A Bordeaux continua a regnare una grande incertezza. Se i grandi Châteaux continuano a fare una strada a parte, anche se la campagna “En Primeur”, a detta di molti, non è stata soddisfacente, per le produzioni di più basso prestigio si mescolano tanti fattori che rendono il futuro ancora più fumoso. Dai più recenti aggiornamenti, infatti, sarebbero stati espiantati appena 3.000 ettari sui 9.500 previsti, soprattutto a causa del maltempo. Che secondo Stéphane Gabard, presidente delle Aoc di Bordeaux e Bordeaux Supérieur (come riporta “Vitishpere”) sta causando problemi importanti in vista della vendemmia, con fioriture complesse, poi la muffa per la seconda annata consecutiva, qualche grandinata che ha colpito in piccole zone, ma in maniera molto importante, e non solo. E quindi ci sono tutte le premesse per una vendemmia 2024 di piccole rese, che se da un lato peserà sui costi di produzione e sul flusso di cassa delle cantine più in difficoltà, dall’altro potrebbe aiutare a ristabilire, almeno temporaneamente, un po’ di equilibrio tra domanda e offerta, e far risalire un po’ i prezzi degli sfusi, da qualche anno ai minimi termini. Anche se è difficile dare numeri precisi in una situazione in costante evoluzione tra vigneti che sono venuti a mancare e altri che produrranno poco. Il che spinge Gabard non solo ad un appello affinché la filiera tutta, dalle banche ai négociant, ai broker, sostengano il settore nelle trattative commerciali a prezzi coerenti, ma anche ad una riflessione, ovvero stare attenti a non ridurre troppo l’offerta, e al contempo non alzare troppo, improvvisamente, i prezzi. “Ci sarebbe il rischio di non avere abbastanza capacità per onorare i mercati - avverte Stéphane Gabard - un mercato in cui ci sono troppe scorte è un problema, e noi lo viviamo. Ma anche un mercato più ristretto può essere un problema. Anche se capirei che alcune persone vogliano aumentare i prezzi oltre il ragionevole dopo i livelli raggiunti”. Il pericolo, se i prezzi sui prodotti più “entry level” aumentassero troppo, sarebbe quello di perdere ulteriori quote di mercato, con il trade che potrebbe orientarsi su altre denominazioni più economiche. Ma un fatto è certo, secondo Gabard: l’aumento dei prezzi ci sarà, e l’interprofessione deve organizzarsi per gestirlo, cogliendo un’opportunità di riposizionamento, ed evitando di creare ulteriori criticità in una filiera già in difficoltà.
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