
Un fenomeno di nome Prosecco. La locomotiva dell’export del vino italiano va forte anche negli Stati Uniti, il primo mercato per il vino, dove sono le donne a sostenere i consumi e a consacrarne il successo. Negli States, infatti, secondo l’Osservatorio dell’Unione Italiana Vini (Uiv), il “re” degli sparkling made in Italy registra un tasso di penetrazione medio del 24% tra i consumatori, raggiungendo il 28% proprio nella componente femminile, con un apprezzamento sostanzialmente intergenerazionale. Secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv sui dati Iwsr, gli acquisti di Prosecco nel primo mercato del vino mondiale sono effettuati in 6 casi su 10 da donne che, con un’“awareness” al 76% (contro il 69% dei maschi), dimostrano anche di conoscere meglio l’offerta enologica italiana. Le bollicine trivenete, in particolare, raggiungono un livello di notorietà del 48% tra le femmine, mentre si fermano al 31% tra i maschi.
Ma, rileva ancora l’Osservatorio, dietro il “fenomeno Prosecco” negli Usa, che tra gennaio e febbraio hanno registrato una corsa alle scorte pre-dazi (+42% il valore dell’export nel primo bimestre), non c’è solo la variabile di genere. Se si guarda al portafoglio, a stappare bollicine made in Italy sono nel 65% dei casi i consumatori che guadagnano oltre 80.000 dollari l’anno, e più di un quarto dei Prosecco-lovers (27%) dichiara redditi per più di 150.000 dollari. Sotto il profilo geografico, la Prosecco-mania incrocia la costa Atlantica, ma anche quella Pacifica: oltre la media figurano i consumatori del New England, del South e Middle Atlantic fino al Pacific.
Sul fronte del prezzo, nel fuori casa 7 consumatori americani su 10 spendono più di 20 dollari al litro, mentre si ribalta la proporzione nell’off-premise, dove il 61% dei consumatori sceglie a scaffale prodotti sotto i 20 dollari al litro.
Lato consumi, su dati SipSource, l’Osservatorio Uiv rileva come il Prosecco sia di gran lunga il prodotto enologico italiano più acquistato negli Usa con una quota del 33% sul totale delle vendite made in Italy. Il Prosecco rappresenta ormai un terzo dei volumi complessivi di sparkling consumati oltreoceano, grazie ad una progressiva erosione di quote ai danni delle bollicine statunitensi e di quelle francesi.
In termini di export, spiega ancora l’Osservatorio, il 2024 si è chiuso con spedizioni di Prosecco verso gli Stati Uniti in crescita a valore del 15%, pari a 491 milioni di euro, complice l’accelerazione impressa da importatori e distributori per anticipare il più possibile lo spauracchio dei dazi e garantire, per quanto possibile, continuità nello speciale rapporto con i consumatori.
“Negli Stati Uniti il Prosecco è simbolo di eleganza, moderazione e stile di vita italiano - spiega il responsabile dell’Osservatorio Uiv, Carlo Flamini - non è un caso se è apprezzato in tutte le fasce di età, con picchi tra le over 55. Ma la vera scommessa, oggi, è quella multietnica. Il Prosecco sino ad oggi è stato presidio dei consumatori bianchi, che rappresentano quasi l’80% del mercato, mentre fatica a raggiungere gli ispanici, le persone di colore e gli asiatici. È proprio tra queste etnie sempre più rilevanti anche da un punto di vista demografico, che dobbiamo recuperare per attirare nuovi appassionati. Si tratta di attivare leve comunicative efficaci e promuovere la dimostrata versatilità dello sparkling made in Italy”.
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