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2,3 miliardi di euro: tanto è stato il budget per l’acquisto di wine & food, nel 2013, per oltre 7.000 alberghi top (4-5 stelle) d’Italia, secondo le anticipazioni, riportante dall’Ansa, della ricerca firmata Associazione Italiana Food & Beverage Manager

2,3 miliardi di euro: tanto è stato il budget per l’acquisto di wine & food, nel 2013, per oltre 7.000 alberghi top (4-5 stelle) d’Italia, secondo le anticipazioni, riportante dall’agenzia Ansa, della ricerca firmata Res/Aifbm (Associazione Italiana Food & Beverage Manager, www.aifbm.com), che verrà divulgata per intero nei prossimi giorni. Una cifra monstre, che testimonia una volta di più l’impatto del turismo nel Belpaese sul settore agroalimentare, e anche la sinergia tra questi due pilastri dell’economia italiana.
Secondo gli ultimi dati del World Travel and Tourism Council, infatti, il contributo economico del turismo all’economia italiana è stato di 159,6 miliardi di euro, pari al 10,3% del Pil. Ed il 2014, dalle stime, dovrebbe attestarsi a 163 miliardi di euro. Come si può ben immaginare, buona parte di questo business, tanto più in un Paese ricco di storia, tradizioni e appeal enogastronomico come l’Italia, viene proprio dal wine & food: se il giro d’affari del solo enoturismo è stimato sui 5 miliardi di euro (dati Censis Servizi/Città del Vino), secondo gli ultimi dati specifici dell’Osservatorio nazionale del Turismo (2010), la spesa dei turisti per ristoranti, pizzerie, bar, caffè e pasticcerie, è di 12,6 miliardi di euro.
Ed ora, emerge che la sola voce ristorazione per i migliori alberghi del Belpaese vale 2,3 miliardi di euro, secondo il direttore dell’Osservatorio Aifm Marco Malacrida. Nel dettaglio, si parla di 2.804 tonnellate di alimenti che in valore corrispondono a 17 milioni di euro di forniture acquistate, a cui si aggiungono scontrini da 11 milioni di euro per “dissetare” la clientela con 6 milioni di litri di bevande, dove acqua, vini e spumanti fanno la parte del leone. L’indagine sottolinea anche che la colazione rappresenta il principale momento di consumo: 4,2 milioni di somministrazioni (44%), seguite da 3,4 milioni di servizi di ristorazione individuale (35%). Significativa la quota (12%) della banqueting che ha messo a tavola 1,2 milioni di ospiti. Più di nicchia le mescite nei bar (7%) che lo scorso anno hanno avuto 700.000 clienti, mentre 200.000 sono state le ordinazioni di room service. Sul fronte beverage, vini e spumanti (38%), ha precisato Malacrida, sono la principale voce per quantità (2,1 milioni di litri), poi nei frigo-bar e al bancone si beve acqua (31%) per un totale di 1,7 milioni di litri. I drink analcolici (15% cioè 0,8 milioni di litri) e la birra (13% cioè 0,7 milioni di litri) vanno via di pari passo, mentre i superalcolici “deglutiti” sono il 3%, circa 0,1 milioni di litri. Per la tavola nel 2013 gli hotel coinvolti nell’indagine hanno acquistato 255.000 piatti, 197.000 posate, e 203.000 bicchieri. “Sono dati che delineano un comparto vivace e in crescita” ha concluso Malacrida. E nonostante gli albergatori lamentino l’esistenza di “un’industria poco specializzata sul canale hotellerie, gli acquisti e i consumi di materia prima alimentare nelle strutture alberghiere sono in forte crescita già da qualche anno”.

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