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4.698: ECCO IL NUMERO MAGICO (E DA RECORD) DELLE SPECIALITÀ ENOGASTRONOMICHE TRADIZIONALI D’ITALIA, OTTENUTE DA ALMENO 25 ANNI CON LA STESSA RICETTA. A DIRLO LA COLDIRETTI. IN TESTA TOSCANA, CAMPANIA E LAZIO. AL TOP PANI E PASTE, VERDURE E SALUMI

Non Solo Vino
Italia da record nei prodotti tipici

Quota 4.698: non sono i metri di altezza di una montagna importante, ma il numero delle specialità enogastronomiche regionali “ufficiali”, ovvero quelle ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni, disseminate in tutta Italia. A dirlo la Coldiretti sul censimento dei prodotti agroalimentari tradizionali delle regioni nel 2013, aggiornato con la pubblicazione della tredicesima revisione sulla Gazzetta Ufficiale. I prodotti censiti erano 4.671 nel 2012, e più o meno la metà nel 2000, quando è iniziato il lavoro di catalogazione a livello regionale, anche per la spinta del turismo enogastronomico in Italia.
“Quasi il 10% dei prodotti alimentari tradizionali censiti sul territorio nazionale si trova - sottolinea la Coldiretti - in Toscana dove se ne contano ben 463, ma sul podio sale anche la Campania con 387 specialità. e il Lazio con 384. A seguire si posizionano il Veneto con 371, il Piemonte con 341 prodotti seguito dall’Emilia Romagna con 307 specialità e dalla Liguria che può contare su 295 prodotti. A ruota tutte le altre Regioni: la Calabria con 269 prodotti tipici censiti, la Lombardia con 246, la Sicilia con 234, la Puglia con 232, la Sardegna con 181, il Molise con 159, il Friuli-Venezia Giulia con 153, le Marche con 150, l’Abruzzo con 147, la provincia autonoma di Trento con 109, quella di Bolzano con 92, la Basilicata con 77, l’Umbria con 69 e la Val d’Aosta con 32. A prevalere tra le specialità regionali, spesso salvate grazie all’impegno degli imprenditori agricoli nel recupero delle tradizioni, sono i 1.438 diversi tipi di pane, pasta e biscotti, seguiti da 1.304 verdure fresche e lavorate, 764 salami, prosciutti, carni fresche e insaccati di diverso genere, 472 formaggi, 174 piatti composto o prodotti della gastronomia, 159 bevande tra analcoliche, liquori e distillati, 155 prodotti di origine animale (miele, lattiero-caseari escluso il burro, ecc.) e 147 preparazioni di pesci, molluschi, crostacei.
Nell’elenco 2013, oltre ad una consistente revisione delle specialità piemontesi, troviamo numerose new entry. Tra queste, in Campania la salsiccia rossa di Castelpoto (nell’impasto di questo insaccato del Beneventano sono presenti, oltre alla carne di maiale “sopranno”, cioè oltre i dodici mesi di età, il peperone sia dolce, sia piccante che conferisce il caratteristico colore rosso), in Emilia-Romagna la bomba di Canossa, un energetico dolce fatto con savoiardi reggiani e farcito con zabaione, in Friuli-Venezia Giulia il miele di Amorfa, derivato da una pianta, l’Amorpha fruticosa, che si trova per lo più nei greti di fiumi e torrenti, in Lombardia la Grappa Riserva Personale, un distillato lungamente invecchiato ottenuto dalla distillazione di pregiate vinacce provenienti da uve di Nebbiolo e Dolcetto e il luccio in bianco (ma c’è anche la versione in salsa) alla rivaltese, la cui caratteristica è che al pesce del Mincio si aggiunge il grana padano Dop grattugiato al momento, in Piemonte il fidighin (o fideghina), una mortadella di fegato cruda, in Puglia il cece nero, in Sardegna il fagiolo tianese (Tiana, nel nuorese, paese di centenari, viene considerata la capitale sarda dei fagioli bianchi pregiati), in Toscana il pecorino delle cantine di Roccalbegna (Grosseto) e nel Veneto la patata di Bolca, un tubero vulcanico dei Monti della Lessinia ottimo per la preparazione degli gnocchi.
L’Italia - conclude la Coldiretti - ha anche il primato europeo nel numero di aziende biologiche e vanta inoltre la leadership nei prodotti riconosciuti a livello comunitario con ben 252 denominazioni di origine sono 331 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 59 a denominazione di origine controllata e garantita (Docg) e 118 a indicazione geografica tipica (Igt). Una ricchezza di prodotti che rende il Belpaese meta turistica anche, o soprattutto, per i suoi sapori: secondo una recente indagine Coldiretti, per più di un italiano su tre (35%), dipende proprio dal cibo il successo della vacanza che per essere perfetta non deve mai far mancare la degustazione delle specialità enogastronomiche locali.
“Il cibo - sottolinea la Coldiretti - è considerato l’ingrediente piu’ importante della vacanza che batte la visita a musei e mostre, (29%), lo shopping (16%), la ricerca di nuove amicizie (12%), lo sport (6%) e il gioco d’azzardo (2%)”.
Per questo l’Italia è leader mondiale nel turismo enogastronomico a livello mondiale con oltre 24 miliardi di euro spesi dai turisti nazionali ed esteri nel belpaese per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per acquistare prodotti tipici, secondo l’analisi della Coldiretti dalla quale si evidenzia che è destinata alla tavola ben un terzo (33%) della spesa di italiani e stranieri in vacanza in Italia.

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