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LO SCENARIO

Vino e spirits, filiera da 40 miliardi ridotta di un terzo, tra dazi e Covid. L’allarme di Federvini

Albiera Antinori (Antinori): “escogitare strategie e misure di sostegno e di ristoro effettivo”. Sandro Boscaini: “serve sostegno delle istituzioni”

L’impatto del Covid sulla filiera del vino e degli spirits italiani è impietoso: si parla di una filiera da 40 miliardi di euro l’anno, tra fatturato complessivo ed indotto, ridotta di un terzo. Si parla di un comparto che vale il 2% del Pil nazionale. L’equivalente della manovra economica prevista dal Governo nel 2021. 6 volte la cifra messa a disposizione dal Governo con il Decreto Legge Ristori. A mettere nero su bianco in numeri è la Federvini, che sottolinea come il settore stia subendo “una tempesta perfetta, iniziata da ottobre 2019, che non può passare inosservata soprattutto agli occhi delle istituzioni: alle difficoltà del settore vino si aggiunge lo scenario più complesso del settore spiriti che, ormai da un anno, sta subendo un dazio ad valorem del 25% sul proprio export in Usa, primo mercato di destinazione. A quelli statunitensi si sommano i nuovi recentissimi dazi Ue sugli spiriti americani, chiaro segnale in ascesa dell’escalation in una disputa che continua a creare vittime in settori che, nulla hanno a che fare con quello dell’industria aerospaziale, da cui è nata”, sottolinea in una nota l’organizzazione, guidata da Sandro Boscaini.
“È impensabile usare mezzi termini: la situazione a livello di economia di territorio è in progressiva contrazione” testimonia Maurizio Cibrario, presidente onorario Martini & Rossi. “Lo scenario attuale sta compromettendo gli impulsi economici diretti ed indiretti, il tessuto imprenditoriale sta soffrendo enormemente e non si intravedono spiragli di luce nel breve periodo. Il valore complessivo generato anche dai settori collegati al nostro comparto sta subendo una perdita netta che, al momento, possiamo stimare intorno al -30% ma che rischia di essere rivista in termini peggiorativi. L’emergenza sanitaria, il difficilissimo scenario internazionale, sono ostacoli giganteschi che le nostre aziende non possono affrontare da sole: auspichiamo interventi rapidi ed efficaci da parte del nostro Governo”.
Una situazione insostenibile per il settore, e dannosa per lo stato stesso, visto che il comparto, nel 2019, ha pagato quasi 10 miliardi di tasse allo Stato. Per questo servono misure strutturali di sollievo e di effettivo ristoro. “Gli effetti della pandemia non stanno facendo altro che appesantire una situazione già di per sé molto critica”, afferma Bob Kunze-Concewitz, CEO Campari Group. “In un contesto davvero senza precedenti, credo sia fondamentale uno stretto dialogo e una proficua collaborazione tra pubblico e privato. Mai come ora, si richiede che le nostre Istituzioni diano ascolto a un settore dimostratosi altresì capace di dare il proprio contributo nella fase di massima emergenza sanitaria. Il settore delle bevande spiritose ha più volte richiesto l’abrogazione del contrassegno di Stato, strumento di tracciamento obsoleto e superato, quale prima misura di ristoro soprattutto a sostegno dei piccoli e medi produttori. Appare poi del tutto evidente come il continuo aggravarsi della situazione necessiti di un intervento ben maggiore”.
In un contesto già di grande sofferenza, si aggiungono le misure restrittive sulla ristorazione e i pubblici esercizi adottate sulla base dell’andamento dei contagi e della capienza del sistema sanitario nel gestirli. “Il settore del vino, intimamente legato ai territori, alle bellezze artistiche e al turismo, sta subendo un colpo molto duro”, sottolinea Albiera Antinori, presidente della storica Marchesi Antinori, prima realtà privata del vino italiano e marchio tra i più prestigiosi al mondo. “Le misure restrittive legate alla seconda ondata sui settori dell’ospitalità e dell’accoglienza stanno avendo una ricaduta pesante anche sul nostro comparto. Bisogna escogitare nuove strategie che portino misure di sostegno e di ristoro effettivo; dobbiamo superare la logica emergenziale per rilanciare l’immagine ed i consumi di settori emblema della più autentica ospitalità italiana. Per il settore vitivinicolo auspichiamo misure che sappiano trovare il giusto equilibrio tra la domanda e l’offerta, mantenendo vivo il rapporto con i consumatori anche attraverso campagne di promozione ben congegnate”.
È una filiera, quella del wine & spirits made in Italy, che alla luce delle forti perdite che si stanno registrando sul mercato interno e nell’export, chiede, con grande forza, di essere ascoltata dalle istituzioni, nelle proprie specifiche richieste, non solo perché settore di estrema rilevanza per il valore rappresentato nel tessuto economico italiano, ma anche perché ambasciatrice del Made in Italy nel mondo ed emblema dell’inimitabile lifestyle italiano.
“I nostri settori - conclude Sandro Boscaini, presidente Federvini - stanno subendo un rallentamento molto rilevante su tutto il ciclo economico, sia nei consumi interni che nel commercio estero. Gli effetti e le conseguenze di questo scenario sono già misurabili e l’entità delle perdite sono significative. Purtroppo è difficile prevedere movimenti in controtendenza: occorre che le istituzioni operino per sostenere adeguatamente le nostre aziende e per evitare che il valore che conferiscono alla nostra economia continui ad essere indebolito. Non è sufficiente quanto fatto per il mercato del vino, mentre quello delle bevande spiritose, è un settore che, ad oggi, non ha ricevuto misure di sostegno. Fermo restando ogni possibile supporto all’export per tutti i settori rappresentati, oltre all’istanza di abrogazione del contrassegno di Stato, il settore spiriti necessita oggi anche di misure di maggiore impatto: una riduzione quantomeno del 5% delle accise sulle bevande spiritose e sui prodotti intermedi potrebbe, soprattutto in chiave prospettica, favorire una possibile ripresa del comparto”.

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