Spunta un frantoio nella Fifth Avenue: nella strada che più di ogni altra è simbolo del mito di New York nel mondo, luccicante di griffe e di negozi alla moda, c'é una traccia del passato più nobile della cucina toscana: il frantoio, di piccole dimensioni (è chiuso in armadio al nono piano di un sobrio palazzo al numero 302), è a due passi dall'Empire State Building. Qui ha sede l'Istituto Culinario Italiano, fondato una quindicina di anni fa da un appassionato cantore di tutto ciò che è cultura e tradizione italiana: Paolo Villoresi de Loche.
"Quel frantonio l'ho portato io dalla Toscana a Manhattan - confessa lui stesso, incontrando la delegazione della Regione Toscana arrivata per l'evento "Tuscan dream in New York city" - per spiegare ai miei allievi come si fa l'olio. Ci sono due belle mole in pietra, del diametro di neppure un metro, una pressa e un motorino per mescolare l'impasto prima di spremere il raccolto. In questa maniera, anche se in minime quantità, maciniamo le olive californiane, da novembre ad aprile".
L' istituto (di cui Villoresi è presidente e infaticabile animatore) promuove corsi di cucina, e, dal gennaio 2004, avvierà anche un corso di lingua italiana utilizzando proprio la gastronomia: "cresce il desiderio di imparare la nostra lingua - spiega Villoresi - ma aumentano anche l'interesse e la curiosità per la nostra tavola. La Toscana è sempre un nome magico tanto che ho appena girato un documentario che sarà inserito nel mio programma "Italian cooking e living" che verrà trasmesso, nei prossimi giorni, sulle principali emittenti newyorkesi".
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