La svolta green è arrivata anche nelle cure e nel mantenimento del benessere psicofisico. Secondo la Coldiretti infatti sono ben 7,8 milioni gli italiani che utilizzano piante o estratti di piante per curarsi fisicamente e psicologicamente, in certi casi sostituendo le medicine più tradizionali. Non è un caso che la Coldiretti si concentri sul tema proprio adesso: è di oggi infatti l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri della storica riforma della Legge 6 gennaio 1931, n. 99, ormai vecchia di quasi 90 anni, che disciplina coltivazione, raccolta e commercio delle piante officinali. Il consumo di piante officinali in Italia ha superato le 25.000 tonnellate annue, ma il 75%, precisa la Coldiretti, è rappresentato però dalle importazioni dall’estero: un dato assurdo, visto che il 62% degli italiani intervistati per un sondaggio di Coldiretti/Ixè si difendono dai malanni di stagione con i cosiddetti “rimedi della nonna”. Era quindi necessaria una nuova legge che rispondesse alle esigenze di regolazione del settore delle piante officinali, a tutela delle specie presenti sul territorio.
Secondo i dati riportati nel Piano di settore delle piante officinali, sono 2.938 le aziende agricole italiane con una superficie investita a “piante aromatiche, medicinali e da condimento” per un totale complessivo di 7.191 ettari. La nuova norma, spiega la Coldiretti, agevola la possibilità per gli imprenditori agricoli di coltivare, raccogliere e realizzare una prima trasformazione, sulla base di quanto previsto dalla legge di orientamento. Il testo unico in materia di coltivazione, raccolta e prima trasformazione delle piante officinali è quindi da considerare il risultato finale del Tavolo di filiera delle piante officinali, istituito nel 2013, e, tenendo conto delle normative europee, adegua la disciplina in vigore dando un nuovo assetto al settore, in modo da favorirne la crescita e lo sviluppo e da valorizzare le produzioni nazionali, garantendo al contempo una maggiore trasparenza e conoscenza al consumatore finale.
Quindi il decreto, in pratica, delinea una nuova definizione di piante officinali, prevedendo inoltre l’istituzione dei registri varietali delle specie di piante officinali, nei quali sono elencate le piante officinali ammesse alla commercializzazione e sono stabilite le modalità e le condizioni per la certificazione delle sementi; chiarisce anche, in maniera inequivoca che la coltivazione, la raccolta e la prima trasformazione delle piante officinali sono considerate a tutti gli effetti attività agricole; trattandosi di piante spontanee, ne disciplina appunto la raccolta libera, in modo da evitare il depauperamento delle aree a questa destinate e da favorire una maggiore conoscenza delle stesse zone, delle piante e dell’ambiente in cui si sviluppano. Infine prevede, per le Regioni, la possibilità di istituire, nel rispetto della normativa dell’Unione Europea, marchi finalizzati a certificare il rispetto di standard di qualità nella filiera delle piante officinali.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024