Tra grandi le denominazioni e le piccole perle enologiche, i vini di collina e quelli della costa, tra territori dove domina il Sangiovese (in purezza o accompagnato da altri vitigni) e altri dove il successo è nelle varietà bordolesi, la Toscana del vino ha una ricchezza enoica unica da offrire, quasi incomparabile, e che si lega a paesaggi tra i più belli del mondo, tra campagne quasi dipinte che circondano città d’arte come Firenze e Siena, o piccoli borghi di assoluta bellezza come San Gimignano, Montepulciano o Montalcino, per citarne solo alcuni tra i tanti possibili. Un connubio di qualità e bellezza che vola sui mercati del mondo, tanto che, nei primi 9 mesi 2022, l’export enoico della Regione ha superato di 939 milioni di euro, in crescita del +15,1% sul 2021, secondo i dati Istat analizzati da WineNews, andando dunque verso un consuntivo che sarà superiore agli 1,1 miliardi di euro del 2021. Un aumento che, va detto, è molto legato all’inflazione, più che ad un aumento delle quantità vendute. Lettura che, al via della “Settimana delle Anteprime di Toscana”, che si apre domani a Firenze con “Buy Wine”, per poi proseguire con tutti i territori come raccontato qui - trova conforto nel guardare ai numeri di Avito, l’associazione che riunisce i Consorzi delle denominazioni del vino di Toscana, secondo cui la Regione - la cui produzione, secondo i dati di Argea, è per il 97% di vini Dop e Igp - nel 2022 ha immesso sul mercato 2,01 milioni di ettolitri di vino a denominazione o indicazione geografica, il 5% in meno sul 2021. Un dato, va detto, influenzato anche dal volume di produzione delle diverse annate, e non solo dalla richieste del mercato, ma che comunque racconta uno spaccato quantitativo da non sottovalutare.
Tra chi è in positivo, troviamo l’Igt Toscana, che, con 724.107 ettolitri immessi sul mercato, tra il 1 gennaio ed il 31 dicembre 2022 (il 36% del totale regionale) registra una crescita del +3% sul 2021. Stessa crescita percentuale, ma a partire da una base molto più piccola, messa a segno da Bolgheri (57.045 ettolitri), Rosso di Montalcino (35.090 ettolitri) ed Orcia (1.990 ettolitri). Fa leggermente meglio, in percentuale, il Vino Nobile di Montepulciano, a +5%, con 53.697 ettolitri, a cui si accompagna il +6% del Rosso di Montepulciano, con 20.805 ettolitri. Esponenziale, in percentuale, il +35% del Montecucco, che si ferma, però, a 8.040 ettolitri, con cui le note liete, in quantità, finiscono qui.
Tutte le altre denominazioni di Toscana, a volume di prodotto messo sul mercato, hanno vissuto un 2022 in calo. Si va dal -15% del Chianti (che, con 615.506 ettolitri, vale il 30% dell’offerta di vino di Toscana) al -14% del Brunello di Montalcino (73.418 ettolitri), passando per il -11% del Morellino di Scansano (60.820 ettolitri) ed il -6% della Vernaccia di San Gimignano (34.836 ettolitri), mentre si difende il Chianti Classico, a -4% (per 272.440 ettolitri, il 13,5% del totale), e sfiora la parità la Maremma Toscana, a -1% (per 50.920 ettolitri), mentre “crolla”, ma partendo da numeri piccolissimi, il Val d’Arno di Sopra, che fa -42% (a 752 ettolitri). Numeri che, come tutti i numeri statistici, non dicono tutto, ma raccontano uno spaccato, di cui produzione e mercato devono tenere conto.
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