Le previsioni a breve termine, per il mercato del vino, non sono ovviamente delle migliori, visto il contesto economico. E, dall’Australia, arriva un segnale delle difficoltà di questi tempi. Di fronte alle fosche prospettive economiche per l’annata 2023, Accolade, uno dei più grandi produttori di vino australiani, ha consigliato al suo maggiore fornitore di ridurre significativamente la produzione di vino rosso per evitare di aggravare un’eccedenza stimata in oltre 350 milioni di litri. A riportarlo è un articolo pubblicato su Vitisphere.
La decisione, si legge, è stata comunicata in un incontro con i rappresentanti della più grande cooperativa vinicola dell’emisfero meridionale, la Ccw di Riverland, in cui il responsabile degli approvvigionamenti di Accolade Wines ha consigliato ai 540 soci dell’azienda di attuare misure drastiche per limitare nettamente la produzione 2023 delle varietà rosse Cabernet Sauvignon e Shiraz. Il “gigante australiano” propone tre alternative che è pronto a sostenere a livello finanziario: la prima è l’estirpazione delle due varietà a bacca rossa e la loro sostituzione con quelle bianche (Sauvignon blanc, Pinot gris, Prosecco/Glera) in cambio di un aiuto economico di 1.300 euro per ettaro in due anni. La seconda è la riduzione delle rese dei rossi del 30% e, infine, la più “drastica”, ovvero l’abbandono dei vigneti in cambio di un pagamento di 650 euro per ettaro.
Accolade, che sta applicando queste misure ai propri vigneti nel Riverland (Banrock Station), stima che l’equivalente di 2.000 ettari e 45.000 tonnellate di uva debba essere rimosso entro la vendemmia del 2023. Se non riuscirà a raggiungere questo obiettivo, l’azienda pagherà l’equivalente di 97 euro per tonnellata di Cabernet Sauvignon e Shiraz.
“Non esiste più un mercato finale per questi vini a causa delle grandi vendemmie e del cambiamento della domanda” ha spiegato in una lettera ai soci della cooperativa Derek Nicol, responsabile degli acquisti di Accolade. Il vino rosso australiano non è più ritenuto competitivo sui mercati e questo ha portato alla retromarcia. “La maggior parte dei produttori probabilmente sosterrebbe che lo squilibrio tra domanda e offerta è stato causato dalla perdita delle esportazioni di vino imbottigliato verso la Cina alla fine del 2020, in coincidenza con una vendemmia record l’anno successivo”, osserva Anna Hooper, responsabile delle politiche settoriali di Australian Grape & Wine. Tra i problemi citati ci sono “la congestione dei porti, l’aumento dei costi del carburante e la carenza di container e di personale che hanno contribuito all’aumento dei prezzi di trasporto”. E sono proprio gli elevati costi di spedizione dei prodotti ad erodere il vantaggio competitivo dell’Australia. Le regioni interne e calde, come il Riverland, risentono maggiormente del calo della domanda e il valore medio dei vini rossi in queste zone è in calo.
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