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500 TONNELLATE DI PESCE AVARIATO SEQUESTRATI CON L’“OPERAZIONE GIANO”

Vino, latte, olio, mozzarelle, salumi, pomodori. E pesce. Dal settembre 2008 molte tonnellate di prodotti contraffatti, scaduti, mal conservati, falsi, pericolosi per la salute del consumatore sono state sequestrate da Nas, Nac (Nucleo Antifrodi dei Carabinieri), Cfs e Guardia Costiera. Ora, dal 10 al 23 dicembre, Ministero delle Politiche Agricole e Centro di Controllo Nazionale Pesca (Ccnp) del Comando Generale delle Capitanerie di Porto e Guardia Costiera hanno fatto scattare l’“Operazione Giano” su tutto il territorio nazionale. Questo per garantire la tracciabilità del pesce dal momento della cattura al consumo finale, obiettivo del Ministro Luca Zaia e del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali fin dall’inizio del mandato attuale. L’operazione ha portato al sequestro di 500 tonnellate di prodotti ittici avariati, scaduti da anni o importati in assenza dei requisiti necessari, a partire dalle più elementari norme igieniche.

“Chi specula sulla salute dei cittadini va punito in modo esemplare. I risultati di questo sequestro confermano che dobbiamo tenere ancora alta la guardia, continuando a lavorare per tutelare il diritto alla salute dei cittadini - consumatori e il lavoro delle imprese oneste, che sono la maggioranza. Garantire la tracciabilità del pesce dal momento della cattura al consumo finale è stato ed è, sin dal giorno del mio insediamento un punto qualificante e prioritario dell’azione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. La stagione della tolleranza zero continua”, ha commentato Zaia nella conferenza stampa nella quale, assieme al Comandante Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto Amm. Ispettore Capo (CP) Raimondo Pollastrini, ha presentato il bilancio dei controlli effettuati negli ultimi 19 mesi, controlli che - solo durante l’“Operazione Giano” - hanno sfiorato quota 13.000, con quasi 300 denunce e 1.500.000 euro di sanzioni comminate.

Ciò che emerge è che il livello di attenzione non solo non va abbassato, ma anzi deve salire, alla luce del fatto che, causa l’impoverimento della fauna del Mediterraneo, la quota di pesce d’importazione va aumentando (già ha raggiunto il 60% del pescato complessivo). Trattandosi dunque di prodotti che subiscono un trattamento per renderli atti alla conservazione ed al trasporto, tanto maggiore deve essere l’attenzione posta a verificarne i requisiti di immissione sul mercato in modo da garantire il diritto alla salute del consumatore.

Ecco perché gli sforzi di Ministero e delle forze dell’ordine non sono solo un’azione politica a sostegno di un comparto economicamente danneggiato, ma anche una difesa dei diritti fondamentali di un cittadino. Su tutto, la sua salute.

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