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VERSO IL FUTURO

Vino e salute, il settore deve essere proattivo e più presente in Europa, dove si decide il futuro

“Per respingere gli attacchi, non bastano i no”: da Simposio Assoenologi, a Napoli, la rotta tracciata da Federvini e Unione Italiana Vini (Uiv)
ASSOENOLOGI, FEDERVINI, OIV, SALUTE, vino, Italia
Nicola Tinelli (Uiv), Vittorio Cino (Federvini) ed il direttore WineNews Alessandro Regoli

Di studi storicizzati che dimostrano non solo che il vino bevuto con moderazione non solo non fa male, ma può fare bene, ce ne sono ormai a decine. È emerso, ieri, nel Simposio Assoenologi, che abbiamo raccontato qui, ed è stato ribadito oggi, tra excursus tra storia e biochimica, con il professor Michele Scognamiglio (specialista in Scienza dell’Alimentazione, biochimica e patologia clinica), cultura, con il giornalista Luciano Pignataro, ed ancora ricerca innovativa, come quella presentata da Marco Deriu, docente di Bioingegneria al Politecnico di Torino, che, con il progetto europeo “Virtuosus”, sta mettendo a punto un modello di intelligenza artificiale per predire il profilo organolettico e il rapporto tra gusto ed effetti sulla salute, o da Massimo Barchino della Asl Orvieto ed esperto di dipendenze, che ha spiegato la differenza tra bevitori “problematici e non problematici”. Ma la battaglia, politica, economica, culturale ed identitaria, va portata a Bruxelles, in sede di Unione Europea, ed a Ginevra, sede dell’Oms, perché è in queste sedi che si gioca la partita. Dove il settore del vino, e del beverage in generale, deve farsi sentire in maniera proattiva, confutare alcune tesi in modo scientifico, e proporre soluzioni alternative a quelle prospettate, come gli “healt warning” introdotti dall’Irlanda sulle bottiglie. Visione ribadita, in particolare, da Vittorio Cino, direttore Federvini, e Nicola Tinelli, responsabile Ufficio Politico di Unione Italiani Vini (Uiv).
“Grazie ad Assoenologi e al presidente Cotarella per un evento come questo, il mondo del vino ne aveva bisogno, serve un momento di raccolta e mobilitazione, per affrontare le sfide del futuro. Ma come Federvini - ha detto Cino - faccio una proposta a tutti: questi eventi vanno fatti a Bruxelles. In questa sala siamo tutti d’accordo su quanto dimostrato dalle prestigiose relazioni presentate, che confermano quello che già sapevamo, cioè che il vino, bevuto con moderazione, non fa male. Ma, a Bruxelles, la narrazione è tutta diversa. Nel 2024 si vota in Europa, mobilitiamoci partendo da qui, e coinvolgendo i Paesi mediterranei e “amici del vino”. È importante essere a Bruxelles, perché quando meno di un anno fa il parlamento Ue ha approvato il Beca, il Beating Cancer Plan - ha ricordato Cino - l’unico studio divulgato è stato quello che mette in relazione alcol e cancro, e che non distingue uso e abuso. Nulla di quello che è stato discusso qui è stato portato. Ma ci sono i dati scientifici per difendere la nostra posizione. Il Beating Cancer Plan, va detto, non è incentrato sulla lotta all’alcol: sono 300 pagine di visione generale, e c’è un piccola parte dedicata all’alcol. E, nella prima versione, non si faceva distinzione tra consumo e abuso, si imponevano gli “healt warning”, ma anche limitazioni a promozione e pubblicità di bevande alcoliche, usando lo studio pubblicato su “Lancet” dicendo che era il più valido perché più recente. Così è andata, poi c’è stata una grande battaglia - ha ricordato Cino - e siamo arrivati alla conclusione che il Parlamento Ue, con il voto di febbraio 2022 ha confermato quello che ci siamo detti qui, che si deve distinguere tra abuso e consumo. Il testo è stato modificato, dicendo che non vanno messi “healt warning”, ma messaggi al consumo responsabile, cosa che molte aziende già hanno da tempo introdotto. E poi siamo riusciti a limitare i danni sulla promozione, di cui si è parlato poco. Il fronte mediterraneo, però, non ha tenuto, ci siamo salvati con la compattezza dei parlamentari italiani e spagnoli, e dell’Europa orientale. I cugini francesi, hanno votato meno della metà a favore della distinzione tra uso e abuso, in maggioranza erano a favore del fatto che non esisterebbe un livello sicuro di consumo di alcol.
