Il mercato mondiale del vino sfuso ha vissuto un primo quadrimestre 2021 di enormi cambiamenti, rispetto a quanto accaduto un anno fa. Come raccontano i dati delle dogane dei diversi Paesi, analizzati da “Bulk Wine Club”, se nel 2020 la Gran Bretagna, in vista della Brexit e degli eventuali dazi sulle importazioni, aveva accumulato scorte importanti, nei primi quattro mesi 2021 le importazioni di vino sfuso sono crollate del 14,2% in volume e del 18,7% a valore.
Con un giro d’affari di 159,6 milioni di euro, la Gran Bretagna resta comunque il primo Paese per giro d’affari, mentre in quantità, con 139,4 milioni di litri (23 in meno del primo quadrimestre 2020), subisce il sorpasso al terzo posto degli Stati Uniti, che, invece, hanno importato l’11,2% (+14 milioni di litri) di vino sfuso in più. Anche in termini di spesa, nessuno in termini assoluti è cresciuto più degli Usa: +16,4% (pari a +18,7 milioni di euro), a quota 132,8 milioni di euro.
In termini di volumi, il mercato mondiale del vino sfuso è dominato ancora dalla Germania, che, nei primi quattro mesi 2021, ha importato 258 milioni di litri (+1%), mentre la Francia, al secondo posto con 144 milioni di litri di vino sfuso importato, ha visto un crollo nello stesso periodo del -14,5%, pari a 25 milioni di litri in meno, proprio come la Gran Bretagna. A livello di valori, invece, la Germania, che ha perso nel primo quadrimestre dell’anno il 3,9%, si ferma ad un passo dalla Gran Bretagna, con 154 milioni di euro di vino sfuso importato.
Per i prezzi medi, gli Stati Uniti sono stati l’unico tra i primi quattro importatori di vino sfuso al mondo ad aver acquistato a prezzi più cari (+4,7%, a 0,95 euro al litro), mentre nel Regno Unito il prezzo medio ha registrato cali del 5% (a 1,14 euro al litro), come in Germania (0,60 euro al litro), mentre in Francia i prezzi medi sono crollati addirittura del 16% (a 0,42 euro al litro). L’Australia, invece, è passata da essere il nono mercato mondiale per il vino sfuso al quinto, in termini di valore, con una crescita del +32%, attestandosi a 32,8 milioni di euro, e al tredicesimo posto per volume, con poco più di 15 milioni di litri (+29,7%), per un prezzo di acquisto che ha raggiunto i 2,15 euro al litro, visto che l’Australia è molto focalizzata sul vino sfuso neozelandese, prodotto dal grandissimo valore aggiunto.
Portogallo (+21,4%) e Italia (+58,4%), entrambi Paesi produttori, si sono consolidati come quinto e sesto importatore mondiale in termini di volume, con una performance, a valore, decisamente peggiore: -15,7% per l’Italia e e -4,3% per il Portogallo, perché l’aumento dei volumi è legato al vino sfuso spagnolo, che ha spuntato un prezzo medio molto basso. La Cina ha invece concluso il primo quadrimestre 2021 come settimo mercato mondiale per il vino sfuso, con una crescita del 2% in termini di volume, ma anche un -14% in termini di valore. Le nuove tariffe adottate dalla Cina a fine 2020 nei confronti dei vini australiani (superiori al 100% del valore del vino importato) hanno portato alla quasi scomparsa degli acquisti di vino sfuso da Canberra, segnando il dato del primo quadrimestre del 2021 del mercato cinese, che sta comunque dando segnali di ripresa dopo un 2020 terribile.
Ci sono poi gli altri mercati, secondari ma comunque interessanti da registrare, sia come tendenze che come numeri assoluti, a partire da Canada (-9,1%), Giappone (-22,4%) e Bielorussia (-14,5%), che hanno ridotto in maniera sensibile le importazioni di vino sfuso. Stabili, invece, i dati relativi a Belgio e Repubblica Ceca, con la Svizzera che, nei primi quattro mesi del 2021, ha importato un po’ meno (-2,6%) ma ha speso molto di più (+14,5%). In rialzo anche Svezia e Costa d’Avorio, un player da non sottovalutare, perché in termini relativi è il Paese che ha aumentato maggiormente le sue importazioni, sia in volume (+83%) che in valore (+62%) tra i primi 20 mercati mondiali di importazione di vino sfuso.
Merita un’analisi a parte il crollo verticale delle importazioni della Spagna, Paese produttore e sostanzialmente esportatore, che un anno fa aveva acquistato volumi importanti a basso costo dall’Argentina, registrando così, nel primo quadrimestre 2021, un -88%, e passando, quindi, da 46 a 5,3 milioni di litri acquistati. Per motivi diversi, la Russia non è più tra i primi 20 mercati top a livello mondiale, scivolata al 31esimo posto, con appena 1,66 milioni di litri, dopo un crollo del 90%, a causa della nuova legge sul vino varata da Mosca e in vigore dalla metà del 2020, che limita gli acquisti di vini sfusi dall’estero.
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