Sembrava finita con la sentenza della Corte di Appello del Tribunale di Venezia la querelle tra Famiglie Storiche, 13 cantine di primo piano dell’Amarone della Valpolicella (Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Torre d’Orti, Venturini e Zenato) ed il Consorzio della Valpolicella, che ha vinto la disputa giudiziaria (con la sentenza che ha ribadito il divieto all’utilizzo del nome “Famiglie dell’Amarone d’Arte”, oltre alla conseguente nullità del marchio e del cosiddetto Manifesto dell’Amarone d’Arte, confermando l’obbligo di rimozione dalle etichette del marchio ormai nullo e quello di pubblicazione della sentenza su due tra i principali quotidiani italiani con spese a carico dei convenuti), e, invece, la vicenda si prepara a vivere un nuovo capitolo che, tutti sperano, siano positivo per uno dei territori più importanti dell’Italia del vino. Se ne capirà di più il 23 gennaio, quando a Verona, in Camera di Commercio di Verona, le Famiglie presenteranno al Consorzio una proposta per “chiudere il contenzioso pendente”, con gli interventi annunciati del presidente delle Famiglie Storiche, Alberto Zenato (Zenato), e dei predecessori Sandro Boscaini (Masi) e Sabrina Tedeschi (Tedeschi).
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