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NEI CALICI DI DOMANI

Valpolicella Superiore, nel futuro della Valpolicella c’è più territorio e meno metodo

Il vino storico e contemporaneo della denominazione al centro di “Venezia Superiore”, firmato dal Consorzio Vini Valpolicella

È al tempo stesso vino storico e contemporaneo. Il Valpolicella Superiore è tra i vini della principale denominazione rossa del Veneto quello che, se ottenuto da uve fresche, più rispecchia nel bicchiere il territorio. Il Superiore ha oggi grandi potenzialità di crescita. In linea con gli attuali gusti dei consumatori - orientati su vini leggeri, fruttati e di gradazione alcolica moderata - che penalizzano i rossi, tra cui l’Amarone (-17% nel 2023 sul 2022), il Superiore si giova dell’aumento delle temperature che consentono a Corvina ed a Corvinone, le varietà autoctone principali dell’uvaggio valpolicellese, di arrivare a piena maturazione rendendo superflue le surmaturazioni e gli appassimenti, superando quel limite che ha consolidato il ricorso al metodo della messa a riposo delle uve per raggiungere gradazione e corpo adeguati. Grandi potenzialità che il Consorzio di tutela ha colto diversi anni fa quando ha intrapreso un percorso di studio e valorizzazione del Valpolicella Superiore e sulla promozione con eventi come la due giorni “Venezia Superiore” in Laguna (5/6 luglio), che ha offerto un approfondimento sulla tipologia ed a un pubblico di 600 winelovers, nella Loggia Maggiore della Pescheria di Rialto, cinquanta referenze in degustazione di Valpolicella doc e Valpolicella Superiore Doc di trentotto aziende con annate dal 2013 al 2022.
“Il Valpolicella Doc Superiore è protagonista di una new wave produttiva e commerciale - ha illustrato il presidente del Consorzio Vini Valpolicella, Christian Marchesini, intervistato da WineNews - una visione strategica e condivisa che punta a incrociare le tendenze dei consumatori nazionali e internazionali sempre più inclini a premiare la qualità in abbinata alla versatilità. Per questo i produttori della denominazione sono sempre più orientati a scommettere sul Valpolicella Superiore modernizzandone anche i canoni di presentazione. Su 20 milioni di bottiglie di Valpolicella Doc, 4,5 milioni sono di Superiore, quasi interamente distribuite nel canale horeca. Ancora una nicchia, che, tuttavia, sta raccogliendo il favore dei produttori”.
Scommettere sul Valpolicella Superiore vuol dire puntare più territorio e meno sulla tradizione, ma il Consorzio lo sta facendo con il supporto di dati basati su una ricerca specifica e su tendenze di mercato che saranno a breve condivisi con la base produttiva in incontri dedicati. “Il progetto - ha spiegato Marchesini - è quello di fare un’analisi delle caratteristiche dei Valpolicella Superiore presenti sul mercato, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Viticole ed Enologiche dell’Università di Verona, e del cambiamento di gusto da parte dei consumatori per condurre i produttori in questa direzione. Abbiamo iniziato a ragionare su questo 5 anni fa e termineremo quando affronteremo anche la questione dei cru, di cui è prematuro parlare, inserendo nel disciplinare regole basate sui risultati ottenuti in questi anni di ricerca. Dai nostri dati, il Valpolicella Superiore risulta prodotto fondamentalmente dalla piccole e medie aziende della denominazione e quindi la tutela di questo vino ci dà l’opportunità di favorire l’ottenimento del giusto reddito dal sistema Valpolicella e per cercare di ridurre il “drenaggio” sul mercato di Valpolicella conseguente alla produzione di Valpolicella Ripasso”. Il numero di bottiglie di Valpolicella Superiore è in crescita e al contempo è in atto un cambiamento di stile che rappresenta il vulnus di questa tipologia che non ha un suo profilo ben definito. Si va da Superiore freschi ed eleganti da uve fresche, vinificati in acciaio e passati in legni esausti che non marcano, a vini opulenti ottenuti da uve appassite passati in legno.
