Il turismo enogastronomico è sempre più importante per i viaggiatori del mondo, e l’Italia è ai vertici in Europa per molti aspetti legati ad un tipo di turismo esperienziale che piace molto ai giovani. Sono gli atout dell’edizione 2020 del “Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano”, a cura di Roberta Garibaldi sotto l’egida della World Food Travel Association e l’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, presentato oggi a Milano. Da cui emerge un ruolo sempre più centrale dell’enogastronomia nel turismo: il 71% delle persone in viaggio vuole vivere esperienze enogastronomiche che siano memorabili, mentre il 59% dei turisti dichiara che le esperienze a tema li aiutano a scegliere tra più destinazioni. Non solo: il 53% dei turisti del mondo si dichiara “turista enogastronomico”, con percentuali che vanno dall’81% dei cinesi al 42% dei britannici. “Si consolida l’interesse dei turisti verso l’enogastronomia nei Paesi occidentali, e sono in forte crescita i turisti enogastronomici in Cina e Messico - afferma Roberta Garibaldi - dal 2016 si evidenzia un incremento rispettivamente del +12% e +10%. Il totale di chi ha dichiarato di avere svolto almeno un viaggio con questa motivazione negli ultimi due anni a livello internazionale è pari al 53%. I Millennials guidano il trend tra le generazioni, mentre si affacciano i nuovi “super foodie”, i nati della Generazione Z: viaggiatori frequenti che già mostrano un alto interesse verso il cibo”. Un trend guidato da turissti sempre più “onnivori”, che sono quelli che in viaggio vogliono vivere un insieme variegato di esperienze arricchenti. E l’enogastronomia, già di per sé multisensoriale, emozionale e culturale, soddisfa al meglio i loro bisogni. Alle esperienze enogastronomiche si abbinano con maggiore probabilità rispetto ai turisti generalisti anche altre attività, ad esempio lo shopping (indicato dall’85% contro il 68% dei turisti generalisti) o i festival musicali (66% vs 45%). Ma ci sono esperienze più gettonate di altre: i “food truck”, ed in generale il cibo di strada vanno per la maggiore, così come la visita a ristoranti e i bar storici, e alle dimore storiche sede di aziende di produzione agroalimentare, le visite ai produttori extra vino, e infine i corsi di cucina. “La pizza emerge come prodotto trainante per il nostro Paese, e facendo tesoro anche del riconoscimento Unesco dovrebbe diventare un asset su cui puntare in modo più forte per il turismo: pensiamo ad un museo dedicato o ad esperienze diversificate. Le cantine interessano sempre, ma l’offerta deve evolvere verso una segmentazione e un posizionamento più distintivo - conclude Roberta Garibaldi”.
Ancora, dal confronto con i maggiori competitor europei, emerge un quadro positivo, con il Belpaese ai vertici in sette degli indicatori considerati: produzioni di eccellenza, aziende vitivinicole, aziende olearie, imprese di ristorazione, musei del gusto, birrifici e Città Creative Unesco legate all’enogastronomia (Parma, Alba e Bergamo).
In generale, sono il cibo e il vino a caratterizzarci maggiormente, anche all’estero: il gorgonzola e la pizza sono i prodotti italiani ad Indicazione Geografica più ricercati sul web tra il 2017 e il 2019. Tra i trend topic di Internet tra Novembre 2019 e Gennaio 2020 per gli utenti di Stati Uniti, Cina, Francia, Spagna, Germania e Regno Unito figurano prodotti e piatti tipici, tra i quali spiccano, oltre alla pizza, gli arancini, l’ossobuco, il Parmigiano Reggiano e il Pecorino romano; tra le produzioni vitivinicole, “Sparkling wine”, i vini dell’Alto Adige e il Chianti (dati Semrush). Nel variegato panorama italiano, emerge dal rapporto, ci sono delle Regioni che eccellono per offerta. L’Emilia-Romagna è la regione con il maggior numero di prodotti agroalimentari a Indicazione Geografica, il Piemonte detiene il medesimo primato per i vini, la Campania per i Prodotti Agroalimentari Tradizionali. La Lombardia vanta invece il primato nell’offerta ristorativa, sia in termini di imprese, sia di ristoranti di eccellenza segnalati sulle principali guide (la “Guida Michelin Italia”, la guida de l’Espresso “I Ristoranti e i Vini d’Italia”, la guida Gambero Rosso “Ristoranti d’Italia”), oltre ad annoverare il maggior numero di micro-birrifici e brew pub in Italia. La Toscana risulta essere la prima regione italiana per numero di agriturismi, sia in termini assoluti, sia per le differenti tipologie di servizio offerto - ristorazione, alloggio, degustazioni e proposte di esperienze fattorie didattiche, Mountain Bike, trekking, sport, etc.Analizzando il trend degli ultimi tre anni, il Centro-Sud risulta essere la macro-area più dinamica, con i maggiori incrementi nell’offerta.Tra le case history presentate, anche quella della Strada del Vino e dei Sapori del Friuli Venezia Giulia, l’unica in Italia frutto di una regia regionale, curata da PromoTurismoFvg, agenzia della Regione Friuli Venezia Giulia. Regione che è stata la prima in Italia ad “emanare una legge (la numero 22 del 2015) con lo scopo di mettere in rete le risorse dell’agroalimentare con quelle culturali e ambientali e costruire un prodotto trasversale in grado di permettere all’enoturista di entrare in contatto con cantine, aziende agricole, ristoranti e numerose altre risorse territoriali creandosi un itinerario su misura, all’altezza delle sue aspettative. La Strada del Vino e dei Sapori del Friuli Venezia Giulia ha come focus quello di unire la produzione vitivinicola (otto Doc, Carso, Friuli Colli Orientali, Collio, Friuli Annia, Friuli Aquileia, Friuli Grave, Friuli Isonzo, Friuli Latisana, tre Docg, Picolit, Ramandolo e Rosazzo, e due Doc interregionali, Lison Pramaggiore e Prosecco, per 1.700 aziende che producono 80 milioni di bottiglie l’anno, il 90% Dop, su una superficie di oltre 20.000 ettari) e agroalimentare d’eccellenza con alti standard di accoglienza, proponendo al contempo la visita a bellezze storiche, architettoniche e naturalistiche”. Una strada che è motore di una Regione che sul fronte dell’enoturismo è cresciuta tanto, al punto da essere stata scelta come sede della International Wine Tourism Conference, a Trieste, dal 24 al 26 marzo 2020. “Un evento, come quello di oggi, importante, perchè dobbiamo conoscere i bisogni dei nostri enoturisti, e possibilmente anticiparli per migliorare sempre”, ha detto Bruno Bertero, direttore marketing PromoTurismoFvg. Un quadro positivo, dunque, quello italiano, ma che può migliorare ancora. Analizzando il contesto europeo, emerge ancora dal rapporto, i competitor diretti presentano un valore aggiunto nella valorizzazione, attraverso azioni organiche di sviluppo e promozione intraprese a livello nazionale. In Italia, ad esempio, si riscontrano lacune di informazioni sia nel sito ufficiale sia nei portali regionali. Una conferma di ciò viene dall’analisi diretta condotta sui tour operator stranieri, che giudicano buona o eccellente la qualità dell’offerta e delle esperienze a tema enogastronomico, mentre minore è la facilità di reperimento delle informazioni e di prenotazione delle medesime.
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