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LO SCENARIO

Vino “made in Italy”, l’export vira in negativo: -0,4% in valore nella prima metà del 2023

I dati Istat, letti da WineNews. Male Usa e Canada, giù l’Asia. Tiene l'Europa, con segnali positivi da Germania, Uk e Francia. E la Russia fa +64%
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Il vino ed i suoi colori in un’illustrazione di Freepik

E alla fine l’export di vino italiano virò in negativo. Dopo un costante rallentamento della crescita da inizio 2023, i dati Istat (aggiornati a giugno), analizzati da WineNews, certificano il calo del -0,4% in valore sullo stesso periodo 2022, a quota 3,7 miliardi di euro, per poco più di 1 miliardo di litri, con una perdita in volume del -1,5%. Numeri che non sorprendono, visto il trend di rallentamento dei consumi e dell’economia generale in tutto il mondo, ma che mettono nero su bianco, dopo una crescita pressochè ininterrotta delle esportazioni negli ultimi 15-20 anni, il rischio concreto di una decrescita, quanto meno in quantità, che, come raccontato spesso, ed in tante analisi, sembra più strutturale che congiunturale, e con con cui dover fare i conti in futuro, ripensando sotto vari aspetti l’industria del vino, italiana e non solo. Non tutto va male, però. Ma se confortano un po’ le crescita in valore, seppur contenute, di mercati importanti come Germania e Regno Unito, tra le destinazioni top a pesare molto, in negativo, sono i cali robusti in Usa e Canada.
Guardando ai singoli Paesi, infatti, gli Usa, che per anni sono stati l’approdo sicuro del vino italiano, continuano a segnare il passo, con un calo del -6,8%, per 897,1 milioni di euro, in un mercato in cui, a detta degli operatori, più che un reale calo dei consumi incide nelle minori importazioni la necessità e la voglia di svuotare magazzini che, soprattutto nella prima fase post covid, sull’onda dell’entusiasmo, sono stati riempiti in maniera importante. Ancor più forte, in percentuale, è il calo di un altro mercato strategico come il Canada, che segna addirittura il -16,2%, fermandosi a 174,9 milioni di euro. Vanno meglio, invece, le cose in Europa. La Germania, per esempio, nonostante un’economia non certo brillante, tiene sui valori, con un +1,3% a 577,4 milioni di euro, e cresce del +3,1% anche il Regno Unito, che nella prima metà dell’anno a riversato nelle cantine del Belpaese 380,4 milioni di euro. Modesto, invece, il calo della Svizzera, a -1,5%, per 205,3 milioni di euro, mentre continua a crescere a doppia cifra la Francia, con un +18,4%, a 165,5 milioni di euro. Situazione nel complesso positiva nel Benelux, con i Paesi Bassia +1,9%, per 116,7 milioni di euro, ed il Belgio che tiene, a +0,1%, per 111,6 milioni di euro. Male invece l’area scandinava: -4,5% in Svezia, a 103.306.846 milioni di euro, -13% inDanimarca, a 73 milioni di euro, -7% in Norvegia, a 53 milioni di euro. Tra i dati positivi, ancora, spicca il +4,2% dell’Austria, per 65,4 milioni di euro, e soprattutto il clamoroso +64% della Russia, nonostante la guerra, per 67,2 milioni di euro. Decisamente in negativo, invece, l’area asiatica: il Giappone, che resta di gran lunga primo mercato orientale i valore, fa -5%, a 92,1 milioni di euro, la Cina arretra del -14,3%, a 48,2 milioni di euro, e la Corea del Sud, dopo l’euforia degli ultimi anni, segna un netto -33,6%, a 28,1 milioni di euro, così come è in calo Taiwan, a -17,2%, per 9 milioni di euro. Tra i mercati asiatici principali, un modesto +1%, invece, lo mette a segno Hong Kong, a 13,7 milioni di euro. Questo il quadro, ad oggi, ed è piuttosto difficile pensare ad una inversione di tendenza nell’ultima parte dell’anno, in cui, comunque, storicamente, con le festività di fine anno a fare da traino, si muovono i vini a maggior valore aggiunto. Ma se il calo dovesse essere contenuto, a conti fatti, secondo molti, non sarebbe un dramma, da leggere, peraltro, nel quadro di un ritorno alla “normalità” dell’era pre-pandemia.

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