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MERCATI MONDIALI

Vino italiano ed export, i Paesi Terzi valgono più dei mercati Ue: i dati Istat analizzati da Ismea

Il sorpasso nei primi 9 mesi del 2019 i Paesi extra Ue a 2,32 miliardi di euro, contro i 2,29 dell’Unione Europea

Nei primi 9 mesi del 2019, come già riportato da WineNews su dati Istat, il Belpaese ha esportato vino per 4,6 miliardi di euro, con una crescita che ha sfiorato il +4% sullo stesso periodo del 2018 (per un volume di 15,7 milioni di ettolitri, a +12%). E un aspetto decisamente interessante, evidenziato dall’analisi di Ismea, è che nel periodo, l’export in valore verso i Paesi Terzi è stato di 2,32 miliardi di euro, contro i 2,29 miliardi di euro verso la Ue. Se i dati di fine anno confermeranno tale differenza, sottolinea Ismea, si avrà un sorpasso mai registrato dall’inizio del nuovo millennio a oggi. Un sorpasso dovuto ad una crescita a valore più che doppia nei Paesi Tersi rispetto all’Ue (+5% conto +2%), mentre in volume è l’Unione Europea ad assere cresciuta nettamente di più dei mercati extra Ue (+15% contro +6%).
Nel complesso, sottolinea Ismea, se il trend degli ultimi mesi dell’anno sarà mantenuto, a fine anno si potrebbero superare i 22 milioni di ettolitri per un valore record di 6,5 miliardi di euro, ma con una crescita più lenta rispetto alle attese di qualche anno fa, con i prezzi medi in discesa sia per dinamiche legate ai listini dei vini sia per quella correlata al diverso mix che compone il paniere delle esportazioni. Ad avere avuto, infatti, l’incremento più importante sono stati i vini comuni che con 3,6 milioni di ettolitri, per lo più sfusi, hanno avuto una crescita del 22% in volume accompagnata però da una lieve flessione degli introiti, conseguenza della decisa riduzione dei listini alla produzione che nell’ultima campagna, la 2018/2019, ha toccato il 27%.
Continua la crescita degli spumanti (+9% a volume e +5% a valore) ma ormai senza l’incremento a doppia cifra a cui eravamo abituati. Anche in questo caso bisogna considerare da una parte il Prosecco le cui vendite all’estero si intensificano sia a volume (+24%) sia a valore (+18%), mentre l’Asti, ad esempio, mostra delle difficoltà importanti a mantenere quote di mercato.
In decisa progressione anche i vini Dop, soprattutto fermi, che compensano la riduzione registrata nel segmento delle Igp.
Questo “trasferimento” è dovuto, almeno in larga parte, al consolidamento sul mercato del Pinot grigio Delle Venezie Dop. Le Igp, peraltro, hanno mostrato una decisa battuta d’arresto sia nei vini fermi in bottiglia (-8% a volume e -5% a valore) e negli sfusi (-9% a volume e -13% a valore), mentre hanno messo a segno una performance particolarmente positiva nei bag in box (+13% a volume e +12% a valore).
Questa tipologia di confezione, peraltro, nei primi nove mesi del 2019 è cresciuta in maniera importante rispetto allo stesso periodo dell’anno prima, mentre per i frizzanti la domanda estera è apparsa in crescita ma non così dinamica come per altri segmenti. Scorrendo la lista dei Paesi clienti sembra opportuno sottolineare che, benché il vino italiano raggiunga ormai un gran numero di destinazioni, le prime tre destinazioni assorbono più della metà del totale esportato sia in volume che in valore.
In tema di clienti si evidenzia il recupero in volume realizzato soprattutto nell’estate delle esportazioni verso gli Stati Uniti. L’aumento delle quantità registrato nel segmento delle Dop imbottigliate (+11%) ha più che compensato la rilevante flessione delle Igp (-24%). Bene anche gli spumanti la cui progressione nei primi nove mesi dell’anno è stata dell’11% a volume e del 10% a valore. Da sottolineare anche nel mercato Usa l’andamento a doppio binario tra il Prosecco, che cresce ad un ritmo del 40% sullo stesso periodo del 2018, e il resto delle bollicine italiane che invece perde terreno. In tema di Usa c’è attesa e preoccupazione in merito all’aumento dei dazi che, sebbene al momento non colpiscano il vino italiano, tengono comunque alta l’attenzione. In decisa progressione l’export in Germania dove le esportazioni italiane sono cresciute del 24% trainate dal +47% dei vini sfusi che con oltre 2 milioni di ettolitri rappresentano il 46% del totale importato dall’Italia, a cui si contrappone, per i motivi sopra citati, un aumento degli introiti molto limitato (+3%).
Il mercato tedesco è in controtendenza rispetto agli spumanti italiani con una domanda in flessione del 9% in volume determinata da una drastica riduzione delle richieste sia di spumanti comuni che di Asti, mentre il Prosecco continua la sua progressione mettendo a segno un +11% in quantità per un fatturato cresciuto del 4%.
Altro mercato che merita particolare attenzione è quello del Regno Unito dove i primi nove mesi del 2019 hanno segnato per il vino italiano un incremento delle quantità a fronte di una battuta d’arresto dei corrispettivi. Ad eccezione, infatti, dei vini fermi in bottiglia per tutti gli altri segmenti si è registrata una flessione dei valori medi. Sul fronte passivo della bilancia commerciale del settore vinicolo i primi nove mesi del 2019 hanno mostrato una decisa riduzione della domanda italiana anche perché le disponibilità della vendemmia 2018 erano state particolarmente abbondanti.
Gli acquisti fuori dai confini nazionali si sono ridotte di un quarto rispetto a quelle dello stesso periodo del 2018 grazie al taglio delle richieste di vini sfusi (-31%) che, con 918.000ettolitri rappresentano il 74% del paniere dell’import italiano. In netta riduzione anche l’import di spumanti. La prima ad aver subito tale taglio della domanda italiana, in primo luogo sugli sfusi ma anche sulle bollicine è stata la Spagna. Di contro sono aumentate le importazioni dalla Francia sia di vini in bottiglia che dello spumante.

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