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818 Dop e Igp, patrimonio del made in Italy, mettono insieme tra food & wine un valore di 15 miliardi di euro alla produzione, e 8,4 all’export. A dirlo (dati 2016) il rapporto Qualivita-Ismea. Grana Padano campione del food, Prosecco del vino

Italia
Il Rapporto Qualivita 2017 in sintesi

Si rafforza il primato mondiale dell’Italia per numero di prodotti Dop e Igp con 818 Indicazioni Geografiche registrate a livello europeo. Una leadership che nel 2016 ha espresso valori record, 14,8 miliardi di valore alla produzione e 8,4 miliardi di valore all’export, per una crescita del 6% sull’anno precedente. Parma è sempre più leader nell’agroalimentare, e spinge L’Emilia Romagna in vetta alle Regioni top nel food (43 Dop e Igp e un valore alla produzione di 2,7 miliardi di euro), seguita da Lombardia (34 Dop e Igp per 1,5 miliardi di euro), mentre Verona traina il vitivinicolo con Treviso ed il “Sistema Prosecco”, con un Veneto che domina la classifica regionale del vino, con 53 Dop e Igp e un valore di 1,2 miliardi di euro. Subito dopo “tiene” la Toscana (58 Dop e Igp e un valore di 442 milioni), con Siena che si conferma terza provincia “vinicola” del Belpaese. La brillante foto del settore giunge dal Rapporto Ismea-Qualivita presentato a Roma ,che ancora una volta testimonia la vitalità economica di un settore “che non conosce la crisi”, come rilevato dal direttore generale Ismea, Raffaele Borriello.

“Una crescita che riguarda quasi tutti i territori d’Italia - rileva Mauro Rosati, dg Fondazione Qualivita - ma che appare particolarmente significativa nei distretti nei quali i Consorzi sono riusciti a rappresentare un ruolo guida in percorsi di sviluppo coerenti che hanno portato, per esempio, al ribaltamento del rapporto tra sistema Dop-Igp e industria alimentare che oggi mostra un interesse forte verso un settore sempre più strategico”. Per il Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, i dati del rapporto testimoniano “che abbiamo fatto un buon lavoro di squadra, è stato fatto un salto di qualità strutturale partendo dal presupposto non di legare le Dop e Igp a una strategia di conservazione, ma sviluppando un concetto evolutivo, considerando le nostre eccellenze la frontiera più avanzata nei confronti del mondo”.
Anche il trend degli ultimi 10 anni mostra una crescita continua del sistema delle denominazioni, che nel periodo ha segnato una crescita del 70% in valore e il +143% dell’export. Oggi le indicazioni geografiche rappresentano l’11% dell’industria alimentare e il 22% dell’export agroalimentare nazionale. Se le Dop e Igp del food & wine sbancano all’estero - sottolinea il rapporto Ismea- Qualivita - i consumi crescono anche sul mercato interno: nella grande distribuzione organizzata crescono del +5,6% le vendite food a peso fisso e del +1,8% quelle del vino.
Il settore food a denominazione, che nel 2016 contava 83.695 operatori (+5% sul 2015), vale 6,6 miliardi di euro alla produzione e 13,6 miliardi al consumo, grazie a 295 prodotti Dop e Igp, con una crescita del +3% sul 2015 e l’export che continua a crescere (+4,4%). Il comparto vino a denominazione - 523 Dop e Igp che mettono insieme oltre 3 miliardi di bottiglie - vale 8,2 miliardi di euro alla produzione con una crescita del +7,8% e sfiora i 5 miliardi di valore all’export (su un totale di 5,6 miliardi del settore). L’Italia, come detto, è la grande protagonista a livello mondiale delle produzioni certificate Dop, Igp ed Stg, con 818 prodotti dei comparti Food e Wine e 4 nuove registrazioni nel corso del 2017, ma le indicazioni geografiche crescono anche a livello globale, con 46 nuovi prodotti nel 2017 di cui 43 in Paesi Ue e 3 in Paesi Extra Ue. Inoltre, per la prima volta dal 2013, si riscontrano nuove registrazioni anche nel comparto vino, 7 vini Dop in Paesi europei.
Nel cibo, Parma si conferma la provincia che maggiormente contribuisce al valore della produzione con 1,45 miliardi di euro (+28%), seguita anche per il 2016 da Modena (583 milioni di euro, -6%). Da segnalare, invece la crescita di Mantova che con l’aumento del +81% in valore è la terza provincia italiana per impatto economico con 437 milioni di euro. Seguono nell’ordine le province di Reggio nell’Emilia, Brescia e Udine. Caserta è la prima provincia del Mezzogiorno con i suoi 186 milioni di euro. Per quanto riguarda le variazioni di impatto economico rispetto al 2015 sono da segnalare anche le performance positive delle province di Novara (+296%), Pavia (+119%), Bergamo (+112%), Bologna (+40%) e Salerno (+23%).
Nel comparto vino, Verona si afferma come prima provincia con 392 milioni di euro di ritorno economico (del vino sfuso) cui seguono Treviso con 324 milioni di euro e Siena con 250 milioni di euro: si confermano così le prime tre province per impatto territoriale del 2015. Ancora province venete nelle posizioni successive con Vicenza (194 milioni di euro) e Padova (166 milioni di euro), che salgono rispettivamente di quattro e dieci posizioni nella graduatoria nazionale. Una posizione più in alto, si conferma, nella “top five”, Cuneo con 189 milioni di euro. Sopra i cento milioni di euro anche le province di Udine e Belluno - che salgono di molte posizioni - e Trento, cui seguono Bolzano (95 milioni) e Asti con (85 milioni). Lecce è la prima provincia del sud Italia con 42 milioni di euro di impatto economico del vino sfuso, seguita da Chieti con 36 milioni di euro.

