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UN FRANCESE AMBASCIATORE DEL VINO ITALIANO IN PATRIA: È JACQUES ORHON “PREMIO INTERNAZIONALE MASI CIVILTÀ DEL VINO”. “PREMIO CIVILTÀ VENETA” A GIUSEPPE BATTISTON, ARRIGO CIPRIANI E MASSIMO MARCHIORI, A DON LUIGI MAZZUCATO IL “GROSSO D’ORO VENEZIANO”

Italia
Jacques Orhon, wine writer francese

Se c’è un personaggio, nel panorama mondiale, a cui l’Italia del vino deve molto, quello è Jaques Orhon. Il giornalista e sommelier francese, nella sua lunga carriera che l’ha portato ad esplorare i quattro angoli del mondo enoico, è stato infatti il profeta del vino italiano nel mondo francofono, grazie ad opere come la “Guida ai vini d’Italia”, vera e propria “Bibbia” per ogni “amant” del vino italiano. Ma, tra i meriti di Orhon, c’è anche quello di aver fatto del Canada, dove ha fondato e presieduto l’Associazione dei Sommeliers Professionisti, uno dei principali Paesi importatori di vino di qualità, senza dimenticare “I vini del nuovo mondo”, pubblicazione in due tomi che costituisce un significativo approfondimento sui vini dell’Australia, della Nuova Zelanda, del Sud Africa e del Sud America. È per questi, e per molti altri meriti, che la Fondazione Masi ha deciso di insignire con il “Premio Internazionale Masi Civiltà del Vino” il wine writer francese, già Cavaliere al merito agricolo del Governo francese. Accanto a lui, il 24 settembre a Verona, per il Premio Masi n. 30, verranno insigniti del “Premio Masi per la Civiltà Veneta” Giuseppe Battiston, giovane e talentuoso attore teatrale e cinematografico, Arrigo Cipriani, massimo esempio dell’ospitalità veneta nonché patron e animatore del mitico Harry’s Bar di Venezia, e Massimo Marchiori, matematico e informatico, tra i protagonisti della rivoluzione tecnologica del web, inventore dell’algoritmo di Google. Il “Grosso d’Oro Veneziano”, riservato a personaggi che hanno contribuito a diffondere nel mondo un messaggio di solidarietà, pace e progresso, sarà infine consegnato a don Luigi Mazzucato, fondatore e storico direttore dell’Associazione Cuamm, medici con l’Africa.
Ma il Premio Masi è anche e soprattutto altro, è espressione di una fondazione (www.fondazionemasi.it) che fa dell’impegno e del volontariato la sua missione, portando alla ribalta temi di grande spessore, come la promozione in Africa del diritto fondamentale alla salute, la conoscenza delle aree viticole del nuovo e del vecchio mondo alla ricerca dell’espressione tecnico-culturale dei diversi territori, il talento espresso dalle Venezie nell’arte della recitazione, nell’intuizione che porta all’innovazione tecnologica e nell’ospitalità, diventata simbolo del made in Italy nel mondo intero. Per questo Isabella Bossi Fedrigotti, presidente della Fondazione Masi, ci tiene a spiegare che “l’opportunità offerta da una ricorrenza, soprattutto se importante come quella del trentennale del Premio Masi, non è data soltanto dai festeggiamenti per un traguardo tanto significativo, quanto dalla possibilità di procedere allargando ulteriormente l’orizzonte delle iniziative. E’ opportuno che quello della giuria sia un lavoro d’indagine approfondita, alla ricerca di figure non ovvie, non in vista, però esemplari. Non è un compito facile perché il premio era inizialmente indirizzato a riconoscere delle carriere, non delle speranze, delle promesse, quali inevitabilmente sono i talenti più giovani, anche se è questa la strada che intendiamo percorrere”.
Sandro Boscaini, vicepresidente e anima della Fondazione Masi, oltre che presidente di Masi Agricola, sottolinea invece il ruolo che ha avuto il “suo” vino, l’Amarone, nell’ideazione di un Premio che in questi trent’anni ha contribuito al successo della Valpolicella e dei suoi vini nel mondo: “Se è vero che il vino è uno dei testimoni più importanti del territorio, è altrettanto vero che il territorio e la sua cultura accreditano e valorizzano il vino e i suoi produttori: questa è l’idea iniziale da cui nasce il Premio Masi Civiltà Veneta, per sottolineare che nella cultura veneta hanno un posto di rilevanza i vini tradizionali della zona. È particolarmente significativo come l’Amarone costituisca l’oggetto reale del Premio, per cui, se l’Amarone premia la civiltà veneta, la civiltà veneta riconosce l’Amarone come uno dei suoi emblemi”.

