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VINO & EXPO

Tra multimediale e storia, un viaggio alla scoperta di un prezioso vitigno autoctono del Piemonte 

Apre a settembre il nuovo Museo del Ruchè a Castagnole Monferrato: tre sale e l’Infernot, la cantina sotterranea 

Sarà un percorso tra multimediale ed esperienziale, tra storia e futuro, alla scoperta di uno dei vitigni autoctoni più interessanti del Piemonte: apre il 2 settembre il nuovo Museo del Ruchè, a Castagnole Monferrato, promosso dal vigneron Luca Ferraris, con il contributo della Regione Piemonte.
Nello spazio espositivo, completamente restaurato, che si compone di tre sale e l’Infernot (ovvero la cantina sotterranea scavata nella roccia), si snoda la narrazione del Ruchè: a partire dalla prima sala, in cui la storia comincia dalla ricerca dell’oro in California - dove il bisnonno di Luca Ferraris trovò fortuna - e prosegue  con i documenti, gli strumenti di lavoro contadino, le macchine agricole recuperati dalla famiglia, per concludersi con la figura di Don Giacomo Cauda, il papà del Ruchè. 
Negli anni Sessanta del Novecento il parroco di Castagnole Monferrato fu, infatti, il primo a recuperare alcune vigne abbandonate, credere nelle potenzialità dell’uva che questi filari fruttano per produrre un vino varietale, secco, in purezza, che vinifica e comincia a vendere in bottiglia, dando inizio così all’affermazione del Ruchè in Piemonte. La seconda sala è un omaggio al Monferrato, patrimonio Unesco di indubbia bellezza e alle caratteristiche che lo rendono terroir vocato alla produzione di grandi vini come la stratificazione geologica millenaria dei terreni. Foto e video abbracciano completamente il visitatore che compie l’esperienza di immersione nel territorio anche attraverso le postazioni olfattive dove si esplorano i profumi profondi del Ruchè. In questa sala, il protagonista è Randall Grahm, enologo americano, pioniere dell’introduzione di alcune varietà di vite francesi in California, amico di lunga data di Luca Ferraris e antesignano sostenitore del Ruchè negli Stati Uniti già nel 2003. La terza è la Sala Cinema: un docufilm che accompagna il visitatore nella storia moderna di Ferraris e del Ruchè, sempre più apprezzato dai consumatori internazionali chiudendo così il racconto vincente di un piccolo grande autoctono che ha conquistato il mondo. Ultima tappa della visita al Museo, l’Infernot la cui pietra, bianca arenaria qui nominata anche “da Cantoni”, permette la conservazione negli anni delle bottiglie grazie all’umidità e alla temperatura che mantiene costante.
“Il nostro vino “raccontato” attraverso un Museo - spiega il produttore Luca Ferraris, a guida dell’azienda di famiglia, che conta 34 ettari di vigneti di proprietà e produce 300.000 bottiglie, di cui due terzi rappresentate dal Ruchè - è cultura locale e contribuisce alla costruzione di un nuovo prodotto turistico, che si integra con altri percorsi enogastronomici e costruisce l’identità del Monferrato. L’enoturismo per Ferraris Agricola si è dimostrato sempre un’importante voce economica e, in questo settore, stiamo investendo importanti risorse private. Nel 2022, le visite e degustazioni in cantina, l’Agricirinquito, il Museo  - che ancora non era restaurato - hanno fatto segnare un +40% di presenze, quasi 12.600 persone solo nella nostra azienda -  sul 2021. Creando proposte strutturate siamo riusciti ad attirare nuovi turisti e il nostro obiettivo rimane quello di alimentare questo circuito virtuoso a servizio del territorio. É per questo che il Museo, seppur già pronto, sarà aperto a settembre 2023: in questi mesi estivi attiveremo tutte le collaborazioni con enti, uffici turistici, agenzie del territorio locali e non, per inserire il Museo tra le destinazioni di interesse del Monferrato”.

Focus: Il Ruchè, fiore all’occhiello di una denominazione riscoperta
Il Ruché di Castagnole Monferrato è una piccola Docg che si estende su 7 Comuni dell’Astigiano - Castagnole Monferrato, Grana, Montemagno, Portacomaro, Refrancore, Scurzolengo e Viarigi - inclusa nel novero delle denominazioni gestite dal Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato. Una denominazione speciale perché il Ruchè è uno dei rari vitigni che può essere prodotto e riportato in etichetta solo nel territorio autorizzato dalla Docg. L’ottenimento della Doc risale al 1987 e si deve, oltre che alla volontà dei produttori, ad una donna, Lidia Bianco, sindaco di Castagnole Monferrato. Un traguardo importante, succeduto dall’ottenimento della Docg nel 2010, risultato raggiunto grazie anche e soprattutto all’Associazione Produttori del Ruchè di Castagnole Monferrato. È una varietà di uva semi aromatica che discende da incrocio tra la Croatina e la Malvasia aromatica di Parma, varietà estinta, da cui ha ereditato l’aroma e l’assenza di tomentosità della foglia. Viene vinificata in rosso per ottenerne un vino secco, leggermente aromatico, con sentori di rosa, viola e spezie, dal colore rosso rubino, di buon corpo e lieve tannicità.

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