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BUROCRAZIA

Uk, gli importatori di vino tirano un sospiro di sollievo: niente VI-1 fino al 2022

Il modulo, che farebbe lievitare sensibilmente i costi e la burocrazia per gli importatori, nel mirino della Wine & Spirit Trade Association
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Il premier Uk Boris Johnson

Dopo mesi ad aspettare la Brexit ed i suoi effetti, la Gran Bretagna ora fa di tutto per disinnescarne le conseguenze. Specie da un punto di vista commerciale. Sulle importazioni di vino, ad esempio, un po’ tutti, produttori ed importatori, erano pronti all’introduzione del certificato di importazione (noto come “modello VI-1”) che, secondo la Wsta - Wine and Spirit Trade Association, avrebbe portato ad un aggravio annuo di 70 milioni di sterline, che avrebbero finito per pagare i consumatori. Il condizionale, almeno per ora, è d’obbligo, perché dopo un primo rinvio all’introduzione del modello VI-1, fino al 1 luglio, ne è arrivato un secondo, che procrastina il tutto al 1 gennaio 2022.
Una boccata d’ossigeno, ma anche una vittoria politica del settore,
che già nel corso del 2020 aveva più volte denunciato come un requisito come la compilazione di un complesso modulo cartaceo come il modello VI-1 avrebbe avuto un impatto disastroso, specie per la mole di esami di laboratorio da fare. Il rapporto dell’All-Party Parliamentary group on Wine & Spirits, sempre lo scorso anno, aveva sottolineato come i certificati d’importazione siano stati pensati, a suo tempo, in sede Unione Europea per rendere più difficile l’importazione di vino dai Paesi Terzi, e quindi non si coglie il senso di una loro introduzione sul mercato britannico, uno dei due più importanti al mondo, ma anche hub per tanti mercati secondari.
La scelta del Governo, ovviamente, è stata salutata con favore da Miles Beale, amministratore delegato della Wine & Spirit Trade Association, che ha accolto la notizia con “enorme sollievo. È ciò che la Wsta aveva chiesto per evitare aumenti dei prezzi del vino, interruzioni dell’offerta e una drastica riduzione della scelta per i consumatori a partire da luglio. Abbiamo fatto una dura campagna difficile per far capire al Governo che l’introduzione di certificati di importazione per il vino sarebbero stati dannosissimi per il nostro settore, fatto perlopiù di piccole imprese. Invece di tergiversare, adesso, i Ministri dovrebbero cogliere questa opportunità per aiutare a rilanciare il settore vinicolo del Regno Unito, promuovendo il libero scambio e ottenendo un accordo migliore per le imprese e i consumatori britannici del vino: non c’è assolutamente alcun motivo per introdurre questi nuovi certificati, e se possiamo farne a meno per un anno, allora possiamo farne a meno del tutto. Ciò che la Wsta deve fare - conclude l’ad Miles Beale - è collaborare con il Governo per superare la burocrazia Ue e assicurare al contempo che venga mantenuta una tracciabilità sufficiente del vino importato, con regole per il vino in linea con tutte le altre bevande alcoliche”.

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