Sognare non costa nulla, ed è importante farlo soprattutto in periodi difficili come questo. Anche attraverso il vino, o meglio attraverso vini da sogno, bottiglie rare e preziose che raccontano storie di sapienza, di cura maniacale per il territorio e per le vigne, di conoscenze antiche di cantina, sempre migliorate nel tempo. Valori che si riflettono nella qualità dei vini, ed anche nel loro valore economico. Ed in questo senso, è Wine-Searcher, il più grande portale di monitoraggio e comparazione di prezzi del vino al mondo, che ha aggiornato la classifica dei vini italiani più cari al mondo. Vini che, nella maggior parte dei casi, sono prodotti da grandi artigiani del vino, e quasi tutti “figli” di grandi vitigni autoctoni, Nebbiolo e Sangiovese su tutti, soprattutto da Langhe e Montalcino, passando per il blend, anch’esso autoctono, della Valpolicella (Corvina, Corvinone e Rondinella), e rarità come il Refosco in Friuli Venezia Giulia e la Garganega in Veneto, con qualche eccezione rappresentata da vini che nascono da Merlot e Cabernet Franc in terra di Bolgheri.
L’etichetta dal prezzo medio più alto è quella dell’Amarone della Valpolicella Classico Selezione di Giuseppe Quintarelli, perla qualitativa del grande territorio veneto, davanti ad un mostro sacro come il Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno, che nelle enoteche e nelle carte dei vini del mondo si trova, in media, a 1.078 euro. Sul podio un altro grande nome delle Langhe, il Barbaresco Crichet Paje di Roagna, a 750 euro. Posizione n. 4 per il Masseto, tra i protagonisti del mercato delle aste con 712 euro a bottiglia in media, davanti ad altre due icone di Toscana, il Brunello di Montalcino Riserva Case Basse del compianto Gianfranco Soldera, e a Le Pergole Torte 50 anni di Montevertine, a 618 euro. Tra le prime 10 etichette italiane più preziose, seguono ancora Quintarelli, con l’Amarone della Valpolicella Classico Riserva che spunta un prezzo medio sui 616 euro, il Barolo Le Rocche di Castiglione Falletto di Bruno Giacosa a 602 euro, il Refosco dei Colli Orientali del Friuli “Calvari” di Miani a 590, il Barolo riserva Ca d’Morissio di Giuseppe Mascarello e Figlio, a 510. A seguire, tra le etichette più quotate del Belpaese, tante altre grandi perle della nostra enologia, come, nell’ordine, il Brunello di Montalcino Case Basse di Soldera ed il Brunello di Montalcino Riserva della Tenuta Greppo di Biondi Santi, dove il Brunello di Montalcino è nato (ed oggi del gruppo francese Epi della famiglia Descours), il Barolo Otin Fiorin Pie Franco - Michet di Cappellano, il Barolo Vite Talin di Sandrone, il Barolo Etichetta d’Artista di Bartolo Mascarello, il Barolo Grambussia di Aldo Conterno, il Vin Santo ed il Vin Santo Occhio di Pernice di Avignonesi, il Barolo Pira Riserva di Roagana, il Barbaresco Sorì San Lorenzo di Gaja, il Passito Bianco Veneto “Amabile del Cere” ancora di Quintarelli, i Barbaresco Sorì Tildin e Costa Russi ancora di Gaja, il Matarocchio Bolgheri Superiore della Tenuta Guado al Tasso di Antinori, il Barbaresco Asili Riserva di Bruno Giacosa.
Etichette che che raccontano storie di produttori e di famiglie che, seguendo idee, intuizioni, sogni enoici che hanno segnato in maniera profonda la sorte di interi territori, e che ancora oggi sono piccoli grandi pilastri del mito del vino italiano nel mondo.
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