CONSIDERAZIONE LE ANALISI DEGLI APICOLTORI NEL CONCEDERLE?” LA “DENUNCIA” ARRIVA DALL’AUSTRIA

Le api sono le sentinelle dell’ambiente, e per combattere la moria che le ha colpite negli ultimi anni, in Europa, qualcosa è stato fatto, ma non abbastanza. Almeno, la pensa così il “mediatore” europeo, Nikiforos Diamandouros, che ha avviato un’indagine, dopo una denuncia arrivata dall’Austria, per capire se gli esperti della Commissione Europea abbiano tenuto in debito conto le analisi di alcuni apicoltori, nell’autorizzare l’uso di pesticidi neonicotinoidi, per molti operatori tra le cause principali della moria degli insetti. L’esecutivo Ue ha tempo fino al 30 giugno per presentare il proprio parere.

Focus - La posizione dell’Italia: per salvare api e colture agricole, modificare i metodi di lotta agli insetti dannosi. Lo dice la ricerca “Apenet” di Cra e Ministero delle Politiche Agricole
La mortalità degli alveari italiani rappresenta una grave minaccia ecologica ed economica: si stima infatti che tramite l’impollinazione le api sostengano la vita dell’84% delle piante e del 75% di quelle di interesse alimentare. Per questo è particolarmente importante capire quali sono le cause e gli effetti di questo fenomeno, come da tempo chiedono a gran voce gli apicoltori italiani dell’Unaapi, guidati da Francesco Panella. Il Cra-Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, grazie al finanziamento del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, lo ha fatto con “Apenet: monitoraggio e ricerca in apicoltura”, lo studio condotto da un team di ricercatori coordinati dal Cra-Api, Unità di Ricerca sull’Apicoltura e la Bachicoltura con sede a Bologna, i cui risultati sono stati presentati oggi nella sede del Cra a Roma.
“Il Cra stesso insieme al Ministero delle Politiche Agricole attraverso il finanziamento del Progetto Apenet ha a cuore la salute delle api e di come sia importante studiare il loro disorientamento nel ritornare agli alveari e le cause dei loro disturbi. I risultati della ricerca - ha sottolineato il presidente del Cra Giuseppe Alonzo - generano una sensazione di allarme: è in essere una situazione multifattoriale che porta ad una progressiva moria delle colonie e il ruolo di questo progetto è proprio quello di individuare e spiegare nel modo più preciso possibile gli agenti che possono interferire con la vita degli insetti”.
Alla base della ricerca, una metodologia innovativa, ovvero la creazione di una rete di monitoraggio nazionale, costituita da 28 centraline biologiche, formate da alcune decine di alveari ciascuna, per un totale di 1.350 alveari distribuiti sul territorio. L’analisi dei dati raccolti attraverso il monitoraggio “in diretta” di ciò che accadeva negli alveari, ha permesso di realizzare un’indagine sistematica dell’andamento e sulla distribuzione geografica delle malattie conosciute e dell’insorgenza delle nuove collegate alla presenza di residui di pesticidi ed è stato propedeutico alla creazione di un database sullo sviluppo degli alveari e il loro stato sanitario in Italia.
“E’ stato messo in evidenza il ruolo che alcune molecole neurotossiche utilizzate in agricoltura, hanno nei fenomeni di mortalità e di spopolamento verificatosi negli scorsi anni - ha spiegato il direttore del Cra-Api di Bologna Marco Lodesani - ma a contribuire a questo fenomeno è anche il tipo di agricoltura moderna praticata in Europa. Gli studi che hanno caratterizzato “Apenet” hanno infatti dimostrato la presenza di effetti sinergici e di interazioni tra le diverse sollecitazioni a cui l’alveare è sottoposto. Le interazioni genotipo-ambiente, i cambiamenti climatici ed altri diversi fenomeni possono influire sul livello di resistenza degli insetti. E’ stata dimostrata ad esempio la relazione tra la qualità dell’alimentazione proteica e il livello di resistenza ad alcuni fenomeni ambientali ed ai patogeni, così come il legame tra la presenza di pesticidi ed alcuni fenomeni patologici. I dati raccolti hanno infatti dimostrato che diversi agenti di stress, interferendo con il sistema immunitario dell’ape possono indirettamente facilitare esplosioni virali che possono rapidamente condurre a morte le colonie.
Un tale modello - ha aggiunto Lodesani - può consentire l’interpretazione di una serie di fenomeni collegati con la salute delle api e, dunque, indirettamente con le produzione apistiche e più in generale con le produzioni agrarie. Tutto ciò evidenzia la necessità di rivedere l’intero sistema agricolo. Al momento, la prosecuzione dell’attività di monitoraggio iniziata con il progetto “Apenet”, sta continuando con un maggior numero di “centraline biologiche” per tenere sotto osservazione il fenomeno e capirne le correlazioni con l’ambiente circostante. Al momento questo sistema di monitoraggio è lo strumento più efficace di cui disponiamo per difendere il patrimonio apistico nazionale”.
La creazione della rete di monitoraggio nazionale “Apenet” ha contribuito alla dimostrazione del carattere endemico di Nosema ceranae (parassita, ndr) in Italia, ha permesso la realizzazione di un’indagine sistematica sulla presenza e distribuzione geografica dei virus delle api e sulla presenza di residui di pesticidi (pesticidi, acaricidi e neonicotinoidi) in api, polline e cera, evidenziando una presenza di acaricidi nella cera particolarmente rilevante; inoltre ha contributo alla conoscenza del valore nutrizionale del polline e alla conoscenza della mortalità annuale e invernale degli alveari. Questo lavoro ha portato alla creazione di un database aumentando la sensibilità alla segnalazione degli eventi di moria così da poter ufficializzare questi eventi, evitando che gli stessi passino inosservati senza il coinvolgimento delle autorità competenti.
Info: www.cra-api.it

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