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SCENARIO

Sostenibilità, innovazione, de-globalizzazione dei mercati: le sfide del vino del futuro

La vision della European Association of Wine Economists a “Vinitaly Special Edition”. “La sostenibilità sarà un prerequisito per accedere al mercato”

Sostenibilità, innovazione, de-globalizzazione dei mercati e cambiamento delle abitudini di consumo. Queste le sfide che il sistema vitivinicolo europeo dovrà affrontare da subito. Questi i quattro “megatrend” individuati dal professor Jean-Marie Cardebat dell’Università di Bordeaux e presidente dell’European Association of Wine Economists nell’incontro - organizzato dal professor Davide Gaeta dell’Università di Verona - sull’evoluzione e gli adattamenti del sistema biologico e della sostenibilità nei principali Paesi produttori europei. I paralleli tra mercati sono importanti quanto rari. Per questo l’incontro, a Vinitaly Special edition, assume un valore particolare unitamente alla rappresentatività dei mercati oggetto dei focus - Italia, Spagna, Francia e Germania - che rappresentano l’85% del vino biologico d’Europa e del suo mercato.
“Oggi è emerso che in Europa abbiamo velocità e sensibilità diverse - ha commentato Davide Gaeta - estremamente interessante quanto evidenziato dal professor Bernd Frick dell’Università di Paderborn sul mercato tedesco, dove emerge una maggiore disponibilità all’acquisto da parte dei consumatori in termini generali, rispetto a quella che si riscontra in Italia e, in particolare, come ci sia più sensibilità all’elasticità di prezzo”.
Una situazione completamente differente da quella che si riscontra in Italia, illustrata dai professori Giulio Malorgio e Massimo Canali dell’Università di Bologna. In Italia, da una ricerca, hanno spiegato, è addirittura emerso un elemento che non può che scoraggiare i produttori: i vini con certificazione biologica o sostenibile spuntano, mediamente, prezzi addirittura inferiori rispetto a quelli del vino “convenzionale”. La ricerca, però, hanno spiegato gli accademici, era estremamente ampia e considerava un grande numero di variabili.
“Ci stiamo accanendo sulla questione prezzo, sul verificare se il vino bio abbia un differenziale di prezzo, ma probabilmente la domanda è mal posta - ha osservato Gaeta - perché dovremmo chiederci : sarà possibile, un domani non troppo lontano, vendere vini che non siano riconosciuti come sostenibili?”.
La risposta è no, perché la sostenibilità è un imperativo. “In futuro non sarà possibile vendere vini che non siano sostenibili, biologici o certificati in qualche modo - ha sottolineato Cardebat - non sarà possibile produrre se non diversamente a fronte dell’esaurimento di risorse non rinnovabili, come l’acqua, e del cambiamento climatico. Ecco che l’innovazione diventa fondamentale per gestire tutto il processo di ammodernamento e di transizione. Dal punto di vista del mercato bisognerà fare i conti con la “de-globalizzazione”, quindi con le difficoltà per le esportazioni causate dalle guerre commerciali, dai dazi imposti dai Paesi per spingere i consumi della propria produzione interna e dalle campagne di informazione per orientare la scelta sui vini locali, come sta accadendo in Cina, o in Russia con la questione “champagne”, per esempio. Di contro nei Paesi tradizionalmente produttori, come quelli europei, i consumi stanno diminuendo, e sarà difficile trovare la sintesi, dunque, tra mercati stranieri in crescita, ma che si “chiudono”, e mercati interni che invece si contraggono. Infine dovremo fare i conti anche con il cambiamento delle abitudini di consumo che già si stanno verificando e che nel prossimo decennio si consolideranno”, con il riferimento tutt’altro che velato al tema della salute.

La sostenibilità, nelle sue diverse declinazioni, dunque potrebbe diventare un prerequisito del mercato, come è stato per altri casi di certificazione, dalla certificazione di origine all’Hccp, la garanzia igienico sanitaria, che oggi è data per scontata e condizione indispensabile per accedere ai mercati.
“Trovo il tema delle condizioni per accedere ai mercati - ha proseguito Gaeta - il tema più interessante e trasversale emerso dal convegno dell’European Association Wine Economist. In tutti i Paesi la sensibilità al tema sui mercati è molto alta. Diverso è invece se si parla di limiti che il processo di certificazione del bio, in Italia estremamente critico, non coordinato tra enti di certificazione e authority. Un sistema che non dialoga e non tiene conto degli altissimi costi in termini di tempo per fornire informazioni e dati alle autorità di controllo - che sono certo necessarie - specie nel caso di piccole e medie imprese che hanno risorse umane limitate”.
Su questo ha portato la sua testimonianza, in rappresentanza della produzione, Ilaria Nidini della cantina veneta Santa Maria Valverde, nella tavola rotonda, che ha raccontato con una certa esasperazione la sua esperienza, chiudendo comunque con una visione positiva e ottimistica nei confronti del consumatore, ravvisando una elevata sensibilità ai temi della sostenibilità e del bio specie da parte delle giovani donne.
“Tuttavia - ha aggiunge Gaeta - c’è un enorme bisogno di informazione. Siamo ancora molto lontani dall’aver risolto il problema dell’asimmetria informativa tra domanda e offerta”.
Affrontare le sfide future sarà difficile per tutti i Paesi europei, per l’Italia, come per la Francia e la Spagna, perché richiedono tante risorse economiche e finanziarie.
“Risorse di cui dispongono aziende di dimensioni aziendali adeguate - ha sottolineato Cardebat - si profila una concentrazione che potrà avvenire attraverso l’acquisizione di aziende in crisi che non riescono più a stare sul mercato oppure grazie a processi di aggregazione e collaborazione. Trend peraltro già in atto”.

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