La politica ed il Governo, in particolare, si sono presi il palcoscenico come non mai, a Vinitaly 2023. Un Governo che ha portato plasticamente in fiera il binomio, vincente, vino/arte, con i Bacco di Caravaggio e di Reni (idea del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, a cui molti hanno plaudito, come abbiamo raccontato qui, nell’intervista al Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, al direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, e al Governatore della Toscana, ma che è stata anche criticata, come ha fatto in questo video, a WineNews, Vittorio Sgarbi), che ha parlato di vino e salute, di sostegno alle imprese e così via. Il perchè, di questa presenza massiccia, lo ha sintetizzato il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, anche in due diverse interviste, qui e qui): “il settore agroalimentare e quello del vino rappresentano la perfetta sintesi tra economia, lavoro, salute, cultura, storia e ambiente. Non potevo mancare a questa edizione del Vinitaly. La presenza massiccia del Governo è un segnale di attenzione che volevamo dare a questo mondo”. Bene, dunque, se questa attenzione e questa comunicazione massiccia si trasformerà in atti concreti. Altrimenti (come avvenuto altre volte in passato, anche se in maniera forse minore) sarà stata solo propaganda, e sarebbe un vero peccato. Per le imprese, in primis, e per Vinitaly, anche.
Perchè se emerge una certezza, da questa edizione - che, ancora una volta, WineNews ha raccontato “ospite” dello spazio istituzionale delle Marche, Regione al plurale che mette in sinergia i Verdicchio dei Castelli di Jesi e di Matelica ed i Rosso Conero e Rosso Piceno - è che è stata una fiera di relazione, come sempre, ma anche sempre più di business, e di business internazionale, grazie ai tanti buyer dal mondo, e soprattutto da Usa e Cina, ma non solo, portati grazie all’incoming messo in campo da Veronafiere e da Ice Agenzia, ma anche ai tanti partner commerciali del mondo invitati direttamente dalle imprese del vino (93.000 le presenze complessive, di cui 29.600 straniere, secondo i dati Veronafiere, con un +20% di ingressi di buyer esteri, sul 2022, da 143 Paesi), che restano le vere protagoniste del settore, motore di un mondo articolato, quello enoico, che se vede nelle fiere un momento imprescindibile di commercio e di affare, deve avere, sempre più, la capacità di spostare la comunicazione nei territori, dove tutto nasce, mettendo il vino in sinergia vera con i paesaggi, la storia, l’arte, la bellezza e la cucina, che compongono quel fascino che fa dell’Italia uno dei Paesi più amati e visitati del mondo.
Imprese che, secondo i quasi 900 imprenditori incontrati da tutto lo staff WineNews, in questi quattro giorni di fiera, - anticipati da Opera Wine, la grande degustazione firmata da “Wine Spectator”, raccontata con le interviste ai degustatori della rivista, Alison Napjus e Bruce Sanderson, ma anche ai produttori che ci sono da sempre ed a quelli più “pop” selezionati nel “gotha” del vino italiano secondo la testata americana - si sono dette ampiamente soddisfatte dall’afflusso di buyer e visitatori professionali, stranieri ma anche italiani (in rappresentanza di quel mercato intero che, spesso oscurato dai successi dell’export, rimane il più importante, nel complesso), e degli sforzi fatti da Veronafiere che, nel 2024, andrà in scena dal 14 al 17 aprile.
“Abbiamo chiuso un Vinitaly 2023 finalmente a pieno regime, che ha visto una partecipazione corale di operatori, istituzioni e media. Siamo particolarmente soddisfatti per il riscontro che stiamo riscuotendo dalle aziende e dai territori, che rappresentano la vera forza di questa manifestazione”, ha detto il presidente Veronafiere, Federico Bricolo. Che ha aggiunto: “l’obiettivo è quello di costruire con i partner istituzionali una piattaforma promozionale permanente e coordinata in grado di attrarre da un lato gli investimenti dell’incoming sull’Italia, dall’altro sul prodotto italiano all’estero con un radicamento di Veronafiere - dopo Brasile e Cina - negli Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud e Far East”. “Gli investimenti fatti in favore dell’incoming estero - ha detto l’ad Veronafiere, Maurizio Danese - hanno dato un primo concreto risultato ad un Vinitaly che vogliamo sempre più decisivo per il business degli espositori che per la manifestazione riservano risorse importanti. Un matching domanda-offerta che ha funzionato, come dimostrato anche dagli oltre 11.000 appuntamenti pianificati tra espositori e buyer della piattaforma Vinitaly Plus che si aggiungono a quelli fissati direttamente tra aziende e buyer. Il nuovo corso è iniziato ma non è certo terminato: Vinitaly - ha concluso Danese - sarà sempre vettore del made in Italy, sia qui che all’estero, se ragionerà in termini di sviluppo del settore e delle sue imprese, ed è questo che stiamo cercando di fare”.
Nella top five delle provenienze, gli Stati Uniti staccano nettamente la Germania. Terzo rimane il Regno Unito, mentre la Cina torna in quarta posizione, scavalcando il Canada. Ferma restando la crescita generale del mercato europeo, si segnala il grande ritorno degli operatori da tutti i mercati extra-Ue: l’Asia, più che raddoppiata (+116%) trainata dal rientro dei cinesi che superano le 1000 presenze, e il Giappone (+143%). Le Americhe segnano un +38% con exploit degli Usa (+45%) e del Brasile (+46%), oltre a un ulteriore consolidamento del Canada (+19%). Anche l’Australia in tripla cifra, a +130%.
Ma chiusa ieri la fiera a Verona, ora si aprono le tappe di Vinitaly Cina: con il sostegno di Ice Agenzia, sarà Chengdu (11 aprile) il primo appuntamento, con , in primo piano, la masterclass con l’unico master sommelier cinese Yang LV oltre ad un business forum - organizzato dalla controllata Wine to Asia - con una delle più influenti piattaforme dedicate al vino in Cina, Wine Sommelier. Si vola, poi, a Shenzhen, il 14 aprile, nel Padiglione Italiano della Fiera governativa di Hainan, per un tasting e la presentazione dell’Italia a Wine to Asia (11-13 maggio), insieme a Ice Agenzia e Fondazione Altagamma. A Shenzhen, manifestazione internazionale di Veronafiere, è attesa la presenza di oltre 450 espositori provenienti da 20 Paesi. Perchè il business del vino e la sua promozione non si fermano mai.
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