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VINO E LEGGE

Usa, in Tennessee il processo che potrebbe rivoluzionare le regole del commercio enoico

“Tennessee Wine & Spirits Retailers Association v. Zackary Blair et al”, scricchiola la tenuta del 21esimo Emendamento

“Tennessee Wine & Spirits Retailers Association v. Zackary Blair et al”: nel mondo anglosassone, ed ancor più in quello statunitense, la giurisprudenza poggia sulle sentenze, e quella che arriverà dal processo che vede contrapposta l’associazione dei rivenditori di wine & spirits del Tennesse a Zackary Blair, direttore esecutivo della Tennessee Alcoholic Beverage Commission, al via domani, potrebbe fare storia e rivoluzionare la legislazione sulla vendita di vino non solo in Tennessee, ma in tutti gli Stati Uniti. Ma procediamo con ordine, il preambolo è fondamentale per avere un quadro completo.
Nel 2016, la famiglia Ketchum si trasferisce dallo Utah al Tennessee, dove decide di aprire un negozio di vino. E qui inizia l’Odissea
, perché alla richiesta della licenza per la vendita degli alcolici, presentata alla Tennessee Alcoholic Beverage Commission (TABC), la Tennessee Wine & Spirits Retailers Association (Twsra) risponde di no: ci vogliono un minimo di due anni di residenza nello Stato, per legge, e minaccia di citare in giudizio la TABC se avesse forzato la mano proseguendo nell’iter e aprendo un negozio in franchising della catena Total Wine & More. La Corte d’Appello dichiara la norma del Tennessee incostituzionale, ed esplode, anche mediaticamente, il caso “Tennessee Wine & Spirits Retailers Association v. Zackary Blair et al”, definito dal magazine Usa “Wine Spectator” il dibattimento più importante, per le sorti del vino, degli ultimi 14 anni.
Al centro, l’impianto stesso del 21esimo Emendamento, che dal 1933, ossia dalla fine del Proibizionismo, lascia agli Stati il controllo sulle licenze per la vendita del vino, e, nella sua seconda parte, definisce degli obiettivi ben chiari e sottolineati da diverse sentenze passate: mantenere la sobrietà e regolamentare il mercato. L’obbligo di residenza per un minimo di due anni nello Stato del Tennessee per poter vendere vino, e ben dieci per una licenza che non debba essere rinnovata ogni anno, in questo senso, appare come una forma di protezionismo, così come il divieto per le aziende a vendere direttamente il proprio vino a clienti di altri Stati, al centro del processo “Granholm v. Heald”, che nel 2005 portò ad un’altra sentenza fondamentale, che ha aperto le porte alla vendita diretta, oggi permessa anche tra Stato e Stato in Alaska, California, Idaho, Louisiana, Nebraska, Nevada, New Hampshire, New Mexico, North Dakota, Oregon, Virginia, Washington, D.C., West Virginia e Wyoming. Tornando al caso “Tennessee Wine & Spirits Retailers Association v. Zackary Blair et al”, domani inizieranno le audizioni, questa volta il 21esimo Emendamento scricchiola davvero, con all’orizzonte una piccola rivoluzione per la commercializzazione del vino in Usa.

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