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VINITALY 2012 - ARRIVANO LE CARTE UFFICIALI DEI CRU DI BAROLO E BARBARESCO. “PER GLI ALTRI TERRITORI E’ UNA OPERAZIONE DIFFICILE PERCHÉ IL CONCETTO DI CRU NON È RADICATO”. COSÌ ALESSANDRO MASNAGHETTI, CONSULENTE DEL PROGETTO BY CONSORZIO DEL BAROLO

Italia
Vigneto Cannubi a Barolo

Barolo e Barbaresco hanno le loro cartine ufficiali con le indicazioni dei “cru”, ovvero delle “menzioni geografiche aggiuntive”. Un traguardo raggiunto grazie alla volontà di formalizzare tali diciture del Consorzio di Tutela del Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Roero, in accordo con la legislazione vigente e per sistematizzare una sorta di pratica “storica” già in atto. In alcuni casi, infatti, l’indicazione in etichetta di alcune “sottozone”, era una pratica già ampiamente in uso fra i produttori (in accordo comunque con la Legge 164 del 1992). Alla realizzazione di questo progetto cartografico ha partecipato il giornalista Alessandro Masnaghetti che spiega: “Un lavoro che dà delle regole, nel senso che prima i nomi dei cru erano un po’ definiti “sulla parola”, adesso invece le zone sono perfettamente delimitate e se hai delle vigne in quel determinato cru poi utilizzare quel nome, altrimenti no. Era giusto che su una questione così importante ci fosse una legislazione precisa che i produttori sono tenuti a seguire”.
Ma solo nelle Langhe è possibile costruire un sistema così sofisticato? “Ipotizzare un lavoro di questo genere su altre zone di produzione - spiega Masnaghetti - pone il problema di trovare delle aree in cui il concetto di cru sia così radicato e non è facile. In Toscana, per esempio, almeno secondo l’esperienza che ho maturato lavorando su questa regione, è possibile ricavare carte in cui riportare i nomi di tutti i vigneti, ma è inevitabile non evidenziare le aziende, perché sappiamo che in Chianti Classico, per esempio, o in Toscana in generale, non è il concetto di cru a prevalere ma il concetto aziendale, è un po’ come se parlassimo di Bordeaux: è la proprietà che conta e fare un discorso sui cru in queste zone sarebbe fuori luogo perché non appartiene al dna di questi territori. Ci sono invece altre zone che potrebbero adottarlo senza problemi - prosegue il giornalista “anima” di Enogea - io l’ho fatto su Dogliani, a breve lo farò su Diano, e credo che nella zona del Roero si possa fare agevolmente e in parte lo si potrebbe fare nell’Astigiano. A Montalcino, credo che sia difficile e di nuovo vale il discorso chiantigiano: il concetto di cru non è così radicato, si potrebbe magari fare dei ragionamenti su macrozone però e una cosa che richiede veramente impegno. Per quanto riguarda Barolo e Barbaresco abbiamo potuto avvalerci del lavoro di persone come Renato Ratti, che ha cominciato quarant’anni fa a fare una prima mappatura del territorio, quando a Montalcino le aziende erano pochissime”.
L’operazione si è avvalsa del supporto tecnico della Oikos Engineering di Alba, che ha realizzato un “Sistema Informativo Territoriale” su piattaforma internet (Gis-Web) contenente, oltre alle mappe digitali delle menzioni geografiche aggiuntive del Barolo e del Barbaresco, anche supporti cartografici territoriali, quali la Carta Tecnica Regionale, le Mappe Catastali Numeriche e alcune tematizzazioni effettuate a partire dal Modello Matematico del Terreno (Tin), come la carta delle esposizioni e quella delle pendenze. A questo lavoro si è aggiunto quello del giornalista Alessandro Masnaghetti che, grazie alla sua esperienza pregressa sulla cartografia enologica, ha fatto da consulente al progetto, realizzato dal Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Roero, con il contributo dei comuni in cui rientrano le due denominazioni e la Provincia di Cuneo.

Focus - Cosa sono le menzioni geografiche aggiuntive del Barbaresco e del Barolo
Le menzioni geografiche aggiuntive (o sottozone) sono aree delimitate all’interno della zona di produzione. A differenza dei cru francesi, le menzioni geografiche aggiuntive non connotano vini di qualità superiore, bensì indicano l’origine più precisa dei vini prodotti e commercializzati: infatti, i vini che riportano in etichetta la menzione geografica aggiuntiva sono prodotti esclusivamente con uve provenienti da quella particolare zona geografica. L’introduzione delle menzioni geografiche aggiuntive nei Disciplinari di produzione consente di definire meglio la piramide qualitativa, di esaltare il legame tra prodotto e territorio, di segmentare meglio il mercato e riportare in etichetta informazioni più chiare a vantaggio del consumatore. Le menzioni geografiche aggiuntive del Barbaresco sono parte integrante del disciplinare di produzione dal febbraio 2007, mentre per il Barolo il via è arrivato nel 2010.

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