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SCIENZA E ALIMENTAZIONE

Un piatto di pasta ci rende felici: lo conferma la ricerca dell’Università Iulm

Per gli italiani spaghetti & co sono il cibo con il miglior rapporto “felicità/prezzo”: con 23 kg annui a testa siamo i maggiori consumatori mondiali

In fondo lo sapevamo già, ma adesso arriva la conferma ufficiale della scienza: un piatto di pasta ci rende felici. Lo rivela lo studio del “Behavior & Brain Lab” dell’Università Iulm di Milano, realizzato per i pastai italiani di Unione Italiana Food (Uif), che, per la prima volta, ha indagato la sfera emotivo-gratificatoria per capire come, quanto e perché siamo felici quando mangiamo un piatto di pasta, tracciando cosa “accende” nel nostro cervello una buona forchettata di spaghetti.
Numerosi studi nutrizionali hanno dimostrato che, grazie all’apporto di triptofano, un buon piatto di pasta stimola le endorfine e il buonumore. Quello che non sapevamo è che esiste anche un meccanismo emozionale e neurofisiologico alla base del benessere psicofisico che si prova mangiando un piatto di pasta, che per la prima volta è stato misurato scientificamente. Una vera e propria esplosione di felicità, pari o addirittura superiore all’emozione suscitata dalla nostra canzone preferita o da un gol dell’Italia. Per farlo, i ricercatori hanno utilizzato le metodologie neuroscientifiche e del brain tracking simili a quelli che servono per la macchina della verità (l’analisi delle espressioni del volto, delle attivazioni cerebrali legate alle emozioni, della variazione del battito cardiaco e della micro-sudorazione) su un campione di 40 soggetti (20 donne e 20 uomini) di etа compresa tra i 25 e i 55 anni e senza allergie o intolleranze alimentari. Lo studio ha individuato il tipo di reazione emotiva e il relativo grado di coinvolgimento dell’assaggio di un piatto di pasta, in comparazione ad alcune attività preferite come ascoltare musica, o guardare le Olimpiadi, una partita di calcio o tennis.
Lo studio conferma che mangiare pasta provoca uno stato emotivo-cognitivo positivo con dei risultati uguali, se non addirittura superiori, rispetto a quelli registrati con musica e sport. I quattro parametri di analisi esaminati ci dicono anche che l’esperienza emotiva vissuta durante la degustazione della pasta preferita è pari a quella generata dalla rievocazione di ricordi felici. In particolare quelli legati alla famiglia.
Si può parlare, quindi, di effetto “smile” della pasta? “Attraverso questo studio la scienza si è messa al servizio delle emozioni per certificare che pasta e felicità sono una cosa sola - afferma Vincenzo Russo, professore di Psicologia dei Consumi e Neuromarketing dell’Università IULM, fondatore e Coordinatore del Centro di Ricerca di Neuromarketing “Behavior & Brain Lab” - I risultati ci dicono che sono proprio i momenti in cui mangiamo la pasta quelli che ci attivano maggiormente a livello emotivo. È, quindi, l’atto vero e proprio di assaggiare e assaporare il piatto nel suo pieno sapore a stimolare le memorie e le emozioni più positive. Questa attivazione cognitiva ed emotiva determinata dall’assaggio della pasta è così forte, piacevole e coinvolgente da persistere anche nei momenti successivi all’aver mangiato”.
Indagando le abitudini di consumo dei partecipanti al test, alla domanda “quando mangi la pasta?”, la risposta che ha generato un punteggio più alto è “quando mi sento felice” con 4,54 su una scala Lickert da 1 a 6. Il suo consumo, in particolare, è legato a momenti di condivisione familiare (5,10) e amicizia (5,07). Inoltre, la maggioranza del campione (40%) identifica come comfort food proprio la pasta. Interrogati sulle tre parole da associare alla pasta, subito dopo i riferimenti specifici al gusto e all’identità (“Italia”, “buona”) l’unica emozione immediatamente associata è la felicità. E alla domanda “quanto ti rende felice mangiare la pasta?”, il 76% degli utenti ha risposto “molto”.
Insomma, è anche per la sua capacità di evocare una carica emotiva positiva se un alimento tipico della tradizione riesce a mantenersi protagonista della spesa. Lo confermano i dati di Unione Italiana Food: la pasta è consumata da tutti gli italiani o quasi (99%), in media circa 5 volte a settimana, per un totale di 23 kg annui pro capite, dato che ci rende i più grandi consumatori mondiali.
“Abbiamo sempre saputo che un buon piatto di pasta rende le persone felici, ma non sapevamo perché e fino a che punto - afferma Riccardo Felicetti, produttore con il Pastificio Felicetti e presidente dei pastai italiani di Unione Italiana Food (Uif) - ora arriva la conferma da questa ricerca che abbiamo commissionato alla Iulm nella quale la pasta viene eletta a cibo della felicità, o come piace dire a noi pastai, con il miglior rapporto “felicità/prezzo”. E portare un po’ di felicità nelle case degli italiani, in un momento come questo, per noi pastai è davvero fonte di soddisfazione e di orgoglio”.
Secondo il World Happiness Report 2022, che ogni anno realizza una classifica sui Paesi in cui le persone si sentono piщ felici, l’Italia è al 31° posto (l’anno scorso era al 25°), in un ranking che comprende 146 Paesi. Nonostante il report parli di un buon livello di resilienza in Italia, sono i giovani a lamentare una minore soddisfazione di vita. E non è solo una questione socioeconomica. Un altro interessante studio, firmato dall’Università di Warwick, Glasgow e dell’Alan Turing Institute di Londra, ci dice che oggi in Italia ci troviamo ai minimi storici della felicità anche se guardiamo agli ultimi 200 anni di storia del mondo. Non è un caso che sui canali social hanno sempre piщ successo foto e video che mettono in scena, senza schermi, i sentimenti positivi. “È in un contesto come questo che le persone hanno bisogno di celebrare la felicità che, a volte, risiede nelle piccole cose, come gustare il proprio piatto di pasta preferito” conclude Felicetti.
Dagli anni Sessanta ad oggi, una vasta letteratura scientifica, tra cui tre studi pubblicati sulla rivista The Lancet Public Health, hanno confermato che la pasta, ricca di triptofano e vitamine del gruppo B, è alleata del buonumore a livello nutrizionale. “I carboidrati sono delle molecole fatte di zucchero, quindi lo zucchero assunto dal nostro intestino e arrivato al cervello determina questa sensazione di benessere - afferma il professor Piretta, nutrizionista gastroenterologo e docente dell’Università Campus Bio-Medico di Roma - nel tratto intestinale ci sono dei recettori del gusto che agiscono anche sul sistema nervoso centrale attraverso dei meccanismi ormonali e neuro-ormonali che ci danno una memoria dell’assunzione dello zucchero. Quando si mangiano carboidrati quindi si stimolano le endorfine che trasmettono una sensazione di benessere. Infine, i carboidrati complessi come la pasta, assicurano un apporto sufficiente di triptofano, l’aminoacido precursore della serotonina, che regola l’umore. E le vitamine del gruppo B, presenti in quantità maggiore nella pasta integrale, implicano il rilassamento muscolare; soprattutto la B1, fondamentale per il sistema nervoso centrale, stimola la produzione di serotonina”.

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