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EMERGENZA CORONAVIRUS

Vino e promozione: rimodulare e riprogrammare i fondi Ocm per sostenere il vino italiano

A WineNews l’analisi di Silvana Ballotta, alla guida di Business Strategies, e Fabio Lucchesi, avvocato esperto in legislazione dell’agroalimentare

Con l’emergenza coronavirus, tra i tanti aspetti da riconsiderare intorno al mondo del vino, specie se si parla di promozione, ci sono i fondi Ocm che, come già chiesto da Federvini, hanno estremo bisogno di essere rimodulati e messi a disposizione delle aziende, perché con i tanti eventi cancellati - in Europa come in Asia - il rischio è quello di dover restituire a Bruxelles fondi già stanziati, a cui il Belpaese enoico ha pieno diritto e, in questo momento, di cui ha assoluta necessità, scrollandosi però di dosso quella staticità di strumento burocratico che ne frena la flessibilità, come spiegano a WineNews Silvana Ballotta, alla guida di Business Strategies, e l’avvocato Fabio Lucchesi, esperto in legislazione dell’agroalimentare nazionale ed internazionale.

“È necessario rimanere lucidi, cosa che non mi pare stia accadendo sempre, con il rischio di andare dietro a fenomeni di pancia più che non hanno coerenza con la situazione reale. L’Ocm è sicuramente lo strumento principe, che in passato ha dato sostegno al vino e che oggi deve darlo ancora di più - spiega Silvana Ballotta - perché in questo momento ha la possibilità di dimostrare quanto sono importanti e che valore hanno i nostri prodotti, che devono affermarsi sui diversi mercati. Il punto è che l’Ocm, strumento finanziariamente corposo, rivela una certa staticità, si dimostra strumento tecnicamente burocratico, ed invece avrebbe bisogno di essere snellito, di essere agevolmente rimodulato, perché una situazione come questa, del tutto imprevedibile, dimostra che se stiamo dietro alla burocrazia non se ne viene fuori, tanto è vero che il Ministero sta studiando delle misure a vantaggio e a sostegno dei progetti in corso che, per alcune aziende, risentiranno di un calo delle possibilità di investimento”.

L’Ocm quindi, oggi ed a maggior ragione in futuro, “sarà lo strumento da utilizzare - insieme a tutte le altre misure che il Governo deciderà di mettere a disposizione - ma deve diventare più flessibile disponibile nell’immediato a favore di quei progetti che devono essere cambiati. E soprattutto - riprende la ceo di Business Strategies - nel momento in cui sono approvati i progetti i fondi sono impegnati, ed allora non costringiamo le aziende a rimodulare al ribasso i loro progetti, perché così facendo creiamo degli importi non spesi che dobbiamo restituire a Bruxelles. Piuttosto, teniamo questi importi, a favore del sistema, o perché allunghiamo la possibilità di realizzare i progetti, o perché pensiamo a qualcosa di diverso, in maniera concertata e condivisa, ma non possiamo aumentare il non speso. Creiamo un salvadanaio a favore delle aziende, ma in generale non costringiamo le aziende a riformulare domande e progetti creando nuove graduatorie. In questo momento l’Ocm mostra tutta la sua dicotomia, ma è uno strumento forte, di cui c’è bisogno come non mai, reinventandosi delle modalità per conquistare i mercati: se la fiera non si può fare, lavoriamo in remoto, se abbiamo la possibilità di sfruttare gli influencer in Cina ed Usa, facciamolo, chiediamo ai nostri importatori di fare eventi. È ora che dobbiamo tenere il punto - conclude Silvana Ballotta - con l’Ocm finanziato, è nato proprio per questo, per aiutare e supportare la promozione nei Paesi Terzi delle nostre produzioni di qualità, è il suo momento”.

Il punto centrale, in questo momento, è la rimodulazione dei progetti legati alla programmazione in corso, come sottolinea l’avvocato Fabio Lucchesi, esperto in legislazione dell’agroalimentare nazionale ed internazionale. “Al di là della riprogrammazione, c’è la necessità che organismi come Ministero e Agea, che erogano i contributi Ocm, consentano nel più breve tempo possibile, anche alla programmazione in corso, delle rimodulazioni di progetti, perché Paesi che sono stati investiti dal problema del coronavirus - destinatari, in sede di progettazione, di molte di queste iniziative - hanno visto e vedranno la cancellazione di molte di queste attività, che non si potranno più svolgere, con i fondi che avranno un impatto nella rendicontazione delle aziende. C’è un bisogno assoluto e sollecito per consentire non solo delle varianti al progetto, che potrebbero essere insufficienti, ma addirittura una rimodulazione, con l’apertura di un tavolo con le aziende per verificare in concreto come non lasciare inutilizzate queste risorse. In funzione - conclude Lucchesi - di un mercato che cambia in maniera repentina, ma non è una questione di quantità, quanto di rimodulare velocemente e orientare le risorse nei Paesi che garantiscono una maggiore libertà di accesso, quindi Usa, Canada e in generale i mercati più maturi e vivaci”.

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