Il mondo del vino è, come ogni altro settore produttivo, sempre alla ricerca di nuovi trend da lanciare e nuove mode con cui conquistare i consumatori. Ma si sa, come ogni frutto della natura radicato nella tradizione da secoli e secoli, le novità nel mondo del vino piacciono fino ad un certo punto, e tutto ciò che esce troppo dai confini del classico è destinato a vita breve. Ciò che succede all’interno del mondo del vino, si muove infatti sui pilastri di rosso, bianco, bollicine e rosato: che si parli di vino dolce, biologico o di “orange wine”, questi sono i confini. Per questo, il caso del vino blu non ha convinto molto gli esperti del settore: più che una vera e propria tendenza, il vino blu, prodotto dalla spagnola Vindigo, è stato un caso mediatico, rimbalzato su vari giornali di tutto il mondo, da “Decanter” a “Reuters”, da “The Irish Indipendent” a “The Drinks Business”, proprio per i dubbi che la sua stessa esistenza come “vino” ha suscitato. L’ultima critica arriva da Véronique Cheynier, direttore di ricerca al National Institute of Agricultural Research, che, come riportato dal quotidiano “The Telegraph”, ritiene difficile credere alle dichiarazioni del fondatore di Vindigo, René Le Bail, ovvero che il colore “blu mare” del suo vino sia ottenuto naturalmente da un pigmento che si trova nella buccia delle uve a bacca rossa, gli antociani.
Secondo quanto spiegato da Le Bail, il vino, prodotto da una base di Chardonnay, diventerebbe blu dopo un periodo di riposo sulle bucce delle uve rosse. Spiegazione che non ha convinto per niente la dottoressa Cheynier, che ha affermato che “questi pigmenti sono rossi in un composto medio-acido, con un pH basso, e diventano blu sono con un pH più alto di 7; bisogna tenere conto del fatto che quasi tutti i vini hanno un pH tra il 3 e il 4”. Dubbio abbastanza lecito, verrebbe da dire, ma in aggiunta a questo c’è anche un’altra questione: anche se il colore del vino fosse ottenuto naturalmente, comporterebbe l’aggiunta di bucce di grappoli rossi a del vino bianco, pratica proibita anche nella produzione del rosé ...
Nel 2015 un altro vino di colore blu era apparso sugli scaffali spagnoli, Gik: poco dopo però venne scoperto l’utilizzo di coloranti aggiuntivi, pratica che rende la bevanda, secondo le regolamentazioni dell’Unione Europea, ben diversa dal vino. Così Gik è diventata una semplice “bevanda alcolica a base di vino”; dicitura che, secondo Véronique Cheynier sarebbe più appropriata anche per Vindigo. Ad ogni modo, nonostante le resistenze che Le Bail ha incontrato nel produrre il vino in Francia, di Vindigo, solo nel Sud del Paese d’Oltrale, ne sono già state vendute più di 35.000 bottiglie.
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