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IDEE DI FUTURO

Un packaging del vino più sostenibile, a partire dal vetro: la “Call to Action” da Slow Wine Fair

Al via la campagna che invita tutti i player della filiera a lavorare per bottiglie più leggere, per ridurre emissioni e consumo di materie prime

La sostenibilità, ambientale, sociale ed economica, è un mantra, anche nel mondo del vino. E se moltissimo è stato fatto a livello di produzione, con tanti investimenti in vigna e in cantina, per diminuire l’impatto ambientale della prima fase della filiera vitivinicola, ora il focus si allarga anche sul packaging, elemento fondamentale se si considera che oltre la metà del vino prodotto nel mondo, ormai, secondo le stime dell’Oiv, viene consumato fuori dal Paese di produzione. E, ovviamente, l’elemento che impatta di più, è la bottiglia di vetro, sia nella sua fase di produzione, che nei trasporti. E proprio sulla bottiglia si concentra “Alleggeriamo le nostre bottiglie: un peso minore sul pianeta, un passo in avanti per la sostenibilità del vino”, la “Call to Action” lanciata da Slow Food e Slow Wine alla Slow Wine Fair 2025, da Bolognafiere, insieme a Sana Food (che si può firmare qui), ed anticipata, ieri a WineNews, da Giancarlo Gariglio, alla guida della Slow Wine Coalition (in questo video). E che si fonda su tre punti chiave: indicazione in etichetta del peso della bottiglia per i vini fermi, tramite stampa diretta o Qr code; adozione di bottiglie leggere per i vini fermi, con un peso medio inferiore a 450 gr per 0,75 litri entro la fine del 2026; e trasparenza da parte dei produttori, ai quali viene chiesto di segnalare gli sforzi fatti per ridurre la grammatura delle bottiglie. Il tutto accompagnato dalla guida “Unpacking Wine, la guida per un imballaggio buono, pulito e giusto”.
Alcuni studi, spiega Slow Wine, mostrano che il trasporto e l’imballaggio in vetro costituiscono circa il 74% dell’impronta carbonica, mentre la viticoltura e la vinificazione contribuiscono ciascuna per il 13%.
“Il packaging dunque è un problema reale del settore vinicolo. Tanto che la situazione globale dell’inquinamento sta spingendo i legislatori a redigere leggi più severe in materia di imballaggi. Molte Nazioni, tra cui Inghilterra e Paesi Scandinavi, sono già all’avanguardia e in altri ci sono proposte in fase di attuazione. La richiesta di Slow Food è rivolta a produttrici e produttori, ma la battaglia si vince se tutta la filiera è protagonista, a cominciare dai rivenditori - distributori, enotecari, ristoratori - che devono promuovere alternative sostenibili e informare i consumatori. E questi devono uscire anche da logiche non reali e da narrazioni fuorvianti, che spesso vedono abbinare le bottiglie più pesanti a vini di qualità superiore”. Ogni kg di vetro pesa 2,7 kg di Co2, sottolinea ancora Slow Wine. Il peso delle bottiglie influisce infatti sia sul costo del vino sia sulla Co2 prodotta, tanto in fase di lavorazione quanto durante il trasporto. Alleggerire il peso delle bottiglie comporterebbe quindi una notevole riduzione dell’impatto sull’ambiente, tenendo conto che ogni anno ne vengono prodotte più di 30 miliardi. A questo si aggiunga che il vetro è prodotto a partire da una risorsa naturale, la sabbia, che non possiamo sovrasfruttare all’infinito.
“Il packaging e gli imballaggi hanno un impatto che solo apparentemente è secondario - ha affermato Federico Varazi, vicepresidente Slow Food Italia - e per portare avanti questo impegno, da Slow Wine Fair lanciamo una “Call to Action”, cui hanno aderito già molti consorzi e che invitiamo tutte e tutti a firmare, e forniamo strumenti preziosi, un vero e proprio kit degli attrezzi utile ad approfondire questa tematica”.
Per questo Slow Wine Fair è stata anche l’occasione per presentare “Unpacking Wine”, la guida pubblicata da Slow Wine insieme a Porto Protocol, rete che riunisce imprese di tutto il mondo proprio per condividere informazioni e lavorare sul tema della sostenibilità del packaging del vino (ne fanno parte realtà italiane come Salcheto, Pasqua, Manincor, San Polino ed Equalitas, tra le altre, ma anche big mondiali come Gonzalez Byass dalla Spagna, Concha y Toro dal Cile, Catena Zapata dall’Argentina, Joseph Drouhin e M. Chapoutier dalla Francia, per fare degli esempi). “Un lavoro che rappresenta il frutto delle testimonianze e delle esperienze virtuose di più produttori e su più continenti raccolte negli ultimi anni. L’intento è fornire un kit di strumenti dedicato a tutti i consumatori che vogliono fare scelte più consapevoli quando si tratta di vino, a tutti i produttori di vino che vogliono sostenere il cambiamento e a chi il vino lo racconta e lo vende”.

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