Focus - Tutti i vincitori del Premio Masi
Premio Internazionale Civiltà del Vino: Jaques Orhon
Jacques Orhon, sommelier, giornalista e scrittore franco-canadese, il più autorevole conoscitore e ambasciatore del vino italiano nel mondo francofono. I suoi natali e i suoi primi studi tecnici in Francia, indiscussa patria culturale del vino, non gli hanno impedito in seguito di esaminare senza condizionamenti, mantenendo sempre uno spirito vivo, curioso e appassionato, le diverse aree viticole del vecchio e del nuovo mondo e di divenire ambasciatore della cultura enologica in Canada, dove ora vive e opera.
Premio per la Civiltà Veneta: Giuseppe Battiston
Giuseppe Battiston, giovane e già affermato attore, che si è imposto all’attenzione del pubblico per le sue interpretazioni in opere teatrali e film diretti da registi tra i più accreditati nel panorama cinematografico italiano, da Silvio Soldini a Carlo Mazzacurati, a Giuseppe Albanese. E’ considerato un attore in grado di trasformare in straordinario qualsiasi ruolo gli venga affidato, dimostrando come anche una parte non da protagonista possa diventare fondamentale per la qualità e il successo di un film.
Premio per la Civiltà Veneta: Arrigo Cipriani
Arrigo Cipriani, paradigma dell’ospitalità veneta, patron e animatore del mitico Harry’s Bar, eccellenza italiana oggi divenuta, anche grazie al contributo della nuova generazione entrata in azienda, una moderna organizzazione con strategie globali ed un piccolo impero costituito di resorts, ristoranti e alberghi diffusi nei cinque continenti. Un successo che deve il suo segreto alla capacità di rimanere sempre uguali a sé stessi, proteggere lo stile della consueta accoglienza e di quel gusto italiano che ne hanno fatto una leggenda, luogo di incontro di scrittori, artisti ed aristocratici.
Premio per la Civiltà Veneta: Massimo Marchiori
Massimo Marchiori, giovane matematico e informatico, uno dei protagonisti della rivoluzione tecnologica del web che ha cambiato il mondo. Inventore dell’algoritmo alla base del motore di ricerca Google, impegnato nello sviluppo del web 3.0, ha ricoperto ruoli di rilievo in organismi internazionali come il celebre Mit di Boston. Ex “cervello in fuga dall’Italia”, ha ora deciso ritornarvi e “rimboccarsi le maniche qui”, per dare un contributo al proprio Paese.
Premio Internazionale Masi Grosso d’Oro Veneziano: Don Luigi Mazzucato
Don Luigi Mazzucato, padovano, è un uomo tenace e infaticabile: due qualità che gli hanno permesso di essere per mezzo secolo, dal 1955 al 2008, l’illuminato timoniere del Cuamm, Medici con l’Africa. Si tratta del Collegio Universitario Aspiranti Medici Missionari, la prima Organizzazione non governativa in campo sanitario riconosciuta in Italia, nata nel 1950 con lo scopo di formare medici per i Paesi in via di sviluppo. Sotto la sua guida il Cuamm ha scelto di operare principalmente nel continente africano e di promuovervi il diritto umano fondamentale alla salute come primo strumento per consentire il riscatto di un continente ricco di risorse naturali e soprattutto umane. “L’Africa è un paese dove la metà della popolazione ha meno di quindici anni e dove è palpabile la voglia di fare, di affermarsi, di riscattarsi” spiega don Luigi Mazzucato. E’ sufficiente citare alcune cifre per inquadrare la portata dell’attività svolta in oltre cinquant’anni dall’Associazione: 214 strutture sanitarie realizzate in 40 Paesi diversi, oltre 1300 medici e 250 tra infermieri e tecnici partiti per l’Africa, dove alcuni sono rimasti mesi, altri anni, altri per l’intera vita. Tutti, come spiega Don Luigi Mazzucato, sono stati animati dalla stessa convinzione, quella che “un mondo diverso è possibile”.
Oggi il Cuamm è presente in Etiopia, Mozambico, Tanzania, Uganda e Sudan con 37 progetti principali e 80 volontari, con un’attività che si svolge in 25 distretti, che si occupano di servizi di sanità pubblica, assistenza materno-infantile, lotta all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria, tre centri di riabilitazione motoria e anche quattro scuole per infermieri e tre università. Queste ultime sono nate negli anni allo scopo di rendere l’Organizzazione sempre meno assistenzialista e sempre più orientata alla formazione di medici africani istruiti nelle loro università. Nel 2008 don Luigi Mazzucato, uomo schivo e gentile malgrado il duro impegno della sua missione, ha lasciato a don Dante Carraro, sacerdote e medico, la direzione dell’Organizzazione, dove però continua a operare con lo stesso impegno e la stessa tenacia, anche alla ricerca di fondi, sempre più difficili da reperire. “Il problema è che se chiedi soldi per la gestione corrente di un reparto di pediatria, o per dare il sistema fognario ad un ospedale, nessuno ti darà mai nulla. Gli sponsor europei esigono malattie capaci di dare visibilità e quindi far notizia sui giornali: Aids, per esempio, o il sonno della mosca tse-tse. Per queste situazioni estreme trovi immediatamente ambulanze e finanziamenti per costruire ospedali. Le donne che muoiono di parto nella savana, invece, non importano a nessuno” spiega. Per la sua infaticabile attività, don Luigi Mazzucato ha ricevuto nel novembre 2010 la laurea Honoris Causa in Istituzioni e politiche dei diritti umani e della pace dell’Università di Padova.

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