È un mercato in continua espansione quello dei fine wine, e lo racconta come sempre il Liv-ex, non tanto e non solo nella crescita dei suoi indici, e quindi dei valori delle bottiglie scambiate sul mercato secondario, quanto nelle dimensioni globali del numero di etichette e bottiglie scambiate, e quindi nel volume di affari complessivo. In questo senso, la contrazione della quota di etichette di Bordeaux, dimezzata nel giro di dieci anni, non è un dato così drammatico. È semmai la conseguenza del numero crescente di brand e annate di altri territori - Borgogna, Champagne, Rodano, Italia e Stati Uniti - che si sono affacciati sul mercato in questa decade. Nel 2020 il numero dei marchi scambiati sul Liv-ex è cresciuto del 70%, passando dai 996 del 2019 a 1.420. Il numero totale di vini, comprese diverse annate degli stessi marchi di vino, è stato di 8.735, con un aumento del 72% rispetto ai 6.367 del 2019.
Un’impennata continuata anche nel 2021, con marzo che ha toccato l’apice dei 21 anni di storia del Liv-ex, con 1.250 marchi diversi scambiati in un solo mese, di cui 130 erano nuovi arrivi sul mercato secondario. L’esempio più evidente di quanto il mercato sia cambiato rapidamente in questi anni è la crescita dell’87%, in cinque anni, del Burgundy 150. Ma non è da meno l’evoluzione dello Champagne 50, che, nello stesso periodo, ha messo a segno un +58%, grazie a stock importanti e disponibili di brand che non hanno bisogno di presentazioni. E, poi, ovviamente, c’è l’Italy 100, cresciuto del 45%, grazie al traino dei grandi vini di Piemonte e Toscana. Bene anche i vini della California, la cui quota è passata dal 2% al 7% degli scambi complessivi.
Come accaduto praticamente in ogni settore dell’economia, le innovazioni tecnologiche hanno attraversato anche l’industria del vino, trasformando il comportamento sia delle aziende del vino che dei compratori. Il 2020, così, ha visto il lancio di nuove start-up, app dedicate al vino digitale, crescita delle vendite online e delle degustazioni virtuali, normalizzando, se così si può dire, il trading online. Novità che hanno portato impatti significativi sui modelli di acquisto, perché il compratore è sempre più indipendente, e tende ad allargare il proprio portfolio di etichette. Di conseguenza, i vini scambiati sul Liv-ex nel 2020 non provenivano solo dalle Regioni vinicole più tradizionali, come Bordeaux e Borgogna, ma anche da Cina, Ungheria, Svizzera, Austria, Germania, Cile, Argentina. Anche i prezzi a bottiglia spaziano su un range enorme, dalle 4 alle 21.000 sterline. Poiché il mondo del vino diventa sempre più digitale, è probabile che questa tendenza possa continuare nei prossimi anni.
Ad impattare sul mercato del vino, e quindi su quello dei fine wine, dal 2019 ci si sono messi i dazi, al 25%, che hanno colpito i vini di Bordeaux e Borgogna, ma non gli Champagne e le etichette italiane, negli Stati Uniti. La sospensione, per quanto temporanea, delle tariffe, ha subito ridato linfa alle vendite dei grandi vini francesi in Usa in questi primi tre medi del 2021. Tutti ottimi segnali per prevedere una crescita ulteriore del mercato dei fine wine, destinato ad incrociare la ripresa degli investimenti e dell’economia più in generale.
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