La contraffazione dei grandi vini è un fenomeno sempre più globale, e notizie di truffe e indagini arrivano ormai da ogni dove. Ultimo grande caso, smantellato dalle autorità, arriva dalla Spagna, dove nei giorni scorsi la Guardia Civil ha fermato un’organizzazione che smerciava false bottiglie dei più prestigiosi vini spagnoli, da Pingus a Vega Sicilia Unico. Una truffa che andava avanti dal 2014, e che in meno di quattro anni avrebbe fruttato ai malfattori la cifra enorme di 1,7 milioni di dollari. L’organizzazione, con base nella città di Cerceda, in Galizia, secondo le autorità avrebbe acquistato vini dal costo intorno ai 20 euro a bottiglia, poi rietichettati e ritappati per essere all’apparenza pressoché identici alle bottiglie originali, che sul mercato arrivano anche a superare quotazioni di 1.000 euro a bottiglia. Nel dettaglio, la polizia spagnola avrebbe sequestrato, oltre al vino, 1.600 etichette di Pingus, 2.000 di Vega Sicilia Unico, e attrezzatura per ricreare etichette, tappi e cassette di legno identiche agli originali. La vendita, poi, avveniva attraverso le piattaforme e-commerce, le aste on line e anche in un ristorante di proprietà dell’organizzazione, a La Coruña.
Ad avere i primi sospetti e a chiamare in campo le forze dell’ordine, ha spiegato la Guarda Civil, è stato Peter Sisseck, il proprietario di Pingus, dopo aver notato offerte sospette sui propri vini on line. Solo l’ennesimo caso che dice di quanta attenzione serva per la lotta alla contraffazione dei grandi vini del mondo, con un fenomeno che, ormai da qualche anno, non colpisce più soltanto i grandi francesi, ma anche le migliori etichette d’Italia, Spagna, Australia e California, e che sebbene concentrato soprattutto in Asia, non conosce davvero confini. Un fenomeno, quello della contraffazione del vino, e degli alcolici, che solo all’interno dell’Ue, secondo l’Euipo, l’Ufficio Europeo che tutela la proprietà intellettuale, “costa” al mercato legale qualcosa come 2,7 miliardi di euro all’anno.
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