02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024
“DERTHONA DUE.ZERO”

Territorio e longevità: le parole chiave del Derthona, e del “Rinascimento” del Timorasso

Nell’“Anteprima” dell’annata 2021 del grande bianco dei Colli Tortonesi, il Consorzio ha eletto “Ambasciatore” il tristellato chef Enrico Crippa

Territorio e longevità: ecco le parole chiave del Derthona, di scena con la nuova annata 2021 a “DerthonaDue.Zero” n. 3, l’“Anteprima” dei grandi vini bianchi delle 53 cantine del Consorzio Vini Colli Tortonesi, di scena nei giorni scorsi al Museo Orsi di Tortona, ottenuti dal Timorasso, lo storico vitigno autoctono piemontese, simbolo del “Rinascimento” dei Colli Tortonesi, a partire dai primi pionieri come Walter Massa, Andrea Mutti e Paolo Poggio, oggi sempre più apprezzato dal pubblico e dalla critica internazionale per la straordinaria capacità di evolvere nel tempo e sfidarlo con grande facilità, testimoniata dai millesimi più vecchi, accanto alla capacità di riuscire a restituire nel bicchiere il territorio di origine. Dove continuano a crescere ettari vitati e base sociale, per una produzione complessiva di poco più di 1 milione di bottiglie, ma con l’obiettivo di arrivare a 3 milioni in futuro.
E per premiare il lavoro e la dedizione di quei professionisti del settore che ogni anno si impegnano a far conoscere questo territorio e il suo vitigno simbolo, il Consorzio ha eletto il suo “Ambasciatore del Derthona 2023”: Enrico Crippa, chef tre stelle Michelin del Piazza Duomo di Alba, che “con la famiglia Ceretto, sin dall’inizio della loro storia negli anni Duemila, hanno dato spazio al Timorasso, inserendolo in una delle carte dei vini più prestigiose d’Italia, donandogli al contempo anche una grande visibilità a livello internazionale”, ha spiegato il presidente del Consorzio Gian Paolo Repetto. “Se il Timorasso è diventato così buono è anche per merito delle persone che lo fanno - secondo chef Crippa - “oggi il livello è davvero altissimo. Noi abbiamo sempre creduto nei vini bianchi del Piemonte, ecco perché abbiamo inserito nei nostri percorsi anche il Timorasso come grande rappresentante di questa categoria”.
“La stagione 2021 sulle nostre colline, è stata caratterizzata da un inverno non particolarmente rigido e da un’estate certamente asciutta - ha spiegato Davide Ferrarese, agrotecnico VignaVeritas - le annate calde, ormai, si susseguono con una certa frequenza negli ultimi anni, ma non sono tutte uguali e devono essere analizzate in modo puntuale per non cadere in facili generalizzazioni. Quest’annata, ad esempio, ha registrato temperature massime intorno ai 30 gradi nei mesi estivi, ma al tempo stesso anche fondamentali escursioni termiche, 15 gradi tra il giorno e la notte, a partire dalla metà di agosto, che hanno consentito al Timorasso di poter far emergere tutte le sue doti e peculiarità”.
Quasi scomparso all’inizio del nuovo secolo, quando si contavano solo 3 ettari, oggi il Timorasso trova spazio in 330 dei complessivi 1.250 ettari vitati presenti sui Colli Tortonesi per una produzione, ad oggi, poco oltre il milione di bottiglie, ma che vuole arrivare a 3 milioni nei prossimi anni. Non facile da coltivare e bisognoso di particolari attenzioni in vigna, il Timorasso dà il meglio di sé lungo le sei valli - Ossona, Grue, Curone, Scrivia, Borbera, Spinti - che da Nord a Sud disegnano questo territorio. Un’area molto vasta, caratterizzata da altitudini ed esposizioni differenti anche all’interno della stessa valle, e terreni argillosi, compatti, costituiti in molti casi anche dalle cosiddette marne di Sant’Agata Fossili, le stesse presenti lungo la dorsale che da Barolo arriva fino alla Toscana. “Dobbiamo ancora iniziare a raccontare nel dettaglio tutta questa incredibile biodiversità - ha sottolineato Gianni Fabrizio, curatore della guida “Vini d’Italia” del Gambero Rosso - uno dei futuri compiti della critica sarà proprio quello di indagare tutte le singole caratteristiche che questo vitigno assume all’interno di un territorio così variegato e in grado di saper regalare sfumature differenti. Il Timorasso è un vino capace come pochi di dare il meglio di sé con il passare degli anni e in grado di sovvertire la storica considerazione dei bianchi italiani presente all’estero, grazie a vini perfettamente integri a più lustri dalla vendemmia”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli