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LO SCENARIO

Vino e digitale, un rapporto non semplice. Soprattutto per le cantine medio-piccole

Se in molti vedono nella tecnologia una grande opportunità, in pochi hanno un formazione approfondita sulle potenzialità della digitalizzazione
CANTINE, DIGITALE, vino, WINE2WINE, Italia
Vino e digitale, un rapporto non semplice. Soprattutto per le cantine medio-piccole

Le piccole e medie aziende sono di fronte a un bivio. Cogliere l’opportunità della digitalizzazione per approdare a nuovi modelli di business o rischiare di non riuscire a intercettare quote di domanda per incrementare i propri ricavi. Tra lavoro da remoto, cloud ed e-commerce, con la “spesa digitale” cresciuta del 70%, le aziende hanno dovuto adattarsi alla nuova realtà. Per avere indicazioni su quanto questa accelerazione sul digitale coinvolga le piccole e medie aziende vitivinicole, che rappresentano più del 92% dello scenario produttivo vitivinicolo italiano, TeamSystem ha commissionato una indagine a Wine Meridian, testata giornalistica on line. Il 74,7% delle piccole e medie imprese - circa 46.000 aziende vinificatrici - produce meno di 100 ettolitri di vino all’anno, vale a dire meno di 15.000 bottiglie da 0,75 L; il 17,5% più di 100 ettolitri, ma meno di 1.000. Sono invece meno di 100 (0,2%) le imprese in Italia che producono più di 13 milioni bottiglie di vino all’anno (posizionandosi oltre i 100.000 ettolitri) - pur rappresentando il 41,8% della produzione nazionale di vino (dati Agea - Agenzia per le erogazioni in agricoltura). I risultati dell’indagine (presentati a wine2wine, il Business Forum 2022 by Veronafiere, nei giorni scorsi, nell’incontro “Le aziende del vino italiane e il digitale: analisi di un rapporto complesso) sono arrivati da un’analisi di 230 le realtà coinvolte, attraverso interviste telefoniche, di cui più della metà (51%) con un fatturato inferiore ai 2 milioni di euro all’anno e con meno di 10 dipendenti (52%), imprese piccole, ma non piccolissime e comunque un po’ strutturate.
“La grande maggioranza degli interpellati - ha illustrato Giorgia Sali, responsabile marketing per l’offerta Enterprise e Hr di TeamSystem - vede il digitale come una grande opportunità per il settore e solo il 7,1% ritiene abbia solamente un ruolo marginale nel settore vitivinicolo. Ancora la maggioranza afferma di puntarci già da anni; il 44,4% è convinto che rappresenti il futuro del settore, mentre il 30,3% sta iniziando in questo momento a intraprendere il proprio percorso di trasformazione digitale e a trarre da esso i primi benefici”. Tuttavia, come ha sottolineato Fabio Piccoli, direttore Wine Meridian, “solo sommando l’uso del digitale all’innovazione strategica è possibile adottare nuovi modelli di businness”. Il 60% degli intervistati ritiene che la crescita costante registrata dall’e-commerce negli ultimi anni sia uno dei fattori su cui la digitalizzazione influisce maggiormente, ma non meno importante appare la volontà di digitalizzare tutto il processo di produzione (per circa il 40% degli intervistati). Se il 77% del campione si è già dotato di un software gestionale per la contabilità aziendale, e le operazioni di magazzino sono seguite tramite gestionale dal 57%, passi avanti restano ancora da fare per quel che riguarda il monitoraggio delle attività in cantina. Queste ultime, infatti, sono monitorate grazie ad applicativi gestionali soltanto dal 34%, contro il 48% che utilizza ancora strumenti o database locali (come i fogli di calcolo di Excel) ed il 12% che si affida a sistemi manuali, a fronte di un 6% che dichiara di non tracciare affatto i flussi operativi della propria cantina. “Però, a fronte di un interesse spiccato e di tante buone intenzioni, l’acquisizione di competenze - ha raccontato Giorgia Sali - avviene “informandosi su Internet”. Solo il 33% delle aziende fa una formazione strutturata. Il primo criterio di scelta dei fornitori digitali è il passaparola. Inoltre quasi 1 imprenditore vitivinicolo su 3 (31%) non è a conoscenza dell’esistenza degli incentivi statali per la digitalizzazione, mentre un 15% dichiara di non essere intenzionato ad accedervi perché troppo onerosi da ottenere, considerando lo sforzo di investimento iniziale richiesto. La spinta alla digitalizzazione è arrivata in primis dagli obblighi, come è stato per la fatturazione elettronica, e poi dall’accelerazione della vendita on line per la quale le aziende si sono rivolte a piattaforme di terze parti. Solo recentemente si stanno diffondendo piattaforme proprietarie”.
È chiaro che, per il marketing aziendale, avere una piattaforma proprietaria consente di creare delle sinergie tra i canali fisici tradizionali che hanno una forte componente relazionale, come ad esempio le fiere ed il digitale. “L’e-commerce non è solo uno strumento di vendita, ma di comunicazione e marketing - ha evidenziato Piccoli. Se 30 anni fa era la grande distribuzione, peraltro canale irraggiungibile per le piccole e medie aziende, ad essere delegata al rapporto con il consumatore finale, oggi l’e-commerce dà questa possibilità anche alle piccole e medie imprese. Operando su piattaforme proprietarie si possono monitorare e profilare i contatti ed essere proattivi. Si tratta di attività un poco difficili, ma che ripagano gli sforzi, molto utili anche per l’enoturismo”. Nell’enoturismo, attività di sempre maggior importanza per i produttori, c’è un grande spazio di crescita nella digitalizzazione. Secondo l’indagine, molte delle piccole aziende non utilizzano nessuno strumento digitale (37%); altre, si affidano a portali web di varia natura laddove le grandi aziende si avvalgono già per la maggior parte di sistemi Crm.

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