Ci sono temi sui quali è difficile trovare un punto d’incontro, quasi una “mission impossible”. Uno dei punti di forza dell’Italia, però, è sicuramente il paesaggio, che, dal Nord al Sud del Belpaese, è qualcosa di iconico, “intoccabile”, identitario, ma anche uno scenario di pregio per produzioni agricole di qualità e in grado di smuovere, con il suo fascino, il turismo da tutto il mondo. Ma ci sono anche il progresso, la modernità, l’efficienza e le nuove tecnologie, quelle capaci di abbattere i costi e di rendere più competitiva un’azienda, in un momento storico complicato. Esigenze che si contrappongono, che si guardano ma che difficilmente si incontrano. Tanto che possono nascere divisioni, in cui anche il mondo del vino si sente “toccato” e quindi pronto a dire la sua.
In Valle Grana, nel territorio di Altavilla Monferrato, in Piemonte, un Comune che rientra in quei Paesaggi vitivinicoli premiati dall’Unesco, si parla della realizzazione di un grande impianto agrifotovoltaico. Ma il progetto, per vari motivi, fa discutere, tanto che i cittadini hanno scritto una lettera e anche il mondo del vino si fa sentire. Lo fa con Luca Ferraris, produttore tra i più importanti del Ruchè di Castagnole Monferrato (Ferraris Agricola), con una lettera aperta, scritta anche a nome di altri produttori, esprimendo contrarietà all’ipotesi d’insediamento dei pannelli fotovoltaici sul territorio. Di seguito, la lettera aperta di Ferraris, che riceviamo e pubblichiamo.
“In questi giorni ho appreso con grande preoccupazione del progetto di realizzazione di un maxi-impianto fotovoltaico tra Altavilla Monferrato e Montemagno Monferrato, nel territorio del Comune di Altavilla ma in posizione adiacente al confine con Viarigi. Un progetto che definirei senza esitazione una follia paesaggistica, destinata a deturpare in modo irreversibile una delle aree più iconiche e identitarie del Monferrato. Dopo decenni di “campionati di Serie B”, oggi il nostro territorio sta finalmente vivendo una nuova stagione di orgoglio e riconoscimento. Il Monferrato è diventato una delle mete più amate dal turismo nazionale e internazionale: un paesaggio che molti definiscono la “Toscana del Nord”, dove colline dolci, vigneti, campi coltivati, girasoli, boschi e pioppeti convivono in una biodiversità unica. Questo equilibrio, frutto di secoli di lavoro agricolo e di cultura contadina, non può e non deve essere compromesso da uno scempio come quello che si intende autorizzare nella buffer zone del Patrimonio Unesco. Leggere, poi, che sotto i pannelli “si potrà fare agricoltura” è un insulto all’intelligenza e alla dignità di chi vive e lavora la terra ogni giorno. L’agricoltura non può essere un contorno decorativo per giustificare operazioni speculative: chi sostiene queste tesi ridicolizza un mestiere nobile e fondamentale per l’economia e l’identità del Monferrato. Mi chiedo: quando migliaia di visitatori saliranno sulla Torre di Viarigi per ammirare il paesaggio del Ruchè, che immagine si troveranno davanti? Non più colline armoniose, ma un mare di pannelli, simbolo di una visione cieca. Non scrivo queste righe per partito preso, né per spirito di contrapposizione. Chi mi conosce sa bene che non sono il “solito signor No”. Sono un imprenditore, un innovatore, da sempre favorevole a tutto ciò che porta lavoro, sostenibilità ed economia al territorio. Ma i progetti vanno collocati dove hanno senso: in aree artigianali o industriali, ben definite e integrate, non nel cuore del paesaggio rurale che ci rende unici nel mondo. Scrivo perché tanti amici, cittadini e colleghi produttori mi hanno chiesto di farmi portavoce di questa indignazione. E lo faccio col cuore, chiedendo che questa protesta non resti isolata: invito tutti i sindaci del territorio del Ruchè - da Viarigi a Montemagno, da Castagnole Monferrato a tutti i comuni che condividono questo straordinario paesaggio . a unirsi in una posizione comune, coraggiosa e lungimirante. È il momento di superare la miopia campanilistica e ragionare come un territorio unito, capace di difendere insieme ciò che rappresenta il nostro futuro: la bellezza, la cultura e l’identità del Monferrato. Mi auguro che questa follia venga immediatamente fermata e che il buon senso torni a guidare le scelte istituzionali e imprenditoriali”.
Luca Ferraris
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