Una collezione di ritratti unica al mondo che, attraverso gli scatti del più grande fotografo della nostra epoca, racconta il profondo rapporto tra l’uomo e la natura nelle Langhe, Patrimonio dell’Unesco, rappresentato dal legame tra i “trifolao”, i tartufai, e i “tabui”, i loro fedeli cani da cerca, che ci regala il prodotto più pregiato della tavola. È quella che è possibile ammirare al Mudet, il nuovo Museo del Tartufo della Città di Alba, la “capitale” mondiale del tartufo bianco, che ha aperto le porte, nei giorni scorsi, alla “Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba” n. 93 (fino al 3 dicembre), e che ospita “Truffle hunters and their dogs”, la mostra fotografica di Steve McCurry, frutto del progetto del maestro americano, una delle figure più iconiche della fotografia contemporanea da oltre 50 anni, che nel mese di settembre ha realizzato uno shooting sul territorio, con una serie di scatti che diverranno parte dell’allestimento permanente. L’esposizione, con la curatela di Maurizio Beucci, raffigura i ritratti dei trifolao da tutte le Province della Regione, con l’intero Piemonte rappresentato.
Un vero e proprio “fiore all’occhiello” per il neonato Museo del Tartufo di Alba, voluto dalla Città di Alba - con il coordinamento e la collaborazione del Centro Nazionale Studi Tartufo e il contributo della Regione Piemonte, oltre al coinvolgimento della Dmo Visit Piemonte - nell’edificio che circonda il Cortile della Maddalena, nel cuore della città dove da quasi un secolo si svolge la “Fiera Internazionale” punto di riferimento mondiale per il mercato del tartufo bianco italiano, mentre nel Comune di Montà è in corso la realizzazione di un ulteriore spazio espositivo.
Il percorso espositivo del Mudet - firmato dagli architetti Antonello Stella, Narciso Piras e Simone Braschi - si articola su due livelli: salendo dal piano terra, dove ci sono anche una caffetteria e il bookshop, il primo piano ospita dieci sale espositive che accompagnano il visitatore alla scoperta del tartufo, attraverso illustrazioni grafiche, dispositivi multimediali e la raccolta di oltre cinquanta oggetti tematici esposti. Il Museo racconta tutto l’anno le varie sfaccettature di un prodotto straordinario della terra: gli aspetti naturalistici, storici, culturali e gastronomici di un fungo ipogeo che, dalle Langhe, ha saputo affermarsi a livello mondiale, e la cui pratica della “Cerca e cavatura” è riconosciuta Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco.
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