La Francia, come abbiamo raccontato qualche giorno fa, ha un problema. Anzi, più di un problema, ma tutto si può ridurre ad un dato: il calo dei consumi - nazionale e globale - di vino rosso, una tendenza ormai consolidata, difficile da ribaltare, almeno sul medio periodo, che ha spinto diversi territori - da Bordeaux alla Valle del Rodano - nella condizione di immaginare un futuro diverso. Partendo da un riequilibrio del rapporto tra domanda e offerta, oggi sbilanciatissimo, specie perché, ad eccezione della 2022, le ultime vendemmie sono state tutt’altro che generose, portando in cantina volumi decisamente inferiori alla media.
Nella Costa del Rodano, ad esempio, la raccolta 2022 è stata superiore del 5% a quella del 2021, ma le vendite di vino sfuso, nella campagna 2021/2022, hanno subito un calo del 3%. Il risultato diretto è un sensibile aumento, negli ultimi 12 mesi, delle scorte in cantina, un pessimo prologo alla campagna 2022/2023, che sipreannuncia ancora più difficile di quella precedente, perché ad aggravare una probabile diminuzione dei prezzi c’è il boom dei prezzi delle materie prime e dell’energia, che rischia di mettere in ginocchio molte aziende del territorio.
Quello della sovrapproduzione, del resto, è un problema che riguarda anche l’Italia, in vista del 2023, come hanno raccontato, da Wine2Wine, i dati previsionali dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly (qui), a cui il Syndicat Général des Vignerons des Côtes du Rhône ha deciso di dare una prima risposta concreta. Il 25 ottobre, infatti, l’associazione dei produttori della regione, guidata dal presidente Denis Guthmuller, ha inviato ufficialmente al consiglio di amministrazione dell’Organisme de Défense et de Gestion la domanda per l’espianto definitivo dei vigneti e la distillazione di crisi, che verrà presentata oggi al consiglio del comprensorio vitivinicolo Vallée du Rhône-Provence. Non si parla ancora di numeri, in termini di ettari di vigneti da espiantare ed ettolitri di vino da distillare (la Igp Vaucluse, invece, ha chiesto la distillazione per 100.000 ettolitri di rosati), né di strumenti economici (a Bordeaux la richiesta è di 10.000 euro ad ettaro), ma il segnale è importante.
Il ridimensionamento dell’offerta di vini rossi, però, nel Rodano va di pari passo con una ristrutturazione del vigneto per sviluppare la produzione dei vini bianchi, il cui raddoppio entro il 2030 è un obiettivo reale. L’idea, a patto che la Ue dia luce verde, è quella di un espianto temporaneo, con un compenso per i raccolti persi, a cui, dopo qualche anno di riposo dei terreni, dovrebbe seguire l’impianto di nuovi vigneti, di varietà a bacca bianca. L’ostacolo maggiore, in questo contesto, è economico, perché il Ministero dell’Agricoltura di Parigi non sembra convinto di usare i fondi europei dell’Ocm Vino, specie perché l’espianto non è più una misura autorizzata all’interno della Pac. Resta invece in pista la possibilità di usare i fondi del Feasr, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale.
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