“Assaggiando i vini, leggendo la letteratura dedicata e parlando con i produttori non emerge una idea precisa di quello che dovrebbe essere lo stile tipico del Valpolicella Superiore e, quindi, - ha spiegato JC Viens, l’educatore Wset, ambasciatore del vino italiano e collaboratore del Consorzio, aprendo la masterclass sul rosso di territorio nell’ottocentesco Molino Stucky, splenddida location Hotel Hilton Venice - questo incontro ha l’obiettivo di stimolare la riflessione su questo tema e di attirare l‘attenzione su una tipologia che ha grandi potenzialità non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Il Valpolicella Superiore rappresenta soltanto poco più del 7% del totale del Valpolicella. Molto poco perché i produttori si concentrano sul Ripasso certo, ma anche perché la tipologia così come è oggi crea confusione tra gli operatori. Tuttavia questa percentuale è pressoché stabile dal 2012 e ciò dimostra una fidelizzazione al prodotto. La maggior parte dei produttori con cui ho parlato in questi anni, infatti, è convinta che il Superiore giocherà un ruolo importante in futuro”.
Le ragioni delle potenzialità del Valpolicella Superiore sono state spiegate nella dettagliata analisi di Viens a partire dal primo Disciplinare di produzione del 1968, basato - come tutti i disciplinari dell’epoca - sulle pratiche esistenti che fotografavano l’attualità. “Rispetto ad allora - ha sottolineato JC Viens - il territorio di produzione è rimasto il medesimo e non c’è mai stato un allargamento, a dispetto del nome “allargata” con cui si individuava la parte ad est della denominazione (oggi denominata “orientale”, ndr). Un territorio che presenta condizioni uniche a livello macro che mitigano gli estremi climatici, con il Lago di Garda ad ovest, l’Adriatico ad est e i Monti Lessini a nord, e micro legate non solo all’enorme variabilità dei suoli delle sue valli, ma anche ai versanti, alle esposizioni e alle altitudini. Un insieme di condizioni che unitamente all’intensità di luce molto più elevata che in Champagne o in Borgogna, ne costituiscono l’eccezionalità. A questo si aggiunge l’estrema sensibilità al territorio della Corvina e del Corvinone capaci di leggere e restituire nel vino ogni microclima, come accade per il Pinot noir in Borgogna. E questa è una grande opportunità per caratterizzare il Valpolicella Superiore”.
Se sul disciplinare del 1968 le varietà autoctone oggi consentite sono un poco differenti - includono, oltre alla Corvina Veronese anche il Corvinone (entrambi al 45-95%) a cui si aggiungono varietà a bacca rossa di Verona (tra cui la Rondinella prevista esplicitamente nel 1968), e di autoctoni italiani - i parametri che contraddistinguono il Valpolicella e il Valpolicella Superiore sono gli stessi di allora (rispettivamente gradazione alcolica complessiva 11 e 12%; estratto secco etto 18 e 20% e per il Superiore minimo 12 mesi di invecchiamento dal 1 gennaio dopo la vendemmia). “Il disciplinare del 1968 - ha osservato Viens - fissava uno standard qualitativo minimo che teneva in considerazione livelli produttivi più elevati e la difficoltà di maturazione di Corvina e Corvinone che per esprimersi al meglio hanno bisogno di maturazioni ottimali. Maturazioni che oggi, a fronte dell’aumento della temperatura annuale, che in Valpolicella dal 1971 ad oggi è cresciuta di 2°C, sono perfettamente raggiungibili. Ecco che il riscaldamento globale rappresenta in questo caso un’opportunità: l’intervento umano con il tradizionale appassimento per ottenere vini di maggior struttura non è più necessario lasciando spazio all’espressione delle sfaccettature del terroir”.
La degustazione di dieci Valpolicella Superiore, nella masterclass, differenti per localizzazione aziendale nella denominazione e per molti altri parametri tra cui il più caratterizzante è sicuramente il ricorso o meno all’appassimento e al passaggio in legno, ha evidenziato chiaramente come i Valpolicella Superiore da uve fresche siano più riconoscibili e di maggior bevibilità, eleganza e freschezza. Il Consorzio Vini Valpolicella punta a questa profilazione sensoriale anche per ampliare il periodo di consumo all’estate e agli abbinamenti anche con il pesce giocando su una temperatura di servizio più bassa rispetto ai canoni soliti. “Un lusso che il Valpolicella base e il Valpolicella Superiore si possono permettere, contrariamente ad altri rossi - perché Corvina e Corvinone hanno una carica tannica limitata”, parola di Gianpaolo Breda, presidente dell’Associazione Italiana Sommelier (Ais) Veneto.

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