Cristina Latessa

Focus - I 10 prodotti Dop e Igp del food al top per valore della produzione (dato 2016)

1 - Grana Padano Dop 1.293 milioni di euro

2 -
Parmigiano Reggiano Dop 1.123 milioni di euro

3 -
Prosciutto di Parma Dop 816 milioni di euro

4 -
Aceto Balsamico di Modena Igp 381 milioni di euro

5 -
Mozzarella di Bufala Campana Dop 372 milioni di euro

6 -
Mortadella Bologna Igp 326 milioni di euro

7 -
Gorgonzola Dop 316 milioni di euro

8 -
Prosciutto di San Daniele Dop 293 milioni di euro

9 -
Pecorino Romano Dop 251 milioni di euro

10 -
Bresaola della Valtellina Igp 220 milioni di euro

Focus - I 10 vini a Denominazione e Indicazione Geografica top per valore della produzione (dato 2016)

1 -
Prosecco Doc 629 milioni di euro

2 -
Delle Venezie Igt 169 milioni di euro (dal 2017 entrato in produzione con la denominazione TreVenezie Igp)

3 -
Conegliano Valdobbiadene - Prosecco Docg 161 milioni di euro

4 -
Chianti Classico Docg 112 milioni di euro

5 -
Asti Docg 103 milioni di euro

6 -
Veneto Igt 101 milioni di euro

7 -
Chianti Docg 87 milioni di euro

8 -
Amarone della Valpolicella Docg 83 milioni di euro

9 -
Terre Siciliane Igt 82 milioni di euro

10 -
Alto Adige Doc 82 milioni di euro

Focus - Coldiretti: l’agropirateria legittimata con i trattati di libero scambio, e vale 60 miliardi di euro rubati al made in Italy
Il patrimonio culturale italiano sta in buona parte nella ricchezza dei prodotti enogastronomici: dal Rapporto Ismea-Qualivita 2017 sui prodotti Dop/Igp emerge che sono 818 le specialità tutelate, per un valore alla produzione di 14,8 miliardi di euro, con un aumento del 6% su base annua e del 70% in 10 anni. Questo patrimonio è però messo in pericolo, denuncia la Coldiretti, dagli accordi di libero scambio tra l’Unione Europea e Paesi come il Canada, il Giappone e i Paesi sudamericani del Mercosur, che risultano essere tra i principali contraffattori di prodotti simbolo del made in Italy, dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, l’Asiago, il Prosciutto di Parma e molti altri. Nonostante quindi i numeri positivi delle esportazioni di wine & food italiano di qualità, che comprende anche olio extravergine d’oliva e conserve di pomodoro, all’estero oltre 2 prodotti su 3 sono falsi, utilizzando impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano all’Italia, ma che in realtà non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale. Gli accordi commerciali tra Ue e Canada, il tanto discusso Ceta, avrebbe quindi, secondo la Coldiretti, legittimato la produzione di prodotti di agropirateria come il Parmesao Carioca o il Reggianito. Stessa situazione in Giappone e in molti Paesi del Sudamerica, dove non è raro trovare la Mortadela, il Provolone o il Sardo.

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