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AGRICOLTURA ED ECONOMIA

Tensione sui costi delle materie prime nell’agroalimentare: il “caso” del pane

Assopanificatori: “caro-farine, i fornai non possono sostenerlo senza aumentare i prezzi”. Coldiretti: “dal grano al pane, il prezzo aumenta 12 volte”
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Tensione sui costi delle materie prime nell’agroalimentare: il “caso” del pane

Tra i tanti nodi mai sciolti della filiera agroalimentare che la pandemia ha fatto arrivare al pettine, c’è l’annoso e mai risolto tema del costo delle materie prime, e del loro rapporto con il prodotto finito e trasformato. Con casi clamorosi, come quello del pane, il cui valore, dal grano al prodotto finito, aumenta di 12 volte. A dirlo la Coldiretti, dopo l’allarme sul rincaro delle materie prime, lanciate da Assopanificatori, guidata da Davide Trombini. Rincari che, secondo i panificatori, non possono più essere assorbiti dal lato produttivo, senza conseguenza sui prezzi al consumo.
“Si preannuncia un autunno all’insegna di forti aumenti per farine, burro, olio e lieviti. Tutte le materie prime sono in tensione e i fornitori annunciano forti rincari all’origine. Già abbiamo avuto un’estate calda sul fronte dei prezzi del frumento - continua Trombini - una dinamica sostenuta, che sta avvicinando i prezzi ai livelli record registrati nella precedente fiammata del mercato nel 2008. B>I prezzi all’ingrosso delle farine di grano tenero sono in costante aumento mentre quelli delle semole di grano duro hanno registrato un vero e proprio balzo in luglio 2021 (con un +6% su giugno 2020). I dati ci dicono che, luglio 2021 su luglio 2020, ha visto un incremento dei prezzi all’origine del 9,9% per il frumento duro e del 17,7% per il frumento tenero. I fornitori ci avvisano che, da metà settembre, potremmo vedere aumenti anche a doppia cifra per le farine. Non è possibile registrare, nel giro di pochi mesi, aumenti sull’olio di semi del 33%, con gli oli di girasole aumentati da luglio 2020 a luglio 2021 del 61%, e il burro nello stesso periodo del 31%”.
C’è anche da dire che nel lockdown, sottolinea ancora Assopanificatori, 4 italiani su 10 hanno messo nel carrello più prodotti di base (soprattutto farine e lieviti) e anche una volta terminato il lockdown farine, lieviti, latte, uova e tutta l’ingredientistica registrano una espansione delle vendite di quasi il 25%. Nello specifico lievito di birra e farine registrano rispettivamente incrementi delle vendite del +59% e +36%. Allo stesso modo hanno ricominciato la salita i costi per tariffe e carburanti che da aprile in poi hanno iniziato a registrare variazioni tendenziali positive a due cifre: 15,7% ad agosto per l’energia elettrica,34% per il gas e 16,8% per i carburanti e lubrificanti per mezzi di trasporto.
“Rischiamo una situazione insostenibile sul fronte dei prezzi - conclude Trombini - perché a queste condizioni, in aggiunta agli aumenti di luce acqua e gas, i fornai non ce la possono fare a non aumentare i prezzi al dettaglio. Gli aumenti nei prezzi all’ingrosso e all’origine del frumento e degli olii ancora non si sono traslati sui prodotti al consumo che anzi continuano a registrare aumenti dei prezzi non solo inferiori all’inflazione media ma anche all’inflazione alimentare. Ma non potrà durare ancora a lungo. Occorre un’azione di vigilanza sui prezzi all’ingrosso ed evitare operazioni speculative sulle materie prime. Non vorremmo che alla fine si parlasse di caro pane o altro. Le autorità si allertino, noi non ci stiamo a passare per quelli che aumentano i prezzi. Finora con grandi sforzi li abbiamo contenuti, ma di questo passo sarà impossibile continuare a mantenere i prezzi di pane e prodotti da forno stabili”.
Ma se sono in allarme i panificatori, ancora di più lo sono gli agricoltori, senza contare che “la produzione di grano in Italia ha subito un taglio stimato pari al 10% per il clima pazzo, nonostante l’aumento delle superfici coltivate”, sottolinea la Coldiretti. Un chilo di grano tenero è venduto a 26 centesimi, mentre un chilo di pane è acquistato dai cittadini ad un valore medio di 3,1 euro al chilo, con un rincaro quindi di 12 volte, tenuto conto che per fare 1 chilo di pane occorre 1 chilo di grano, dal quale si ottengono 800 grammi di farina da impastare con l’acqua per ottenere 1 chilo di prodotto finito.
“Che il prezzo del grano incida poco su quello del pane lo dimostra anche l’estrema variabilità dei prezzi del pane in Italia, mentre quelli del grano sono fissati a livello internazionale. Se a Milano una pagnotta da 1 chilo costa 4,2 euro, a Roma si viaggia sui 2,63 euro, mentre a Palermo costa in media 2,95 euro al chilo, secondo elaborazioni Coldiretti, su dati dell’Osservatorio prezzi del Ministero dello Sviluppo Economico. Peraltro, i prezzi al consumo - continua la Coldiretti - non sono mai calati negli ultimi anni, nonostante la forte variabilità delle quotazioni del grano, che, per lungo tempo, sono state al di sotto dei costi di produzione. Per ridurre la volatilità e stabilizzare i prezzi la Coldiretti è impegnata nel realizzare rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del made in Italy e garantiscano la sostenibilità della produzione in Italia con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti.
Un quadro che, in ogni caso, porta ancora una volta sotto i riflettori un tema centrale: quello della remuneratività del lavoro agricolo e della produzione delle materie prime, ancora troppo bassa, anche a causa di tante storture lungo la filiera, ma anche di una rivoluzione culturale mancata, almeno in parte, che deve rimettere al centro il valore reale dell’agricoltura.

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