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CUCINA E CRITICA

Da tre a due stelle per un soufflé: lo chef Marc Veyrat perde la causa contro la Guida Michelin

Il giudice del tribunale di Nanterre: nessuna prova di alcun danno causato dal declassamento. Ma la querelle non finisce qui
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Lo chef Marc Veyrat, due stelle Michelin con il Maison de Bois

Se in Italia l’edizione della Guida Michelin 2020 ha fatto rumore per il declassamento - da due ad una stella - di un mostro sacro della cucina del Belpaese come Gianfranco Vissani, in Francia da mesi tiene banco la vicenda che ha visto Marc Veyrat, chef del Maison de Bois, passare nell'arco di un solo anno da tre a due stelle. Una decisione che Veyrat non ha preso bene, anzi, tanto da citare la Michelin per danni, chiedendo, simbolicamente, un euro di rimborso. Al centro dell’impianto accusatorio, il danno che il declassamento avrebbe causato agli affari del ristorante accusa sostenuta dagli avvocati di Veyrat ma che, nella sentenza del tribunale di Nanterre, non trova alcuna prova. Il primo round processuale, così, lo vince la Michelin, ma la vera diatriba è squisitamente mediatica, ed è lo chef, una vera polveriera, a fare e disfare, riportando in auge il difficile rapporto tra maestri della cucina e mondo della critica, specie quella della Michelin, sulla cui libertà di giudizio, però, non possono esserci dubbi, nel bene e nel male. Tanto più che, come ammesso dallo stesso Veyrat, gli affari del Maison de Bois, sull’onda del caso mediatico, sono addirittura cresciuti, del +7%. Ed è forse per questo che Veyrat continua a soffiare sul fuoco, chiedendo alla guida di rimuovere il proprio ristorante, perché giudicato da ispettori non all’altezza, sostenendo che avrebbero confuso il Reblochon, un formaggio a pasta molle del territorio, con il britannico Cheddar, fatto puntualmente smentito dai funzionari della Michelin, che aggiungono, per bocca del responsabile internazionale Gwendal Poullenec, intervistato da “Le Monde”, che “le stelle della guida Michelin non appartengono agli chef e non spetta a loro rinunciarvi”.

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