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PROGETTI DI TERRITORIO

Tra vino e cambiamento climatico, in Val d’Orcia si torna a “Reincontrare Giulio Gambelli”

Dal 31 marzo al 1 aprile edizione n. 3 della kermesse dedicata al grande “maestro del Sangiovese”, firmata da Pasquale Forte (Podere Forte)

Se c’è un nome che più di altri ha segnato la storia moderna del Sangiovese in Toscana, questo è Giulio Gambelli, enologo che ha collaborato con cantine icona come la storica Tenuta Greppo Biondi Santi e Case Basse di Gianfranco Soldera, a Montalcino, per esempio, e riconosciuto “maestro del Sangiovese”. Uno di cui molti hanno riconosciuto la grandezza solo nella coda della sua carriera, e, come spesso accade, dopo la sua morte. A scegliere Giulio Gambelli come consigliere e consulente, ormai 25anni fa, agli albori di un sogno vinicolo ed imprenditoriale nella Val d’Orcia Patrimonio Unesco, a due passi da Montalcino, è stato Pasquale Forte, fondatore di Podere Forte, azienda biologica e biodinamica che porta il suo nome, un giardino agricolo dove l’amore per il territorio si traduce attraverso la cura degli oliveti, dell’orto botanico, dell’allevamento della Cinta Senese, della coltivazione di campi a grano e soprattutto per la produzione di grandi vini di territorio. E che ora, dopo lo stop forzato dalla pandemia, torna a mandare in scena l’evento “Reincontrare Giulio Gambelli”, di scena dal 31 marzo al 2 aprile. Il tema 2022 (è l’appuntamento n. 3) sarà “Vibrazioni degustative del vino di un luogo” a sottolineare il valore culturale di un approccio consapevole al calice e al suo contenuto.
Traendo ispirazione dalle “Giornate dedicate a Henry Jayer”, patriarca del Pinot Nero, organizzate in Francia da Jacky Rigaux con la partecipazione dei più importanti produttori francesi e internazionali, Pasquale Forte ha scelto di dedicare l’evento a Giulio Gambelli, personaggio straordinario, visionario e antesignano del successo internazionale del Sangiovese. Un momento di incontro e di scambio tra produttori italiani e francesi, della Borgogna nella fattispecie, che si svolgerà nella cornice maestosa di Rocca d’Orcia, il baluardo della medievale Repubblica di Siena, nella Chiesa di San Simeone per raccontare attraverso la loro voce, cosa significa ricercare le peculiarità di un luogo e delle persone che lo accudiscono, in un bicchiere di vino.
Degustazioni e dialoghi per sottolineare come il vino sia una forma d’arte che va raccontata, assaporata e vissuta attraverso un’esperienza diretta. Ma verranno affrontante anche tematiche di primaria importanza, come la salvaguardia dell’ambiente e il cambiamento climatico. Quest’anno il convegno, che avrà luogo l’1 aprile, riunirà al tavolo i principali attori del vino italiano e d’Oltralpe, tra i quali, Patrick Arnaud (Jiae), organizzatore delle giornate internazionali degli amanti del vino organizzate da Vitae, associazione nata a Digione nel 2011 che riunisce appassionati di vino, Giampiero Bertolini (ad Biondi Santi, cantina simbolo di Montalcino, punto di riferimento incontestato per tutti gli appassionati del Brunello), il barolista Alessandro Ceretto (Ceretto), che ha traghettato un’azienda da 170 ettari verso una scelta rivoluzionaria e radicale, convertendo ad agricoltura biologica tutti i vigneti di proprietà situati sulle colline di Langhe e Roero, Henri de Pracomtal, presidente Tonnellerie Taransaud, tonnellerie d’eccellenza per vini e liquori, il professore Mario Fregoni, esperto di agricoltura di precisione, Tommaso Marrocchesi Marzi (Tenuta Bibbiano), proprietario di una tra le più antiche proprietà del Chianti Classico (ed una delle cantine storiche, in Chianti Classico, con cui collaborava Giulio Gambelli, ndr), Loic Pasquet (Liber Pater) che, con il suo lavoro, vuole ritrovare l’autenticità del gusto dei vini di Bordeaux e preservare il patrimonio viticolo di una tradizione legata alla cultura della Francia, Marco Simonit, alias “Preparatori d’Uva”, un vanto per la viticoltura italiana grazie al metodo di potatura da loro ideato, e Carlos Veloso Dos Santos (Amorim Cork), il più grande produttore e fornitore al mondo di prodotti in sughero.
Ritornano Lydia e Claude Bourguignon, due tra i più qualificati ingegneri agronomi al mondo, Jacky Rigaux, fondatore della Bourgogne Society e organizzatore de “Le Rencontres Henri Jayer” che racconterà del Domaine Bruno Clavelier, alfiere dei vigneron bio e biodinamici, vero uomo di terroir, e Thibult Liger Belir, tenuta storica, che produce vini che esprimono tutte le sfumature delle Appellation dell’area di Nuits-Saint-Georges, tra le più rinomate in assoluto per la produzione di grandi Pinot Noir. Non manca, ovviamente, il contributo del produttore Pasquale Forte (Podere Forte), il padrone di casa che racconterà gli ultimi vini nati e la visione della viticoltura e dell’enologia del Podere Forte. A distanza di due anni molto difficili, dunque, si alza di nuovo il sipario su “un simposio dove i vini saranno protagonisti di un racconto unico, fatto di sensazioni e di emozioni degustative”, afferma Pasquale Forte.

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