“La vendemmia 2024 è probabilmente quella con le maggiori incognite degli ultimi anni e non solo per il forte anticipo dell’avvio che “spalmerà” le operazioni di raccolta nell’arco di quattro mesi, caso praticamente unico in Europa e legato alla grande biodiversità che caratterizza l’Italia. Uno scenario che vede le operazioni partire tradizionalmente con le uve da spumanti Pinot e Chardonnay per proseguire a settembre e ottobre con la Glera per il Prosecco e con le grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano e Nebbiolo, e concludersi addirittura a novembre con le uve di Aglianico e Nerello su 658.000 ettari coltivati a livello nazionale. Un percorso che offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia per quelle impiegate in attività connesse e di servizio”. A dirlo la Coldiretti, oggi, nell’avvio delle operazioni a Contessa Entellina, a Palermo, con la raccolta dei primi grappoli di uve Chardonnay nell’azienda agricola Di Giovanna in contrada Miccina (mentre già dal 18 luglio si vendemmia tra i filari della cantina Settesoli, a Menfi, come abbiamo raccontato su WineNews).
“Scatta in Italia una vendemmia mai così precoce, anticipata di 10/15 giorni per effetto dei cambiamenti climatici con il caldo e la mancanza di pioggia che hanno accelerato la maturazione delle uve soprattutto al Sud”, sottolinea Coldiretti nella sua analisi sulla situazione del Vigneto Italia, al centro dell’ultima riunione della Consulta vitivinicola della Coldiretti, presieduta da Francesco Ferreri, alla presenza del presidente Ettore Prandini. A pesare, quest’anno, è soprattutto il meteo, in un’Italia mai così divisa in due. “In un Meridione assediato dalla siccità le viti sembrano aver resistito più delle altre colture mentre il caldo ha bloccato sul nascere il rischio peronospora, che lo scorso anno è costata al Vigneto Italia ben 11 milioni di ettolitri in meno. La qualità delle uve è dunque ottima con un alto livello qualitativo e l’arrivo della pioggia potrebbe assicurare un buon risultato produttivo. Al Nord le incognite sono invece legate al maltempo, con nubifragi e grandinate che si sono abbattuti sui vigneti, con i viticoltori che dovranno stare sempre più attenti alla scelta del giusto momento per la raccolta e la lavorazione in cantina”. Il meteo pesa, peraltro, anche sui costi di produzione, ricorda ancora Coldiretti, dall’acqua alle strategie di protezione delle uve dagli eventi avversi e dalle malattie, con un aggravio notevole a carico dei produttori, come sottolineato nel corso dei lavori della Consulta.
“Ma a preoccupare ci sono anche alcune politiche Ue, a partire dal via libera della Commissione alle etichette allarmistiche in Irlanda e con il Belgio che si sta muovendo nella stessa direzione. Si tratta infatti di una norma distorsiva del commercio che è il risultato di un approccio ideologico nei confronti di un alimento come il vino che - sostiene la Coldiretti - fa parte a pieno titolo della Dieta Mediterranea e conta 10.000 anni di storia, e le cui tracce nel mondo sono state individuate nel Caucaso, mentre in Italia si hanno riscontri in Sicilia già 4.100 anni prima di Cristo”. La produzione tricolore può contare su 635 varietà iscritte al registro viti, il doppio rispetto ai francesi, con le bottiglie made in Italy destinate per il 70% a Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a Denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a Indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% per i vini da tavola, a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia, che vanta lungo tutta la Penisola la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie ad una tradizione millenaria.
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