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UNA RAFFINATISSIMA OPERA IN BIANCO E NERO SUL LEGAME TRA VINO E ARTE: E’ “IL BELLO DI BACCO” DI PAOLO MENON, DIARIO DI VIAGGIO TRA PITTURA E SCULTURA DEDICATA AL DIO DELLA VITE

Un’edizione speciale in tiratura limitata sul legame tra arte e vino: è “Il bello di Bacco” (Edizioni Centro Diffusione Arte, 47 euro), raffinato volume di Paolo Menon (www.paolomenon.com).
Stampato esclusivamente in bianco e nero su carta in fibra di legno eburnea, progettato e impaginato su grande formato (30 per 40 centrimetri), ad esclusione dell’ultimo capitolo che illustra a colori i più recenti lavori di Menon, il libro è un diario di viaggio che fa riflettere il lettore sull’importanza del segno, oltre il colore, con cui nei secoli gli artisti hanno strutturato il fascino ambiguo e a volte brutale del dio della vite e della vegetazione.
“Sin dal primo capitolo - spiega Menon - ci addentreremo nell’affascinante mondo del vino dipinto e scolpito dai più grandi artisti del mondo con la curiosità e l’emozione di chi affronta un viaggio per la prima volta nel mito bacchico, lungo la storia dell’arte. Cartina alla mano, dunque, perché il lettore possa individuare da subito - come per chi viaggia - le grandi aree che interessano le arti maggiori e minori, dove il vino è simbolo di vita e sinonimo di immortalità. Attraverso l’arte scopriremo quindi come la bevanda sacra all’uomo e agli antichi dèi, rappresenti i grandi temi della vita: la realtà e la finzione, il piacere e l’oblio, la verità e la menzogna, la ricchezza e la povertà, nel sacro come nel profano”.
Il libro, che ha come sottotitolo “Appunti di viaggio nelle eleganti terre enoiche dell’arte”, è un percorso in compagnia dei più grandi pittori e scultori che nei secoli e nelle civiltà del bere hanno interpretato il frutto della vite come alimento per il corpo e bevanda per lo spirito. Filo conduttore di questa affascinante storia sarà soprattutto Dioniso, o meglio il diffondersi del culto della vite in Europa, in Asia e in Africa settentrionale.
Creativo a tutto tondo, Menon inizia con la pittura, per poi diventare graphic designer, giornalista, art director e tornare nuovamente alle prese con le tele e la scultura. Grafico editoriale fin dagli inizi degli anni Settanta, diventa art director di rinomati settimanali e mensili. Fonda e dirige periodici di nicchia con raffinata cura estetica, caratterizzata da una comunicazione chiara e da uno stile grafico semplice, originale e aristocratico.

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