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SETTORE AGROALIMENTARE

Un accordo tra Italia e Regno Unito per rilanciare l’export di cibo made in Italy (calato del -8%)

Lo annuncia l’Ambasciatrice britannica in Italia Jill Morris. Coldiretti: a pesare burocrazia legata alla Brexit e chiusura della ristorazione
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L’export del food italiano in UK

Un accordo di cooperazione bilaterale entro la fine del 2021 tra Italia e Regno Unito per stimolare l’export agroalimentare Made in Italy, calato dell’8%, e superare gli ostacoli provocati dalla Brexit e dal Covid: lo ha annunciato l’Ambasciatrice britannica in Italia, Jill Morris, durante l’audizione alla Commissione Esteri della Camera dei Deputati. “In futuro i due Paesi rimarranno senza dubbio alleati e amici - ha detto Morris - con la responsabilità di guidare la comunità internazionale verso un futuro più prospero, resiliente, sostenibile e inclusivo”.
Ad applaudire alle parole dell’Ambasciatrice britannica è la Coldiretti, che sottolinea come a pesare sull’export alimentare siano state le difficoltà burocratiche ed amministrative legate alla Brexit e gli effetti della pandemia con la chiusura della ristorazione. Le criticità maggiori, per chi esporta verso il Regno Unito, interessano le procedure doganali e riguardano anche l’aumento dei costi di trasporto dovuti a ritardi e maggiori controlli. Dopo il vino, con il Prosecco in testa, al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in Gran Bretagna ci sono i derivati del pomodoro, ma rilevante è anche il ruolo della pasta, dei formaggi, salumi e dell’olio d’oliva e il flusso di Grana Padano e Parmigiano Reggiano. Un patrimonio del valore di 3,4 miliardi all’anno messo a rischio, conclude la Coldiretti, dalle difficoltà di circolazione delle merci e delle persone ma anche dal pericolo di contraffazioni ed imitazioni dei prodotti alimentari tutelati, dal Parmigiano al Chianti, favorito dalla deregulation.

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