Lo dico per dire che siamo minoranza su certi temi in Europa. Ora in vista - ha aggiunto Cino - ci sono tanti passaggi su cui la Commissione Ue interverrà, ma non si sa quando, perché a Bruxelles si cerca di buttare la palla in tribuna, nel senso che se, entro l’estate, non si arriva a nulla si rimanda tutto alla prossima legislatura che inizierà da metà 2024. Ma non vuol dire che il problema è risolto, la strategia è quella del “carciofo”, con la Commissione che fa partire singoli Paesi, come l’Irlanda, per poi arrivare a dire che si deve solo armonizzare quello che viene già fatto da alcuni”.
Il tentativo irlandese non riguarda solo l’Irlanda, a cui la Commissione ha dato silenzio-assenso, inusuale, nonostante 10 Paesi contrari. Ma questa è solo una delle problematiche aperte. Perché c’è un fronte che parte non solo dalla prevalenza dei Paesi nordici, che hanno mentalità diverse da quelli mediterranei, ma anche dal fatto che certe raccomandazioni arrivano dall’Oms. Quindi essere a Bruxelles non basta, si deve essere a Ginevra, vanno fatti eventi così per dire la nostra in queste sede”. Perché l’Oms, ha ricordato Cino, è un organismo complesso, ma la base per tutti gli attacchi che il vino sta subendo arrivano da indicazioni e raccomandazioni Oms, come il “non safe lavel” nel consumo, l’invito ad aumentare prezzi e tasse sulle bevande alcoliche e così via. “È un’organizzazione scientifica, ma influenzata da molte cose, da molte tendenze e molti pensieri, riceve fondi solo nella misura del 20% dagli Stati, l’80% che rimane è poco trasparenze, non sappiamo a volte da quali aziende o donatori arrivano i fondi, in questo senso l’Ue è molto più trasparente. Ma l’Europa è molto influenzata dall’Oms, e preoccupa che il recente documento di Tel Aviv ripropone nessuna distinzione tra abuso e consumo, il fatto che non sono pubblici i commenti al documento, e che non sono ascoltati i portatori di interesse economico”.
Alle viste ci sono tante sfide, ha ribadito Cino, sugli obiettivi posti dall’Oms, come la riduzione, entro il 2030, del consumo di alcol, e non dell’abuso, nella misura del -10%. “Ma non si può, però, dire solo no - ha detto Cino - dobbiamo proporre alternative al proibizionismo, come fatto contro il Nutriscore, battaglia che aggregando altri Paesi probabilmente vinceremo. E poi educare, anche i produttori, essere propositivi, ed evitare distinzioni e divisioni: già siamo deboli in Europa, andiamoci uniti”. Una visione condivisa da Nicola Tinelli (Unione Italiana Vini - Uiv). “Sulle indicazioni nutrizionali che dall’8 dicembre 2023 saranno obbligatorie anche sulle etichette di vino e alcolici, siamo stati pionieri, proponendo e facendo accettare all’Europa una regolamentazione che prevede l’indicazione delle calorie in etichetta, e le informazioni nutrizionali on line. Ora la Commissione potrebbe presentare una proposta sugli “healt warning” entro il 2023. Ma perché Oms e Commissione stanno lavorando tanto sull’etichettatura? Perché è molto più difficile, per esempio, intervenire su fiscalità e Pac. E introducendo il concetto che “l’alcol fa venire il cancro”, tout court, si farebbe cadere tutto il castello. Perché poi ci si chiederebbe perché continuare a finanziare qualcosa che, secondo la legge, fa male. È un percorso già visto con il tabacco. Prima o poi questa normativa sugli “healt warning”, che parte dall’Irlanda ma che va ancora definita e capita meglio, andrà armonizzata. La Commissione, sull’Irlanda, ha deciso, per la prima volta, di non intervenire, nonostante ottime argomentazioni possibili ed il coinvolgimento di molti Stati membri. La norma irlandese, però, ancora è da definire, forse ci sarà un periodo di transizione di 3 anni, ci potrebbe essere tempo anche per convincere la Commissione ad intervenire. Il vino non deve non solo dire no, deve proporre una sua idea, una sua versione. Come dicono i tedeschi, se non sei al tavolo sei nel menù, quindi vieni mangiato. Ed noi al tavolo europeo dobbiamo esserci di più. Questo dibattito occuperà l’agenda dei prossimi 3-5 anni, probabilmente prima delle elezioni del 2024 la Commissione tergiverserà, perché è un argomento troppo scottante, ma si dovrà vedere che Parlamento verrà fuori dopo le elezioni, e se partiranno altre iniziative di singoli Paesi come l’Irlanda. Dobbiamo esserci, essere uniti e proattivi, parlare con la voce della scienza, incontrovertibile, perchèénon si dica che non dobbiamo essere ascoltati perché siamo parte interessata”.

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