E’ di 3,9 miliardi di euro il fatturato al consumo realizzato sul mercato nazionale dai 35 formaggi italiani a denominazione di origine (Dop). Lo afferma la Coldiretti sulla base dei dati Ismea relativi al 2008, nell’apertura di “Cheese - Le Forme del Latte” 2009, kermesse casearia internazionale, di scena a Bra (Cuneo), da oggi al 21 settembre, promossa da Slow Food (info: www.cheese.slowfood.it).
Secondo la Coldiretti, a salire sul podio dei formaggi a denominazione di origine più apprezzati dagli italiani sono il Parmigiano Reggiano, con 1,3 miliardi di euro, e il Grana Padano, con 1,2 miliardi di euro: un gradimento che si estende anche all’estero dove le esportazioni di formaggi Dop sono state pari a 705 milioni di euro, quasi il 20% del fatturato realizzato in Italia.
L’espansione sui mercati esteri è però frenata dalla insostenibile presenza di formaggi “taroccati” che tolgono spazio al vero made in Italy. I Paesi dove sono più diffuse le imitazioni sono Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti, dove, denuncia la Coldiretti, appena il 2% dei consumi di formaggio di tipo italiano sono soddisfatti con le importazioni di formaggi made in Italy; per il resto, si tratta di imitazioni e falsificazioni ottenute sul suolo americano con latte statunitense in Wisconsin, New York o California. Ma a preoccupare sono anche le tendenze di Paesi emergenti come la Cina, dove il falso made in Italy è arrivato prima di quello originale e rischia di comprometterne la crescita. Per la Coldiretti, le imitazioni del parmigiano reggiano e del grano padano sono, con il Parmesan, la “punta dell’iceberg” diffuso in tutto il mondo, ma c’è anche il Romano prodotto nell’Illinois con latte di mucca anziché di pecora, o la Fontina danese e svedese, molto diverse da quella della Val d’Aosta, l’Asiago e il Gorgonzola statunitensi.
Secondo la Coldiretti, occorre “combattere un inganno globale per i consumatori che causa danni economici e di immagine alla produzione italiana sul piano internazionale cercando un accordo sul commercio internazionale nel Wto per la tutela delle denominazioni dai falsi, ma è anche necessario fare chiarezza a livello nazionale ed europeo dove occorre estendere l’obbligo di indicare in etichetta l’origine a tutti i prodotti lattiero caseari”.
Con la mobilitazione Coldiretti è stata ottenuta la presentazione da parte del Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia del decreto sull’obbligo di indicare l’origine in etichetta per latte e derivati e sul divieto dell’uso delle polveri per la produzione di formaggi, che è ora al vaglio dell’Unione Europea. Per la Coldiretti, il decreto “è un importante risultato perché obbliga a indicare l’origine del latte impiegato nel latte a lunga conservazione e in tutti i prodotti lattiero caseari, ma vieta anche l’impiego di polveri di caseina e caseinati nella produzione di formaggi. Un intervento necessario per difendere le 40.000 stalle italiane messe a rischio dall’importazione ogni giorno attraverso le frontiere di 3,5 milioni di litri di latte sterile, semilavorati e polveri di caseina per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori”.
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