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ALCOL E SALUTE

Unione Italiana Vini (Uiv): “su “health warning” la Commissione Ue fa cerchiobottismo”

Il portavoce De Keersmaecker: “nessuno contro il vino, ma lavoriamo su revisione delle etichette”. Coldiretti: “italiani spaventati dalle polemiche”
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Il servizio del vino (ph: Rowan Heuvel Unsplash)

Se dovevano servire a stemperare le polemiche sul caos che infuria, ormai anche a livello di media nazionali e generalisti, sul tema “alcol e salute”, le parole del portavoce della Commissione Europea Stefan De Keersmaecker sul tema, che abbiamo già riportato qui, hanno innescato una nuova reazione da parte delle rappresentanze di vino e dell’agricoltura italiana. “Delusione per le dichiarazioni di oggi del portavoce della Commissione Europea Stefan De Keersmaecker. Ancora una volta nessun chiarimento è stato presentato rispetto ad una proposta, quella dell’Irlanda, che, secondo Unione Italiana Vini (Uiv) contrasta con il principio della libera circolazione delle merci all’interno dell’Unione Europea, principio che la Commissione dovrebbe difendere”, ha detto l’importante organizzazione delle imprese del vino italiane, guidata da Lamberto Frescobaldi, commentando le parole di De Keersmaecker, che, in sostanza, ha detto che “nessuno è contro il vino”, ma anche che la revisione sul regolamento per l’etichettatura nel quadro del Beating Cancer Plan va avanti.
“Ci pare - ha detto il segretario generale Unione Italiana Vini (Uiv), Paolo Castelletti - che, su argomenti di questa importanza, siano controproducenti le odierne dichiarazioni cerchiobottiste: da una parte, si afferma che “nessuno è contro il vino”, e, dall’altra, si annuncia “una revisione delle etichette”, oltre ad una “riduzione del consumo dannoso di alcol di almeno il 10% entro il 2025”.
Nel cercare di comprendere - ha aggiunto Castelletti - come un taglio lineare del 10% possa riferirsi ai soli consumi dannosi ed a che tipo di revisione si faccia riferimento, chiediamo alla Commissione per quale motivo, anche nel caso irlandese, non si sia tenuto conto del voto dell’Europarlamento che, ad inizio 2022, aveva espunto l’ipotesi degli health warning dal Cancer Plan. Ci appelliamo, infine, alle istituzioni italiane, a partire dal Ministero della Salute, affinché esprimano la propria posizione su un tema che non deve più originare equivoci”.
Nelle dichiarazioni di oggi - rileva inoltre Unione Italiana Vini (Uiv) - il portavoce della Commissione Ue afferma poi che è in corso un lavoro tecnico sulla revisione delle norme europee in materia di etichettatura. L’organizzazione delle imprese italiane del vino si chiede perciò quale sia il senso di far proliferare iniziative unilaterali degli Stati membri - sdoganando messaggi allarmistici senza un ampio dibattito - se l’obiettivo della Commissione dovrebbe essere quello di armonizzare a livello Ue questa materia così complessa e delicata. A questo proposito inquieta la risposta scritta, in data 10 gennaio 2023, del Commissario alla Salute Stella Kyriakides in cui fa riferimento all’intenzione della Commissione di adoperarsi per introdurre avvertenze sanitarie sulle etichette delle bevande alcoliche”.
Il timore, sempre più fondato, è che ci sia una divaricazione tra le decisioni politiche prese dal Parlamento Europeo e l’effettiva attuazione da parte della sua Commissione. Un precedente pericoloso, che mette a rischio gli stessi obiettivi statutari dell’Unione Europea, secondo Unione Italiana Vini (Uiv).
Intanto, però, “le polemiche sull’allarme in etichetta rischiano di spaventare ingiustamente più di 1 italiano su 2 (54%) che beve vino, che, nel Belpaese, è diventato l’emblema di uno stile di vita lento, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre proprio all’assunzione sregolata di alcol”, dice la Coldiretti. Secondo la quale, la dichiarazione della Commissione “fa seguito a ripetuti blitz a livello comunitario di penalizzare il settore come il via libera concesso all’Irlanda ad adottare un’etichetta per vino, birra e liquori con avvertenze “terroristiche”, ma anche il tentativo di escluderlo dai finanziamenti europei della promozione nel 2023, sventato anche grazie all’intervento della Coldiretti, afferma la stessa Coldiretti.
Il giusto impegno dell’Unione Europea per tutelare la salute dei cittadini, secondo la Coldiretti, non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate. È del tutto improprio - precisa ancora la Coldiretti - assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino. Un approccio ideologico nei confronti di un alimento come il vino che fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea e conta diecimila anni di storia e le cui tracce nel mondo sono state individuate nel Caucaso mentre in Italia si hanno riscontri in Sicilia già a partire dal 4100 a.c.

Per l’Italia si tratta anche di difendere la leadership nazionale nella produzione ed esportazione di vino, con il made in Italy enoico che vale complessivamente 14 miliardi e dove trovano occasioni di lavoro 1,3 milioni di persone con i vigneti che - sottolinea la Coldiretti - coprono un territorio di 650.000 ettari. Un settore che ha scelto da tempo la strada della qualità con le bottiglie tricolori che sono destinate per il 70% a Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% per i vini da tavola”.

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