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VINO & POESIA - BUONA PASQUA CON I VERSI DEDICATI A BACCO … NELLA STORIA IL NETTARE DI BACCO E LA FIGURA DEL POETA HANNO CAMMINATO SEMPRE, NATURALMENTE, MANO NELLA MANO

Italia
Auguri di Buona Pqasqua da WineNews

Vino e poesia. Vino è poesia. Nella storia il nettare di Bacco e la figura del poeta hanno camminato sempre, naturalmente, mano nella mano. Fin dal XII secolo a.C, sotto il regno di Nabucodonosor I, periodo al cui risale l’“Epopea di Gilgamesh”, in cui il vino ha una forte valenza rituale. Così come nei poemi omerici, l’Iliade e l’Odissea. Nella Grecia tra il VII e il VI secolo, il vino, nel Simposio cantato dai lirici greci, trova il suo luogo d’elezione, ma anche nell’antica Roma, con i grandi padri della letteratura latina: Virgilio, Ovidio, Petronio, Marziale, e soprattutto Orazio, che con la sua “Ode all’anfora” è il re della poesia enoica. Nel Medioevo, poeti e vino trovarono “rifugio” in monasteri e conventi, e proprio alcuni chierici composero i “Carmina Burana”, che, beffardamente, inneggiano ai piaceri della vita e a prendere con leggerezza la quotidianità, nascondendo però una profonda amarezza, in cui il vino rappresenta l’unica luce nel buio dell’esistenza di quei tempi. Poi è stato il senese Cecco Angiolieri, nel 1200, a scrivere in rima vere e proprie dichiarazioni d’amore al vino, e nello stesso periodo, lontano però dalla vecchia Europa, fioriscono in Oriente veri e propri capolavori per celebrare il vino, firmari dai poeti islamici Abu Nuwàs e Omar Khayyàm. Ma è il Rinascimento toscano il trionfo della poesia enoica: da la “Canzona di Bacco” di Lorenzo De’ Medici, detto il Magnifico, a “La fabula di Orfeo” e al “Coro delle Baccanti” di Angelo Ambrogini, il Poliziano. Ancora, nella prima metà del 1800, ecco Carducci, la cui produzione letteraria pullula di poesie in cui il vino è elemento fondamentale. E poi la poesia dialettale milanese di Carlo Porta, romana di Giuseppe Gioacchino Belli, romanesca di Trilussa, emiliano di Lorenzo Stecchetti (al secolo Olindo Guerrini) e napoletana di Salvatore Di Giacomo e Luca Postiglione. E venendo ai giorni nostri, ecco l’“Ode al vino” del Premio Nobel per la Letteratura Pablo Neruda, totalmente in lode ed esaltazione del vino, tratteggiato come elemento unificante e magico, ebbrezza di amicizia e splendore terrestre della vita e, soprattutto, come l’elisir che può introdurre l’uomo nel magico mondo dell’amore.

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